Beppe Grillo tuona contro gli sprechi nella pubblica amministrazione italiana, e fa un confronto con i cugini d’Oltralpe.



Partiamo dal dato più facile. E’ sostanzialmente vero che le popolazioni di Francia e Italia, al 10 gennaio 2012, si equivalevano, come dice bene Grillo (“a parità di 60 milioni”), anche se la Francia era un po’ più popolosa (65,3 milioni abitanti contro i 60,8 italiani). Questo leggero dislivello in favore dei francesi renderebbe, se non altro, ancora più accentuato la differenza nel costo pro capite dell’amministrazione pubblica. Ma sarà vero quanto dice il leader dei cinque stelle?



Si premette che riteniamo che Grillo non intende fare un confronto tout court della spesa pubblica in Italia e in Francia: per giunta, in questo caso avrebbe decisamente torto visto che la Francia ha speso oltre 1.100 miliardi di euro nel 2012, ben oltre gli 800 miliardi circa di spesa pubblica italiana.



E dunque, a cosa vuol riferirsi Grillo quando parla di costi dell’amministrazione? Iniziamo con la prima ipotesi, ossia le spese correnti dello Stato – quelle che in Francia vengono bollate “dépenses de fonctionnement”, ovvero le spese di funzionamento. Tale voce di spesa ammontava a 382,9 miliardi in Francia nel 2011 secondo l’Insee, l’Istat gallico. Seppure fosse questo il dato, e al fine di confrontarlo con le nostre “spese correnti” a cui si riferisce il leader pentastellato, dovremmo sottrarre dal totale la voce “prestazioni sociali” (pensioni e altri trasferimenti). Come si può vedere nella tabella qui sotto, tratta dal DEF 2013, tale differenza (669.613-311.413) ammontava a 365,4 miliardi di euro circa. Tale somma è calata in Italia nel 2012 (355,1 miliardi), aumentando invece in Francia del 2,5%. Certo, si può constatare che, visti i livelli di spesa pubblica complessiva molto diversi, l’Italia devolve alla spesa corrente ‘pura’ una quota del totale nettamente maggiore della Francia in spese correnti – ma non di più in termini assoluti, come dice Grillo.






La seconda ipotesi è che Grillo intendesse sottolineare il costo della macchina dello Stato. In realtà non è così semplice isolare questo elemento: per fare un corretto confronto, ci serviamo della Classification of the Functions of Government (Cofog), ideata dall’Ocse e pubblicata dalla divisione statistica delle Nazioni Unite. A primo avviso, per paragonare le due realtà, sembrerebbe che si debbano usare i “servizi pubblici generali” (per i quali l’Italia spende 9 miliardi in più della Francia) ma questi includono anche il costo di servizio del debito pubblico, l’aiuto allo sviluppo e altre voci che esulano dal costo dell’amministrazione pubblica stricto sensu.



La voce più appropriata tra quelle elencate nella Cofog pare essere quella dei “servizi generali”, una sottovoce della categoria “servizi pubblici generali” sopracitata. Secondo la definizione di servizi generali“Servizi non collegati a una funzione specifica, solitamente in mano agli uffici centrali ai vari livelli di governo. Include inoltre alcuni servizi collegati ad una particolare funzione abitualmente svolti dagli uffici centrali” – infatti, i costi generali della pubblica amministrazione sembrano rientrare in questa voce . In tale categoria, la spesa francese era pari a 39,0 miliardi di euro, “appena” 11,1 miliardi quelli spesi in Italia. Abbiamo provato anche a sommare tutti i costi non categorizzati nelle varie funzioni (salute, difesa…), presumendo che questi potessero essere ‘di funzionamento’, in quanto classificati non in collegamento ad un servizio specifico. Ebbene, anche in questo caso la Francia spende (molto) più dell’Italia: 67 miliardi al posto dei 16 spesi dall’Italia.



Insomma, per quanto non ci è chiaro a quale indicatore volesse far riferimento Beppe Grillo nel confrontare la pubblica amministrazione italiana con quella transalpina, non troviamo nessun dato a supporto della sua dichiarazione nella classificazione per funzioni di spesa utilizzata da Ocse, Ue e Onu. Il leader del M5S si salva dalla Panzana solo perché – come abbiamo visto – l’Italia devolve comunque una quota di spesa pubblica molto più significativa della Francia in spesa corrente, ma nulla lo salva dal “Pinocchio andante”, come giudizio a questa dichiarazione.









P.S.: per maggiori dettagli sulla spesa pubblica italiana consigliamo questa analisi del Senato sul bilancio dello Stato, per quella francese questa scheda informativa e questo Occasional Paper della Commissione Europea per una visione della qualità della spesa pubblica in tutta l’Ue.