Il 21 ottobre, ospite a Porta a Porta, il segretario della Lega Matteo Salvini è tornato a difendere “quota 100”, la misura di pre-pensionamento varata nel 2019 che il governo Draghi non intende rinnovare con la scadenza di fine anno.
In particolare, Salvini ha affermato (min. 12:20) che «più di 200 mila giovani» hanno iniziato a lavorare grazie a “quota 100”, in quello che secondo lui è stato «un grande momento di ricambio generazionale».
Abbiamo verificato i dati finora a disposizione e, come già successo in passato sul tema, Salvini esagera. Il numero di occupati creati da “quota 100” tra i giovani è stato infatti sicuramente più basso di «200 mila».
Quanti hanno beneficiato di “quota 100”
“Quota 100” è stata adottata in via sperimentale tra il 2019 e il 2021, dando la possibilità di andare in pensione anticipata con almeno 62 anni di età e con un minimo di 38 anni di contributi.
Secondo i dati Inps più aggiornati, al 31 agosto le persone che sono andate in pensione prima grazie a “quota 100” sono state in totale poco più di 341 mila, su oltre 430 mila domande presentate.
Questo dato è al di sotto delle aspettative della Lega, che al governo con il Movimento 5 stelle aveva fatto di “quota 100” il suo cavallo di battaglia. A febbraio 2019 Salvini aveva infatti annunciato che questo provvedimento avrebbe mandato in pensione «un milione di persone», cifra quasi tre volte più alta dei numeri registrati fino ad oggi.
Il leader della Lega aveva anche promesso che “quota 100” avrebbe permesso l’entrata nel mondo del lavoro di «un milione di giovani». Anche in questo caso le assunzioni sono state parecchio più deludenti del previsto, come del resto era facile attendersi.
Quanti assunti ci sono stati con “quota 100”
Ad oggi non si sa con certezza quante delle persone andate in pensione con “quota 100” abbiano creato opportunità lavorative per altri lavoratori. Le stime a disposizione sono comunque piuttosto coerenti nel dire che il ricambio, soprattutto con i giovani, sia stato piuttosto basso.
Nel suo rapporto del 2020 la Corte dei Conti ha per esempio stimato che il tasso di sostituzione generato da “quota 100” – il ricambio tra nuovi pensionati e neo-assunti – sia intorno al 40 per cento. Detta altrimenti, c’è stato meno di un assunto ogni due pensionati con “quota 100”.
Queste stime sono in linea con quanto calcolato dalla Banca d’Italia a inizio 2020, quando si era calcolato che “quota 100” avrebbe avuto addirittura un impatto negativo sull’occupazione, producendo un calo degli occupati pari allo 0,4 per cento.
Ricapitolando: se applichiamo il tasso di sostituzione stimato dalla Corte dei Conti sul numero di domande di “quota 100” accolte a fine agosto 2021, scopriamo che i posti di lavoro liberati e riempiti siano stati in totale poco più di 136 mila. Anche assumendo che tutti questi nuovi occupati siano giovani – ipotesi piuttosto remota, come vedremo meglio tra poco – il dato sarebbe comunque inferiore ai «200 mila» rivendicati da Salvini.
Di recente, anche l’Inps ha sottolineato, nel rapporto annuale uscito a luglio 2021, che dal punto di vista occupazionale «non appaiono evidenze chiare di uno stimolo a maggiori assunzioni» da parte di “quota 100”.
Per esempio, secondo un’indagine condotta dall’Inps nel mercato del lavoro privato, tra aprile 2019 e dicembre 2020 la curva delle assunzioni si è appiattita, segno che “quota 100” ha avuto effetti «poco significativi» sul ricambio tra lavoratori in pensione e giovani neo-assunti (Grafico 1).
In particolare, Salvini ha affermato (min. 12:20) che «più di 200 mila giovani» hanno iniziato a lavorare grazie a “quota 100”, in quello che secondo lui è stato «un grande momento di ricambio generazionale».
Abbiamo verificato i dati finora a disposizione e, come già successo in passato sul tema, Salvini esagera. Il numero di occupati creati da “quota 100” tra i giovani è stato infatti sicuramente più basso di «200 mila».
Quanti hanno beneficiato di “quota 100”
“Quota 100” è stata adottata in via sperimentale tra il 2019 e il 2021, dando la possibilità di andare in pensione anticipata con almeno 62 anni di età e con un minimo di 38 anni di contributi.
Secondo i dati Inps più aggiornati, al 31 agosto le persone che sono andate in pensione prima grazie a “quota 100” sono state in totale poco più di 341 mila, su oltre 430 mila domande presentate.
Questo dato è al di sotto delle aspettative della Lega, che al governo con il Movimento 5 stelle aveva fatto di “quota 100” il suo cavallo di battaglia. A febbraio 2019 Salvini aveva infatti annunciato che questo provvedimento avrebbe mandato in pensione «un milione di persone», cifra quasi tre volte più alta dei numeri registrati fino ad oggi.
Il leader della Lega aveva anche promesso che “quota 100” avrebbe permesso l’entrata nel mondo del lavoro di «un milione di giovani». Anche in questo caso le assunzioni sono state parecchio più deludenti del previsto, come del resto era facile attendersi.
Quanti assunti ci sono stati con “quota 100”
Ad oggi non si sa con certezza quante delle persone andate in pensione con “quota 100” abbiano creato opportunità lavorative per altri lavoratori. Le stime a disposizione sono comunque piuttosto coerenti nel dire che il ricambio, soprattutto con i giovani, sia stato piuttosto basso.
Nel suo rapporto del 2020 la Corte dei Conti ha per esempio stimato che il tasso di sostituzione generato da “quota 100” – il ricambio tra nuovi pensionati e neo-assunti – sia intorno al 40 per cento. Detta altrimenti, c’è stato meno di un assunto ogni due pensionati con “quota 100”.
Queste stime sono in linea con quanto calcolato dalla Banca d’Italia a inizio 2020, quando si era calcolato che “quota 100” avrebbe avuto addirittura un impatto negativo sull’occupazione, producendo un calo degli occupati pari allo 0,4 per cento.
Ricapitolando: se applichiamo il tasso di sostituzione stimato dalla Corte dei Conti sul numero di domande di “quota 100” accolte a fine agosto 2021, scopriamo che i posti di lavoro liberati e riempiti siano stati in totale poco più di 136 mila. Anche assumendo che tutti questi nuovi occupati siano giovani – ipotesi piuttosto remota, come vedremo meglio tra poco – il dato sarebbe comunque inferiore ai «200 mila» rivendicati da Salvini.
Di recente, anche l’Inps ha sottolineato, nel rapporto annuale uscito a luglio 2021, che dal punto di vista occupazionale «non appaiono evidenze chiare di uno stimolo a maggiori assunzioni» da parte di “quota 100”.
Per esempio, secondo un’indagine condotta dall’Inps nel mercato del lavoro privato, tra aprile 2019 e dicembre 2020 la curva delle assunzioni si è appiattita, segno che “quota 100” ha avuto effetti «poco significativi» sul ricambio tra lavoratori in pensione e giovani neo-assunti (Grafico 1).