Ospite a Che tempo che fa, Salvini conversa con Fazio sulla regolarizzazione della prostituzione e lo fa prendendo come esempio diversi Paesi europei che hanno affrontato il tema attraverso la legalizzazione. Vediamo se gli Stati elencati da Salvini, partendo dalla Svizzera, hanno effettivamente legalizzato la prostituzione, considerandola quindi come un qualsiasi lavoro.



Svizzera



Come spiega il Consiglio federale svizzero, ovvero l’organo esecutivo del governo, “in Svizzera non esiste una legge federale sulla prostituzione”. Sono infatti i cantoni e i comuni a regolamentare la prostituzione. Il Codice penale svizzero del 1937, entrato in vigore nel 1942, prevede però delle restrizioni: l’articolo 195 punisce la promozione della prostituzione, mentre l’articolo 199 disciplina l’esercizio illecito della prostituzione. L’articolo 182 punisce invece la tratta di essere umani, inclusa la tratta finalizzata a sfruttamento sessuale. La prostituzione, in quanto attività economica, è soggetta a tasse e contributi sociali.



Va inoltre notato che non è concesso vincolare contrattualmente le persone dedite alla prostituzione: chi pratica la professione non può quindi essere considerato un “impiegato”, ma un lavoratore indipendente, non lasciando spazio ai cosiddetti “protettori” o “magnaccia”. Le ripercussioni negative della prostituzione vengono combattute attraverso le disposizioni penali vigenti e delle leggi cantonali.



Austria



In Austria, è il Codice penale a regolare la prostituzione, decretando, anche in questo caso, l’illegalità dei “magnaccia” (artt. 215 StGB e segg.). Nel 1983, la Corte amministrativa federale ha definito la prostituzione un’impresa commerciale, soggetta poi a tasse attraverso la legge sulla tassazione del 1985. Grazie ad una legge del 1997 sull’assicurazione sociale per le imprese private, la prostituzione è ora idonea al sistema di assicurazione sociale. Ulteriori modifiche alle condizioni lavorative dei soggetti esercenti la prostituzione sono avvenute nel 2012, quando una decisione della Corte Suprema ha deliberato che un contratto di servizio per prostituzione non può essere considerato nullo, e ciò permetterebbe al fornitore del servizio di sporgere denuncia per un mancato pagamento, per esempio.



Germania



In Germania, la prima decriminalizzazione della prostituzione avvenne durante la Repubblica di Weimar, nel 1927, con una legge disegnata per combattere le malattie veneree. Più recentemente, nel 2002, l’Atto sulla Prostituzione, anche conosciuto come “l’Atto che regolarizza la situazione legale dei soggetti esercenti la prostituzione” ha regolamentato l’attività per renderla un lavoro “come tutti gli altri”, con diritti quali la protezione sociale. Si rileva che prima del 2002 la prostituzione di per sé non era un atto illegale in Germania, ma, essendo considerato “immorale”, aveva numerose restrizioni, e la relazione tra cliente e prestatore di servizi non aveva valore legale.



Paesi Bassi



Mentre la prostituzione nei Paesi Bassi non è mai stata considerata un reato, i bordelli erano illegali fino al 2000, quando il Codice penale è stato modificato per legalizzare e regolamentare le cosiddette “case di piacere” e con essi la professione stessa. Va però detto che lo Stato ha riconosciuto che la legge del 2000 non era soddisfacente a garantire i diritti della professione e la prevenzione dei molteplici abusi che la mettono a rischio. Nel 2009, per questo motivo, il parlamento olandese ha iniziato ad analizzare una proposta di legge che regolamenti la prostituzione nel dettaglio, prestando maggiore attenzione agli abusi nell’industria del sesso. Come informa la pagina web del Senato olandese, la legge è stata modificata e discussa ma non è stata ancora adottata.



Belgio



In Belgio la situazione non è proprio cristallina. Sebbene la prostituzione non sia illegale dal 1948 e che chi si prostituisce possa registrarsi come “lavoratore indipendente” (con il pagamento di tasse che ne deriva), la professione non è propriamente regolamentata. Sono state però avanzate diverse proposte per proteggere la professione, tra cui la proposta di legge del 6 ottobre 2014, il cui scopo è regolamentare la prostituzione per assicurarne i diritti che derivano da qualsiasi altra professione.



E l’Italia?



La norma di riferimento in materia di prostituzione in Italia è la Legge Merlin del 1958, pur non vietando la prostituzione, abolisce le case chiuse e lo sfruttamento. La prostituzione in Italia è quindi legale, ma soffre della mancanza di strumenti giuridici che proteggono i diritti delle persone che esercitano la prostituzione e che la rendano “un lavoro come tutti gli altri”. Esistono però delle iniziative, come quella della senatrice del Partito Democratico Maria Spilabotte, a favore della regolamentazione della prostituzione. La Corte di Cassazione si è inoltre pronunciata sulla tassazione dell’attività, affermando che, essendo la prostituzione una prestazione di servizi retribuita, questa può essere assoggettata ad imposizione dell’Iva. Più recentemente, una sentenza del Tribunale di Roma ha ricordato che la prostituzione è “attività lecita” riportando l’attenzione sulla necessità di una effettiva regolamentazione.



Il Verdetto



Per quanto riguarda la legalità della prostituzione, il caso italiano non è molto diverso da quelli europei, anche se esistono lacune giuridiche che non disciplinano a pieno l’attività. Tornando alla dichiarazione del Segretario leghista, Salvini ha ragione e si merita un “Vero”.