L’11 novembre il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) ha scritto su Facebook che «150 mila» contagi da coronavirus «partono dalle scuole», chiedendosi se fossero «figli dell’incoscienza» del governo.

Al di là delle critiche legittime all’esecutivo, questo numero è corretto? Abbiamo verificato e ad oggi è impossibile dire quanti siano i casi di Covid-19 legati al mondo della scuola in Italia.

Il dato a cui fa riferimento Rampelli ha però un legame con una stima circolata di recente, che ha diversi limiti, per stessa ammissione del sindacato che l’ha elaborata.

Qual è la fonte del dato

Nel suo post su Facebook Rampelli non dice da dove ha preso la stima dei «150 mila» contagi, ma questo numero è molto probabilmente frutto di un refuso. Lo stesso deputato di Fratelli d’Italia, in una nota pubblicata il 10 novembre, aveva infatti parlato di «105 mila» contagi che «partono dalle scuole», usando nel testo le stesse parole poi riprese il giorno dopo su Facebook.

Il dato a cui voleva fare riferimento Rampelli è dunque di circa 50 mila unità inferiore rispetto a quello denunciato sui social. Ma qual è la fonte dei «105 mila» contagi? Il numero non viene da nessuna autorità istituzionale o scientifica, ma è una stima fatta di recente da un sindacato.

La cifra è infatti il frutto di un’elaborazione condotta dall’Unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori (Unsic), che raccoglie diverse imprese nei settori dell’agricoltura e della pesca, dell’industria e dell’artigianato, del commercio e dei servizi.

A prima vista questa realtà sembra avere poco a che fare con il mondo della scuola, ma come ha spiegato l’Ufficio comunicazione di Unsic a Pagella Politica i punti di contatto tra il sindacato e l’istruzione riguardano i temi dell’alternanza scuola-lavoro e quello della formazione.

Vediamo come si è arrivati alla stima degli oltre 100 mila contagi “scolastici” e quali sono i suoi limiti.

Come è stata ottenuta la stima dei «105 mila» contagi

Innanzitutto, lo stesso Ufficio comunicazione ha sottolineato a Pagella Politica l’assenza di dati attendibili sui contagi nelle scuole italiane, su cui anche noi abbiamo già scritto diverse volte in passato.

Ad oggi non esiste un documento pubblicamente consultabile con i calcoli che stanno dietro all’elaborazione Unsic: la stima è comunque frutto del lavoro dell’Ufficio di comunicazione del sindacato, e non di un team di ricercatori.

Al di là di questo, il sindacato ha utilizzato varie fonti per stimare quanti contagi sono legati al mondo della scuola. Qui stiamo parlando non solo di quelli che avvengono negli istituti scolastici (comunque «pochi», secondo Unsic) ma anche di quelli, per esempio, che dipendono dal trasporto pubblico.

Tra le fonti utilizzate da Unsic, ci sono i dati pubblici del Ministero dell’Istruzione (non più aggiornati dal 10 ottobre in poi), quelli di alcune Asl locali – per esempio del Lazio – e i dati raccolti a livello provinciale da varie sedi del sindacato sparse per l’Italia.

Come abbiamo anticipato, non è possibile conoscere i dettagli dietro questa elaborazione, secondo cui dal 14 settembre – giorno di riapertura delle scuole – ai primi di novembre sono 105 mila i contagi da coronavirus tra chi ha frequentato le aule scolastiche. Un 80 per cento di questi casi riguarderebbe nello specifico i soli studenti.

Quanto è affidabile questa stima? A livello scientifico molto poco, come hanno anche ammesso a Pagella Politica gli autori stessi di Unsic. L’ordine di grandezza individuato è però possibile che non sia campato in aria, anzi.

Che cosa (non) dice l’Iss

Come abbiamo anticipato, non esistono dati istituzionali e complessivi sull’epidemia e il mondo scolastico. Un utile elemento di paragone però è fornito dai contagi divisi per fasce di età.

Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), al 15 settembre i contagi totali nella fascia tra 0 e 20 anni erano stati quasi 13.800; al 7 novembre – ultimo dato disponibile – erano cresciuti fino a oltre 102.500. Dalla riapertura della scuole, i casi nella fascia di età under 20 – quella per lo più riconducibile agli studenti – sono dunque cresciuti di quasi 90 mila unità.

Questa cifra è abbastanza in linea con quella data da Unsic, ma ci sono almeno un paio di osservazioni da fare.

La prima è che nei dati Iss – che non parla mai di contagi “scolastici” nel bollettino – è conteggiata anche una fascia di età, gli under 6, che non va a scuola. Statistiche disaggregate non ce ne sono: ci sono solo le due fase 0-9 anni e 10-20 anni. Dunque i quasi 90 mila contagi calano se si toglie chi è troppo piccolo per andare alle elementari. Ma secondo quanto sottolineato da Unsic a Pagella Politica, vanno aggiunti anche i contagi nel corpo docente, portando dunque il numero a oltre 100 mila.

La seconda osservazione da fare è invece più generale: come abbiamo spiegato in passato, non è possibile stabilire con precisione un rapporto causale tra l’apertura delle scuole e l’aumento dei contagi solo attraverso una correlazione di questi due fenomeni. Come neppure è possibile dire quanti dei contagi “scolastici” sono avvenuti a scuola, nelle occasioni di assembramento fuori dagli istituti o sui mezzi di trasporto.

Le cose si sono fatte ancora più complicate nelle ultime settimane, dal momento che il sistema di tracciamento dei nuovi casi da parte delle autorità sanitarie locali è di fatto saltato, impedendo un monitoraggio il quanto più possibile accurato sull’origine dei contagi.

Il verdetto

Secondo il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi), «sono 150 mila i contagi che partono dalle scuole». Abbiamo verificato e questo dato ha una serie di problemi.

Innanzitutto, il deputato di Fratelli d’Italia molto probabilmente voleva parlare di «105 mila» contagi, e il numero riportato sui suoi social è frutto di un refuso.

In secondo luogo, la stima dei «105 mila» casi di coronavirus legato al mondo della scuola è stata realizzata da un sindacato: pur con tutte le difficoltà nel reperire statistiche affidabili, non si tratta dunque di un dato con una valenza scientifica.

Ad oggi è impossibile dire con precisione quanti sono i casi legati alla scuola, sia tra studenti che nel corpo docente, e neppure si sa quanto la riapertura dell’anno scolastico in presenza abbia inciso sull’aumento dei contagi.

I dati dell’Iss dicono che tra il 15 settembre e inizio novembre i contagi nella classe di età tra 0 e 20 anni sono aumentati di quasi 90 mila unità, un balzo notevole rispetto ai quasi 14 mila registrati fino alla fine dell’estate.

In conclusione, Rampelli si merita un “Nì”.