Grillo si riferisce all’intricatissima crisi che attanaglia l’Ilva, il più grande impianto siderurgico del nostro Paese, sin dal 26 luglio scorso. In quella data la procura di Taranto, riscontrati i gravissimi danni ambientali determinati dalle attività del colosso della famiglia Riva, ha autorizzato il sequestro di alcune aree dell’impianto e ne ha interrotto temporaneamente la produzione, in attesa di una bonifica degli stabilimenti più dannosi per l’ambiente.


Da quel momento in poi, avviati i procedimenti giudiziari nei confronti dei massimi esponenti dell’Ilva, lo stabilimento è stato scosso da scioperi, interruzioni a singhiozzo delle proprie attività, secrezioni di liquami e gas tossici, e da una serie sfortunata di incidenti, di cui uno mortale, che hanno piagato le aree ancora non sottoposte a fermo (maggiori informazioni qui, qui e qui). Intanto, mentre la città di Taranto attendeva attonita il proprio futuro e l’intero Paese assisteva sgomento al fallimento di uno dei gioielli della sua politica industriale, il governo e il Parlamento avviavano le attività legislative volte alla bonifica del sito ed al suo rilancio.


Come spiegato chiaramente da un articolo del Sole 24 Ore datato al 31 ottobre, il processo di risanamento dell’Ilva è stato deciso ed avviato su due direttrici parallele. Da un lato, l’Ilva stanzierà le proprie risorse seguendo le direttive dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata il 26 ottobre scorso dal ministro dell’Ambiente Clini. Dall’altro, il governo ha approvato il “Decreto Taranto” del 7 agosto 2012, stanziando quanto già approvato nel Protocollo d’Intesa tra il governo, la Regione Puglia, la Provincia ed il Comune di Taranto ed il Commissario Straordinario del porto. Questo prevedeva un totale di 336 milioni di euro per la bonifica della città, di cui 119 milioni per il risanamento dell’impianto dell’Ilva, 187 milioni per la bonifica ambientale dell’area portuale, e 30 milioni per il rilancio e la riqualificazione industriale dell’Ilva risanata. Il decreto è stato convertito in legge il 3 ottobre, nonostante l’opposizione della Lega Nord.


Insomma, Grillo non sbaglia di una virgola. L’unico motivo per cui a malincuore non possiamo assegnargli un “vero” è che, in realtà, dei 336 milioni stanziati dal decreto, solo 329 sono soldi pubblici, con un’aggiunta di 7 milioni di finanziamenti privati. Per quanto le risorse che stanzierà l’Ilva, una volta risolti i problemi inerenti all’attuazione di quanto previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale del ministro Clini, non siano ancora conosciute, il pubblico, e quindi il contribuente italiano, stanzierà quasi quanto citato dal megafono del Movimento 5 Stelle. “C’eri quasi”!