Cota, nel commentare la relazione d’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti che illustra lo stato di salute dei conti della Regione Piemonte, si riferisce ai crediti non ancora riscossi dalla Regione verso lo Stato. L’audizione alla Camera (ottobre 2012) del presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per il Piemonte, Enrica Laterza, è abbastanza precisa a riguardo:
“alla chiusura dell’esercizio 2011 i residui attivi della Regione, i crediti cioè non ancora riscossi, sono stati accertati in misura pari a circa 4 miliardi di euro al netto delle partite di giro. Di questi, quelli riferiti al settore sanità, che consistono principalmente in crediti nei confronti dello Stato, sono complessivamente pari a un miliardo 344 milioni di euro”.
Che sia questo “il miliardo” di cui parla Cota, riferito all’amministrazione centrale?
E’ chiaro che, se guardiamo alla cosiddetta “manovra di assestamento 2012” – l’operazione che la Regione attua ogni anno per far “quadrare” il bilancio previsionale con quello redatto a consuntivo – e se consideriamo che da una previsione di avanzo di circa 0.4 miliardo di euro si è passati a un disavanzo di 0.5 miliardi di euro, i conti si fanno velocemente: si fossero riscossi i circa 1.3 miliardi di euro di crediti, il budget non sarebbe stato “bucato”.
Cota, però, mostra una serie di “vizi” rilevanti nel ragionamento. Innanzitutto sembra volersi riferire ai soli debiti in materia di sanità citati dalla Corte dei Conti: per l’intero comparto statale, non è chiaro quali siano le cifre, e il rendiconto del 2011 della Regione non aiuta. In via teorica, il discorso potrebbe essere molto più ampio, anche se la sanità rappresenta una voce consistente del bilancio regionale.
Inoltre, il governatore sembra dimenticare che, sempre nella stessa audizione, si sottolinea l’enorme ammontare dei residui passivi, ovvero di debiti non saldati: “sul fronte delle uscite, l’ammontare complessivo dei residui passivi della Regione al termine dell’esercizio 2011, sempre al netto delle partite di giro, è pari a 4 miliardi 784 milioni di euro, ripartiti tra spesa corrente e spesa in conto capitale. Di questi, i residui passivi riferiti al settore della sanità, consistenti principalmente nei debiti della Regione nei confronti delle aziende sanitarie, ammontano a circa un miliardo 500 milioni di euro“. Insomma, nel solo settore sanitario, se tutti pagassero, crediti e debiti si compenserebbero, e il “buco” resterebbe…
Resta il dubbio, poi, sull’effettiva esigibilità di questi crediti e la loro presunta “sufficienza” a garantire liquidità alla Regione: la PA ha enormi problemi di pagamento, siamo sicuri che le tempistiche dei flussi di pagamento sarebbero adeguate per “sistemare la cassa”?
Infine, cosa non da poco, i dati a cui possiamo fare riferimento oggi sono ancora quelli del 2011, in quanto i rendiconti per il 2012 non sono ancora disponibili pubblicamente.
Cota si dimostra più volte impreciso, e data l’opacità e la parzialità delle considerazioni presentate non possiamo andare oltre un “Ni”.
P.S.: per ulteriori informazioni sullo stato di salute delle finanze piemontesi, consigliamo questo articolo de Linkiesta.