Come Brunetta e Berlusconi prima di lui, anche Salvini fa riferimento alla povertà per evidenziare il fallimento della politica economica del governo. Al contrario dei primi due, però, il leader della Lega Nord fa un’approssimazione esagerata. Vediamo cos’ha sbagliato.



Povertà assoluta e relativa



Cerchiamo innanzitutto di capire di cosa parliamo quando trattiamo di numero di persone o famiglie in povertà. Queste statistiche sono fornite annualmente dall’Istat, che proprio nel luglio scorso ha pubblicato i dati più aggiornati (con riferimento al 2014). L’ente statistico ha aggiornato la metodologia della propria indagine, passando da un calcolo basato – fino all’anno scorso – sull’indagine sui consumi a quello che tiene conto della spesa annuale delle famiglie (a ciò si aggiunge la differenziazione che l’Istat fa tra povertà assoluta e relativa. Per capirne di più vi consigliamo di leggere il nostro blog).



Cosa dice il rapporto Istat?



L’ultimo aggiornamento dell’Istat indica cifre molto distanti da quelle menzionate da Salvini. Nel 2014 erano infatti 1,47 milioni le famiglie in povertà assoluta, e 2,65 milioni le famiglie in povertà relativa. Entrambi gli indicatori si sono stabilizzati nel corso dell’ultimo anno osservato, dopo due anni di aumento costante. Che Salvini abbia fatto confusione tra famiglie e individui? Per verificarlo siamo andati a controllare anche quest’ultimo numero. Sono 4,1 milioni le persone in povertà assoluta, e 7,82 milioni gli individui in povertà relativa, una cifra certamente molto diversa da quella segnalata dal leader della Lega Nord.



I dati Inps



Oltre all’aggiornamento dell’Istat abbiamo trovato i dati diffusi dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso di un’audizione alla Camera lo scorso maggio. Secondo l’ente pensionistico la percentuale di famiglie che si troverebbero al di sotto della soglia di povertà è salita dal 18 al 25% del totale – un numero equivalente a 6,25 milioni di nuclei familiari, su un totale di 24,98 milioni di nuclei familiari presenti nel nostro Paese*. Il numero di persone che vivono in condizioni di povertà è aumentato da 11 a 15 milioni. Come si spiega questa differenza di dati? Dall’uso di un indice diverso cui fa riferimento Boeri, ovvero quello della “deprivazione”, che esprime il numero di persone che vivono in nuclei familiari con almeno 4 di 9 problemi considerati dall’Istat come espressione di disagio economico (e che, appunto, secondo Istat, toccava nel 2013 14,6 milioni di individui).



Il verdetto



Nelle ultime pubblicazioni sul tema non riusciamo a trovare riscontro della cifra citata da Salvini – il numero di famiglie in condizioni di povertà si troverebbe all’interno di una forchetta che va dai 1,47 milioni dell’Istat ai 6,25 milioni dell’Inps. Fatto sta che, se volessimo considerare unicamente il numero di famiglie in povertà relativa fornito dall’Istat, il leader della Lega Nord si troverebbe veramente distante dai dati reali. Bisogna tuttavia considerare altre forme di disagio economico, come l’indice di deprivazione menzionato da Boeri, che tocca un numero ben più ampio di famiglie e che, per quanto distante dalla cifra citata da Salvini, non è proprio di tutt’altro ordine di grandezza. Ragion per cui riteniamo che si meriti un “Ni”.





*Per accedere al dato, cliccare su “Strutture Familiari” nella colonna a sinistra, per poi selezionare “Famiglie per numero di componenti – serie storica” e poi “valori in migliaia” dal menu a tendina.