Luigi Marattin, deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha scritto via Twitter che, nei primi due mesi in cui l’attuale governo è stato in carica, gli investitori stranieri avrebbero ridotto di 72 miliardi i loro investimenti in obbligazioni italiani, e di questi 56 miliardi sarebbero minori investimenti in titoli di Stato.



Vediamo cosa dicono i dati.



L’articolo del Financial Times




Le cifre citate dall’onorevole Marattin provengono con ogni probabilità da un articolo del Financial Times, pubblicato il 22 agosto (il giorno precedente quello del tweet). I numeri del FT sono stati poi ripresi anche da diverse testate italiane (ad esempio Repubblica.it e Corriere.it).



Basandosi su dati forniti dalla Banca Centrale Europea (BCE), il quotidiano londinese scriveva che nei mesi di maggio e giugno gli operatori stranieri hanno ridotto i loro investimenti in titoli italiani rispettivamente di 34 e 38 miliardi di euro. Il FT non fa specifico riferimento alla quantità di titoli di Stato venduti, ma solo all’ammontare delle minori obbligazioni italiane acquistate in quei due mesi, che, scriveva il quotidiano economico, erano pari ai 72 miliardi menzionati dal deputato democratico.



I “primi due mesi”




Marattin sbaglia a parlare dei “primi due mesi del governo del cambiamento”, in quanto l’esecutivo guidato da Conte è nato ufficialmente il primo giugno. Maggio è stato quasi interamente occupato dalle trattative tra Lega e M5S sul contratto di governo e sulla squadra dei ministri (con le polemiche sul caso Savona).



Al di là di questo, vediamo i dati su maggio e giugno più nel dettaglio.



I dati della Banca d’Italia



Secondo i resoconti mensili di Banca d’Italia sulla bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero italiane, a maggio gli investitori stranieri avrebbero ridotto di 33,4 miliardi il totale delle obbligazioni (“strumenti di debito”) da loro detenute. Le obbligazioni sono emesse dalle amministrazioni pubbliche, dalla banca centrale e dalle banche italiane; il loro acquisto prevede che non si acquisiscano diritti di controllo sull’entità a cui si sta concedendo del denaro.



Parte di questo calo nelle obbligazioni detenute da stranieri, pari a circa 23,5 miliardi, sono titoli di Stato e, quindi, obbligazioni emesse dalle amministrazioni pubbliche. In numeri assoluti, tra aprile e maggio, i titoli di debito pubblico posseduti da stranieri sono passati da 722,143 miliardi a 698,615 miliardi. Il calo nello stock è quindi del 3,2 per cento circa.



A giugno, la riduzione da parte degli investitori stranieri è poi stata di 38,3 miliardi, di cui 33 di debito pubblico.



Al netto dell’errore sui “primi due mesi”, i dati dell’istituto di via Nazionale per maggio e giugno confermano quelli citati dall’esponente del PD.






Grafico 1: Passività del conto finanziario della bilancia dei pagamenti italiana – Fonte: Banca d’Italia, Bilancia dei pagamenti e posizione patrimoniale sull’estero (giugno 2018)




Un’inversione di tendenza



Anche se gli investitori stranieri modificano spesso la quota di titoli italiani posseduti in portafoglio, le vendite di maggio e giugno sono comunque una significativa inversione di tendenza rispetto al periodo precedente.



A conferma di ciò, la Banca d’Italia sottolinea come nel primo quadrimestre gli stranieri avevano aumentato i loro acquisti di titoli italiani per 38,1 miliardi di euro, iniziando invece a piazzare più ordini di vendita rispetto a quelli di acquisto solamente dal mese di maggio.



Inoltre, come risulta dal grafico di Bloomberg basato sui dati della BCE, le cessioni di maggio e giugno costituiscono un evento eccezionale anche in termini assoluti. Infatti, una tale disparità delle vendite rispetto agli acquisti non era stata raggiunta neanche nel momento di maggiore turbolenza finanziaria del periodo 2011-2012.



C’è da dire però che nei mesi di maggio e giugno – come riportato dal Financial Times – le banche italiane hanno limitato gli effetti negativi di questa fuga di capitali aumentando i loro investimenti in titoli di Stato di più di 40 miliardi di euro, contenendo così in parte l’aumento dei tassi di interesse.



Il verdetto



Il deputato del Partito Democratico Luigi Marattin ha affermato che nei primi due mesi del governo Conte vi è stata un’ingente cessioni di titoli italiani da parte degli investitori stranieri. La differenza tra vendite e acquisti sarebbe negativa per 72 miliardi di euro, di cui 56 di titoli di Stato.



In base ai dati delle istituzioni finanziarie italiane, le cifre riportate sono corrette: la riduzione dello stock dei titoli italiani posseduti da investitori stranieri ammonta rispettivamente a 33,4 miliardi di euro a maggio e 38,3 miliardi a giugno, per un totale di 71,7 miliardi. Inoltre Banca d’Italia certifica un aumento delle vendite di titoli di Stato per complessivi 56,5 miliardi di euro, di cui 23,5 ceduti a maggio e 33 a giugno.



C’è però un importante appunto da fare, sulla dichiarazione di Marattin: i dati si riferiscono a maggio e giugno. Nel mese di maggio si sono tenute le consultazioni e le trattative per la formazione dell’attuale governo, ma un esecutivo M5S-Lega è cominciato a concretizzarsi solo verso la fine del mese, per entrare in carica il 1° giugno. Luigi Marattin si merita quindi un “C’eri quasi”.









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2018-08-28 17:14:01 UTC
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C’eri quasi
«Nei primi 2 mesi del “governo del cambiamento” i risparmiatori esteri hanno ritirato 72 mld di investimenti in obbligazioni italiane, di cui 56 in titoli di Stato»
Luigi Marattin
Deputato Partito democratico
https://twitter.com/marattin/status/1032541279199092736
Twitter
giovedì 23 agosto 2018
2018-08-23