“L’economia è rimasta miseramente al palo” denuncia Cota, ma i suoi numeri sono giusti?
Il debito pubblico è indubbiamente “cresciuto”. Secondo l’ultimo Supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” (pubblicato il 14 gennaio), il debito era aumentato: dai 1.912 miliardi di euro del novembre 2011 ai 2.020 miliardi di euro del novembre 2012.
La disoccupazione è a sua volta aumentata. Secondo l’Istat, a fine novembre 2012 era incrementata di 1,8 punti percentuali anno su anno, attestandosi all’11,1%: un aumento pari a 507 mila unità (ndr il primo febbraio l’Istat ha pubblicato dati più aggiornati che si riferiscono al mese di dicembre. Tali dati, tuttavia, non erano a disposizione di Cota, perchè la sua dichiarazione è precedente – il 27 gennaio. In ogni caso l’aggiornamento non cambierebbe il giudizio).
Per quanto riguarda la chiusura delle aziende, è difficile quantificare l’espressione del presidente della Regione Piemonte – “un ritmo sempre più incalzante” – ma presumiamo che intenda che si sia in presenza di un trend in aumento. Questo non sembra essere il caso relativamente all’ultimo trimestre disponibile sul sito Infocamere (la società di informatica delle Camere di Commercio italiane), che riporta 96.629 imprese “cessate” nell’ultimo trimestre 2012 in confronto alle 106.804 nel quarto trimestre 2011. Su base annua, però, il trend si vede ed è pari a circa a +2,7%: in tutto il 2012 hanno infatti arrestato la loro attività 403.923 imprese, in confronto alle 393.463 del 2011. Per completezza di informazioni, occorre notare che il trend è in crescita in confronto anche al 2010 (389.076 imprese cessate) ma il valore è comunque minore degli anni 2007, 2008 e 2009. Per fare più chiarezza abbiamo elaborato i dati in un istogramma (vedi sotto). Tale andamento si può trovare anche in un rapporto di Movimprese (tabella 1) i cui numeri non combaciano perfettamente con i nostri poiché al netto delle cancellazioni “d’ufficio” delle imprese non più operative fatte direttamente dal Registro delle Imprese. I confronti sono però invariati: secondo il rapporto il 2012 è stato peggiore del 2011 e del 2010 ma migliore di ciascun anno tra il 2007 e il 2009.
Per quanto riguarda la pressione fiscale, la serie storica disponibile più “antica” è quella dell’Ocse. Da questa si può estrapolare il grafico, riportato qui di seguito, che esprime la pressione fiscale come percentuale del Pil. Notiamo che da livelli (che fanno quasi sorridere) di circa il 25% del Pil nel 1965, la pressione fiscale è aumentata fino a superare il 40% negli anni ’90 e raggiungere (secondo la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del MEF) il 44,7% nel 2012, il livello più alto nel periodo considerato. Non siamo riusciti ad andare ancora più “indietro nel tempo” per verificare se prima ancora si fossero registrati livelli più alti ma riteniamo di poter dare comunque un “Vero” a Cota, il quale segnala quattro indicatori economici in netto peggioramento, riportandoli fondamentalmente in maniera corretta.