In un’accorata risposta a questo Buongiorno di Massimo Gramellini, che racconta la storia dei tanti italiani emigrati, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta rivolge le sue scuse a tutti gli italiani partiti o in partenza “a nome di una politica che per anni ha fatto finta di non capire e che, con parole, azioni e omissioni, ha consentito questa dissipazione di passione, sacrifici, competenze”.


Nel farlo, ricorda gli impegni presi con l’Unione Europea, recentemente confermati e ribaditi in questo documento del Consiglio Europeo sul “Programma nazionale di riforma 2013 dell’Italia” che formula un parere sul programma di stabilità 2012-2017. Nella fattispiecie, si fa riferimento soprattutto al rapporto deficit/Pil, che si prevede diminuire progressivamente dopo il successo del 2012, in cui l’Italia ha riportato i valori nuovamente nei limiti stabiliti dal Patto di Crescita e Stabilità, ovvero entro il valore soglia del 3% (ricordiamo che con il termine “deficit” ci si riferisce alla differenza negativa tra le entrare e le uscite dello Stato). 


E’ vero, inoltre, che il Consiglio Europeo invita l’Italia a prestare attenzione a “realizzare gli avanzi primari strutturali programmati per instradare l’elevatissimo rapporto debito/Pil (secondo le previsioni al 132,2% del Pil nel 2014) su una traiettoria stabilmente in discesa”. Puntualizziamo che per “avanzi primari” intendiamo, questa volta, la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato che, al netto della spesa per gli interessi e degli effetti del ciclo economico, risulta essere positiva (per chi fosse interessato ad approfondire la questione, riportiamo qui un articolo decisamente utile).


Infine, dice bene Letta quando ricorda l’elevata quota di interessi che ogni anno viene pagata sul nostro debito pubblico. Secondo le ultime stime presentate dal recente Documento di Economia e Finanza 2013 – sezione Analisi e Tendenze della Finanza Pubblica – gli interessi nel 2013 saranno pari a 83.892 milioni di euro, e nel 2014 ammonteranno a 90.377 milioni (pagg. 18 e 19). Cifre esattamente pari agli 80-90 miliardi riportati nella dichiarazione. Non solo parole per Enrico Letta, ma anche numeri corretti: “Vero”.