Il 23 agosto, ospite al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha commentato la crisi di governo, dicendo che «i dieci punti che Di Maio che ha letto dopo le consultazioni al Quirinale […] sono tutti o quasi parte integrante del Contratto con la Lega».

Giorgetti fa riferimento ai dieci «obiettivi prioritari dell’Italia», elencati il 22 agosto dal capo politico del Movimento 5 stelle dopo le consultazioni. Secondo Di Maio, questi impegni «devono essere portati a compimento» da un eventuale nuovo governo.

Ma il sottosegretario leghista ha ragione? Abbiamo utilizzato il nostro progetto Traccia il Contratto per verificare quanti dei 10 obiettivi del Movimento 5 stelle erano già previsti dal Contratto di governo.

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345 parlamentari in meno

«Taglio dei parlamentari»

Il primo punto elencato da Di Maio è contenuto nell’accordo firmato con Matteo Salvini a maggio 2018.

Nel Contratto si legge infatti che «occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori».

Al 26 agosto 2019, alla legge di riforma costituzionale manca soltanto l’ultimo voto alla Camera dei deputati per essere approvata definitivamente, a cui seguirà un referendum confermativo (come prescrive la Costituzione all’art. 138).

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La nuova legge di Bilancio

«Una manovra equa, che preveda lo stop all’aumento dell’Iva, il salario minimo orario, il taglio del cuneo fiscale, la sburocratizzazione, il sostegno alle famiglie, alle nascite, alla disabilità e all’emergenza abitativa»

Il secondo punto di Di Maio contiene diverse promesse, quasi tutte già presenti nel Contratto di governo.

Per prima cosa, nel Contratto si prometteva di «sterilizzare le clausole di salvaguardia Ue che comportano l’aumento delle aliquote Iva». Con la legge di Bilancio per il 2019, il governo Lega-M5s ha bloccato l’aumento dell’imposta previsto per quest’anno – ed ereditato dai precedenti esecutivi – ma ha introdotto nuove clausole per il 2020 e 2021, per un valore pari a oltre 51 miliardi di euro.

Nel Contratto, poi, «si ritiene necessaria l’introduzione di una legge salario minimo orario». Al 26 agosto, il disegno di legge in materia è ancora in corso di esame in commissione al Senato.

Anche l’abbassamento del costo del lavoro è contenuto nei patti con la Lega di Salvini: «occorre porre in essere […] una riduzione strutturale del cuneo fiscale», si legge nell’accordo. Su questo fronte, il governo uscente non ha preso provvedimenti significativi.

Famiglie, natalità e disabilità sono al centro di alcuni passaggi del Contratto: tutto il Capitolo 18 è infatti dedicato alle “Politiche per la famiglia e natalità”, mentre il Capitolo 16 si concentra sul “Ministero della disabilità” e una serie di politiche sul tema. Le promesse contenute in questa sezione dell’accordo sono 12, contro le quattro per famiglia e natalità.

Unica eccezione è l’«emergenza abitativa», espressione che generalmente fa riferimento al sostenimento delle famiglie in affitto che vivono in situazione di fragilità economica. Di questa «emergenza» il Contratto non fa mai menzione, cosa che non era passata inosservata nei giorni successivi alla sua sottoscrizione. Secondo alcuni, infatti, all’epoca le politiche per la casa erano tra i grandi assenti nell’accordo di maggioranza.

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Le politiche verdi

«Cambio di paradigma sull’ambiente: un’Italia 100 per cento rinnovabile. Dobbiamo realizzare un Green New Deal, che nei prossimi decenni porti l’Italia verso l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia al 100 per cento. Tutti i piani di investimento pubblici dovranno avere al centro la tutela dell’ambiente, la questione dei cambiamenti climatici e la nascita di nuove imprese legate a questo settore. Basta agli inceneritori e alle trivelle, sì all’economia circolare»

L’intero Capitolo 4 del Contratto di governo contiene 17 promesse su “Ambiente, green economy e rifiuti zero”, dove si legge che «è fondamentale potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle risorse rinnovabili».

Un richiamo vero e proprio a un Green New Deal non è presente: l’espressione fa riferimento a un programma socioeconomico promosso da alcuni deputati democratici negli Stati Uniti e presentato a febbraio 2019. Secondo il documento alla base dell’alleanza Lega-M5s, firmato alcuni mesi prima, bisogna «portare la questione ecologica al centro della politica».

Sono diversi poi i punti dedicati alle rinnovabili, come questi due: «sono necessari interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile»; e: «è necessario […] incrementare la produzione da fonti rinnovabili».

Le trivelle non vengono mai nominate nel Contratto, dove invece si fa riferimento alla promozione dell’economia circolare, a scapito degli inceneritori: «Una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare […] comporta […] una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi».

Rai e conflitto di interessi

«Una legge sul conflitto di interessi e una riforma della Rai»

Anche questi due punti sono presenti nel Contratto, dove c’è scritto che «per quanto riguarda la gestione del servizio radio-televisivo pubblico intendiamo adottare linee guida di gestione improntate alla maggiore trasparenza, all’eliminazione della lottizzazione politica e alla promozione della meritocrazia nonché alla valorizzazione delle risorse professionali di cui l’azienda già dispone».

In realtà, tutte le nomine fatte dall’esecutivo Conte per la Rai sono state descritte da quotidiani e opinionisti come “in quota” a uno dei partiti presenti al governo.

Il Capitolo 6 è invece interamente dedicato al “Conflitto d’interessi”. Qui si legge che «intendiamo innanzitutto cambiare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi di conflitto oltre il mero interesse economico […] e intendiamo estendere l’applicazione della disciplina a incarichi non governativi».

Due impegni ad oggi non mantenuti. La proposta di legge in materia è ancora in corso di esame in commissione alla Camera.

La riforma della giustizia

«Dimezzare i tempi della giustizia e riformare il metodo di elezione del Consiglio superiore della magistratura»

Il Capitolo 12 del Contratto contieneuna quarantina di promesse per una “Giustizia rapida ed efficiente”.

La prima parte è subito dedicata alla magistratura e ai tribunali, con un diretto riferimento al Csm e al suo sistema di elezione: «Il Consiglio Superiore della Magistratura deve operare in maniera quanto più indipendente da influenze politiche di potere interne o esterne. Sarà pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura».

Il dimezzamento dei tempi della giustizia non viene citato, ma si parla comunque di «velocizzare e snellire il processo civile mediante una semplificazione e riduzione drastica del numero dei riti, limitandoli al rito ordinario e al rito del lavoro».

Regioni più autonome

«Autonomia differenziata e riforma degli enti locali»

«Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia»: con queste parole il Contratto tra Lega e M5s prometteva di garantire la cosiddetta “autonomia differenziata”, che – in concreto – permette ad alcune amministrazioni regionali di dotarsi di poteri diversi dalle altre, dopo una trattativa con le autorità statali.

Ad oggi, la trattativa tra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e il governo si è bloccata, a causa delle divergenze tra i due partiti di maggioranza in materia.

Il Contratto non fa invece riferimento a una «riforma degli enti locali».

Sicurezza e immigrazione

«Legalità, carcere ai grandi evasori, lotta alle mafie e ai traffici illeciti. […] Serve un serio contrasto all’immigrazione clandestina […] oltre alla modifica del Regolamento di Dublino»

Una sezione del Capitolo 12 del Contratto – quello sulla giustizia – è dedicata espressamente al «contrasto alle mafie», mentre nel Capitolo 11, dedicato al fisco, si legge che «sul piano della lotta all’evasione fiscale, l’azione è volta a inasprire l’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il “carcere vero” per i grandi evasori».

Il Capitolo 13 è invece intitolato “Immigrazione: rimpatri e stop al business”, che come suggerisce il nome è in linea con quanto indicato da Di Maio al Quirinale. Qui è contenuto anche «il superamento del Regolamento di Dublino».

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Il Mezzogiorno e la Banca per gli investimenti

«Un piano straordinario di investimenti per il Sud, anche attraverso l’istituzione di una banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia»

Il Capitolo 25 del Contrattodi governoè intitolato “Sud”, ma in poche righe non parla mai di un «piano straordinario di investimenti per il Sud». Anzi, qui si legge che «tutte le scelte politiche previste dal presente contratto […] sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese».

Insomma, Lega e M5s sembra si fossero impegnate a non intervenire in via per così dire “eccezionale” nel Mezzogiorno, a differenza di quanto proposto da Di Maio.

Invece, secondo il Contratto, «è necessario prevedere una “Banca” per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane utilizzando le strutture e le risorse già esistenti». Un tema ripreso al Quirinale dal capo politico del M5s.

La questione delle banche

«Una riforma del sistema bancario, che separi le banche di investimenti da banche commerciali»

Anche questa separazione indicata da Di Maio è presente nell’accordo con la Lega di maggio 2018, dove c’è scritto che «a tutela del risparmio e del credito, bisogna andare verso un sistema in cui la banca di credito al pubblico e la banca d’investimento siano separate sia per quanto riguarda la loro tipologia di attività sia per quanto riguarda i livelli di sorveglianza».

La tutela dei beni comuni

«Serve innanzitutto una legge contro le classi pollaio, e che valorizzi la funzione dei docenti. […] Bisogna approvare la legge sull’acqua pubblica. La nostra sanità va difesa spezzando tra politica regionale e sanità, valorizzando il merito. […] Va avviata la revisione delle concessioni autostradali. La cittadinanza digitale va riconosciuta a ogni cittadino italiano dalla nascita»

Dei cinque impegni contenuti in questo ultimo punto, quattro sono contenuti nel Contratto di governo. L’unica assente è la revisione delle concessioni autostradali, uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova del 14 agosto 2018.

Per il resto, ci sono le “classi pollaio” («È necessario un cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”»), l’acqua pubblica (a cui è dedicata tutto il Capitolo 2) e la cittadinanza digitale («È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso gratuito alla rete internet per ogni cittadino»).

Anche se con parole leggermente diverse da quelle pronunciate da Di Maio, il Contratto fa menzione anche del rapporto tra sanità, politica e meritocrazia: «Saranno utili diverse azioni di tipo strutturale, partendo da un intervento incisivo sulla dirigenza sanitaria, ovvero sui gestori della sanità, che dovranno essere adeguatamente e preventivamente formati per garantire la sostenibilità e la qualità del sistema salute e scelti secondo la competenza e il merito, non sulla base di logiche politiche o partitiche».

Il verdetto

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giorgetti ha ragione quando dice che i dieci obiettivi indicati da Di Maio al Quirinale per un nuovo governo «sono tutti o quasi parte integrante del Contratto con la Lega».

Dal taglio dei parlamentari al contrasto dell’immigrazione, passando per la questione delle banche e dell’autonomia regionale, tutti i punti del capo politico del M5s erano già stati condivisi con il partito del ministro dell’Interno Matteo Salvini, salvo poche eccezioni.

L’accordo con la Lega non prevede, per esempio, interventi mirati per il Sud e per l’emergenza abitativa, e neppure a revisione delle concessioni autostradali.

In conclusione, Giorgetti merita un “Vero”.

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