La crisi di governo, aperta dal leader della Lega Matteo Salvini l’8 agosto 2019, ha portato alle dimissioni prima e al reincarico poi di Giuseppe Conte a presidente del Consiglio, dando diversi spunti per il nostro fact-checking.

Ecco il lavoro che abbiamo fatto in questi giorni.

I tempi del voto e le crisi in Parlamento

Prima del discorso di Conte al Senato del 20 agosto, dove il presidente del Consiglio ha annunciato le sue dimissioni e ha attaccato il ministro dell’Interno Salvini, avevamo verificato alcune ipotesi che erano circolate nei giorni precedenti.

In particolare abbiamo controllato quante, e quali, crisi politiche nella storia repubblicana italiana si sono risolte in Parlamento con un voto di sfiducia, e quali sarebbero state le eventuali scadenze elettorali nel caso il mancato accordo tra forze politiche avesse reso inevitabile il voto.

Conte, Renzi e Salvini al Senato

Abbiamo poi sottoposto al nostro fact-checking i discorsi pronunciati in Senato il 20 agosto dal presidente del Consiglio dimissionario Conte, dal ministro Salvini e dal senatore del Partito democratico Matteo Renzi.

Su otto affermazioni verificate di Conte, quattro sono risultate corrette, una errata e tre “esagerate”. Delle nove affermazioni di Salvini quelle corrette sono quattro, mentre le altre cinque risultano imprecise o esagerate. Infine, Renzi nel suo discorso ha fatto sette affermazioni che abbiamo verificato: tre sono giuste, tre imprecise e una sbagliata.

Tagliare i parlamentari e aumentare l’Iva

Dopo la fine di fatto dell’esperienza del governo giallo-verde abbiamo quindi verificato diverse questioni emerse nei giorni successivi al 20 agosto.

Per prima cosa abbiamo parlato del taglio dei parlamentari, questione rimasta in sospeso a causa della caduta del primo governo Conte, verificando se con la riduzione a 400 deputati il rapporto numero di elettori per ogni eletto fosse il peggiore d’Europa.

Abbiamo quindi verificato la quantificazione fatta da Luigi Di Maio («600 euro») di quello che sarebbe il costo per le famiglie italiane se l’Iva dovesse aumentare nel 2020 come previsto dalle clausole di salvaguardia.

I 10 punti di Di Maio

Successivamente ci siamo occupati di un’affermazione di Giancarlo Giorgetti (Lega), sottosegretario alla presidenza del Consiglio uscente, secondo cui i 10 punti programmatici citati da Di Maio dopo le prime consultazioni al Quirinale erano già parte integrante del contratto di governo.

A proposito di consultazioni al Quirinale, abbiamo anche verificato se fosse vera l’accusa rivolta a Matteo Salvini di essersi recato al Colle in compagnia di due condannati. (Spoiler: è vero, ma abbiamo comunque chiarito alcuni aspetti della vicenda).

Il Conte-bis e i precedenti

Infine abbiamo cercato nella storia repubblicana italiana tutti i precedenti di un presidente del Consiglio che, nonostante il cambio della maggioranza parlamentare che lo sostiene, è rimasto a Palazzo Chigi per due incarichi consecutivi, come è accaduto ora con Conte.

Nella Prima Repubblica, questo scenario si è verificato diverse volte, ma l’alleanza Pd-M5s resta comunque eccezionale, se guardiamo al passato.

Addio, governo del cambiamento!

Terminata di fatto l’esperienza del primo governo Conte abbiamo scritto diversi pezzi di analisi del suo operato complessivo.

Abbiamo così controllato quante delle promesse contenuto nel Contratto di governo tra Lega e M5s sono state mantenute e quante invece rimarranno inattuate. Le prime sono state 42 su 317, circa il 13 per cento sul totale.

Abbiamo poi verificato nna dichiarazione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, secondo cui questo Parlamento sarebbe quello che ha lavorato di meno rispetto alle precedenti legislature.

Infine abbiamo sintetizzato in due analisi tutte le “Panzane pazzesche” dette da Di Maio e Salvini nei loro mesi insieme al governo, e i migliori “Pinocchio andante” che abbiamo attribuito nello stesso periodo ad esponenti del governo Lega-M5s.