L’avanti e indietro di queste settimane tra la Grecia e i suoi creditori è servito definitivamente a tornare a parlare di pensioni, uno dei punti principali delle trattative. Pagella Politica non si è fatta trovare impreparata e ha approfondito la questione delle pensioni greche nel blog e in occasione di un fact-checking di una dichiarazione di Alessandro Di Battista.



Le parole di Salvini ci offrono l’occasione di concentrarci sul caso Italia – sarà vero che siamo il Paese europeo in cui si va in pensione più tardi?



L’età di pensionamento legale



Qual è l’età minima alla quale possono andare in pensione i lavoratori dell’Unione Europea? Per saperlo ci vengono in aiuto gli autori del rapporto Ageing 2015 della Commissione, che contiene delle schede informative sui sistemi pensionistici di tutti i Paesi europei. Lo studio contiene le età minime pensionabili per l’anno 2013, ma dietro nostra richiesta siamo riusciti a ottenere le stime per l’anno in corso in base alla legislazione più recente (le abbiamo riassunte in ordine tutte qui). Ricordiamo ai lettori che i dati che vedrete nel seguente grafico non vogliono assolutamente dire che tutti i lavoratori dipendenti andranno in pensione alle età contrassegnate – si tratta spesso di eccezioni e di situazioni di straordinarietà contributiva, oltre che della possibilità di prendere o meno una pensione piena, che variano enormemente da Paese a Paese.



graphCome possiamo vedere, le donne italiane hanno un requisito minimo anagrafico di 63,4 anni per andare in pensione. Non si trovano al primo posto in Europa (quello spetta alle olandesi), ma sicuramente nella parte alta della classifica. E gli uomini?



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Anche i lavoratori italiani sono nella parte alta della classifica, ma qualche gradino più giù – la possibilità di anticipare l’età della pensione a 63,4 anni li posiziona in settima posizione dopo polacchi, olandesi, irlandesi, britannici, ciprioti, bulgari. Insomma, per quel che riguarda i requisiti minimi Salvini sembra cavarsela fino ad ora con un “Nì” (L’Italia ha cominciato ad innalzare sensibilmente l’età pensionabile dall’approvazione dell’art.24 del decreto legge 6 dicembre 2011, il cosiddetto “Salva Italia” approvato dal governo Monti).



L’età di pensionamento effettiva



Per un confronto internazionale ci interessa però verificare anche l’età in cui i lavoratori si ritirano effettivamente dal lavoro. Come spiega l’Ocse, spesso e per varie ragioni (incentivi fiscali, il proprio stato di salute o la situazione del mercato del lavoro) il lavoratore medio va in pensione prima dell’età minima legale.



Secondo la stessa Ocse, la media reale di pensionamento nel periodo 2007-2012 era di 60,5 anni per le donne, e di 61,1 anni per gli uomini. Questo piazzerebbe l’Italia ben lontana dal primo posto tra i Paesi europei, e sicuramente al di sotto della media calcolata dall’organizzazione internazionale. Purtroppo, malgrado la nostra richiesta, l’Ocse non ha potuto produrre dati più recenti del 2012 (saranno pubblicati a dicembre di quest’anno). L’organizzazione non fornisce inoltre dati annuali, bensì in medie quinquennali – questa metodo sarebbe considerato più efficace e sicuro.



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Il verdetto



Non è il caso di dire, come fa Salvini, che la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti abbia elevato l’età pensionabile italiana al livello più alto d’Europa. Secondo la Commissione Europea infatti, l’età minima pensionabile per legge è in Italia nella prima metà della classifica, ma né le lavoratrici né i lavoratori italiani sono primatisti in questo senso. Dobbiamo inoltre osservare anche la realtà (spesso più complessa) delle disposizioni di legge, che si riflette nell’età effettiva di pensionamento. Al momento i dati più recenti disponibili si riferiscono al lustro 2007-2012, e quindi non coprono per intero l’operatività della riforma Fornero. Ciononostante è opportuno usare questi dati per notare che almeno per ora non solo l’Italia non si troverebbe tra i Paesi in cui si va in pensione più tardi, ma sarebbe addirittura tra quelli in cui si va in pensione per primi. Insomma, ci sembra che il leader della Lega Nord si meriti complessivamente un “Nì”: perché non ha pienamente ragione su carta e ha decisamente torto in pratica.



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