L’8 agosto, durante un comizio a Pescara (in Abruzzo), il leader della Lega Matteo Salvini ha criticato (min. -32:48) chi negli ultimi anni è stato favorevole all’accoglienza dei migranti nel nostro Paese.

Secondo il ministro dell’Interno, «quelli che fino all’anno scorso ne facevano sbarcare 200 mila l’anno […] si prendevano 35 euro al giorno per ogni immigrato. E portavano a casa 6 miliardi di euro sulla pelle di questa gente».

Ma è davvero così? La risposta è negativa: Salvini esagera le cifre e fa un po’ di confusione. Vediamo perché.

Gli sbarchi sono in calo da anni

Secondo il leader della Lega, «fino all’anno scorso» sono sbarcati in Italia 200 mila immigrati l’anno. Questo è falso.

A fine 2018, secondo i dati del Ministero dell’Interno, gli arrivi sulle coste italiane sono stati in totale 23.370, mentre un anno prima erano stati 119.369. A fine 2016, invece, gli sbarchi erano stati 181.436: un record per l’Italia repubblicana.

Quest’ultimo numero si avvicina alla cifra citata da Salvini, ma fa riferimento agli arrivi di tre anni fa, e non dell’anno scorso.

Dunque, gli sbarchi sono calati tra il 2016 e il 2018 di circa l’87 per cento; un trend che continua a registrarsi anche nel 2019. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, infatti, all’8 agosto 2019 sono arrivati in Italia via mare 4.042 migranti, oltre il 78 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2018 (18.890).

Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, non è facile quantificare di chi sia il “merito” di questo calo, che era già iniziato con il precedente governo e con Marco Minniti ministro dell’Interno.

Nell’estate 2017, sono infatti diventati effettivi i criticati accordi presi da Minniti con alcune fazioni libiche. Da agosto di quell’anno a maggio 2018 – ultimo mese dell’esecutivo Pd – gli sbarchi in Italia sono stati 37.586, mentre nello stesso periodo del biennio precedente, da agosto 2016 a maggio 2017, erano stati 147.890. Una riduzione di oltre 110 mila unità.

Chi accoglie non si prende 35 euro al giorno per immigrato

Secondo Salvini, i favorevoli all’accoglienza «si prendevano 35 euro al giorno per ogni immigrato». Da anni, su questa cifra si fa molta confusione. Innanzitutto, da dove viene questo dato?

Il 7 marzo 2018, la Corte dei Conti (organo istituzionale che vigila sulle spese pubbliche) ha presentato un rapporto dal titolo “La prima accoglienza degli immigrati: la gestione del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo”.

Nel testo, la Corte dei Conti ha evidenziato che nel 2016 il costo medio per l’accoglienza di un singolo migrante andava dai 30 euro ai 35 euro giornalieri. Quindi, questa cifra non fa riferimento ai guadagni di chi accoglie – come lascia intendere Salvini – ma a una stima sulla spesa da parte dello Stato.

Questi soldi sono erogati a chi gestisce i centri di accoglienza, come gli Sprar, e servono a coprire diverse voci di spesa.

Come spiega un rapporto del Ministero dell’Interno pubblicato a ottobre 2015, nei centri Sprar il 37,9 per cento di questi 35 euro era usato per pagare gli stipendi del personale; il 23,8 per cento per spese generali per l’assistenza; il 6,2 per cento per l’integrazione, e il resto per altre spese.

Di questi 35 euro – che, ricordiamo, sono una stima – 2,50 euro (il cosiddetto “pocket money”) vanno direttamente ai singoli richiedenti asilo per le piccole esigenze quotidiane.

A dicembre 2018, il Ministero dell’Interno ha presentato un nuovo schema di capitolato per le gare di appalto per la fornitura di beni e servizi relativo alla gestione e al funzionamento dei centri di prima accoglienza. Tra le altre cose, il testo ha abbassato per gli avvisi di gara il costo giornaliero per ogni migrante accolto da 35 euro a 21,90 euro, attirando le critiche di diversi gestori di strutture d’accoglienza.

Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, ci sono Stati Ue (come Belgio, Paesi Bassi, Svezia e Slovacchia) che spendono di più per l’accoglienza giornaliera del singolo richiedente asilo, mentre altri Paesi (come Francia, Polonia e Austria) spendono meno.

Quanti miliardi per l’accoglienza

Infine, secondo Salvini, ogni anno allo Stato italiano l’accoglienza sarebbe costata «6 miliardi di euro». La stima, però, è esagerata e fuorviante.

Il Documento di economia e finanza (Def) dello scorso anno – approvato ad aprile 2018 dal governo Gentiloni – conteneva alcune stime sulle spese del nostro Paese per il 2018 relative alla questione migranti.

Secondo il Def, a fine 2018 lo Stato italiano avrebbe speso per i migranti tra i 4,6 miliardi di euro e i 5 miliardi di euro, a seconda se i flussi fossero rimasti stabili o in aumento rispetto agli ultimi mesi del 2017. Il documento infatti aveva tenuto conto nelle sue elaborazioni della riduzione degli arrivi iniziata a registrarsi alla fine dell’anno precedente.

Come abbiamo visto, nel 2018 gli arrivi di migranti sono però ulteriormente diminuiti, e di molto, rispetto agli ultimi mesi del 2017.

Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani di settembre 2018, questi minori arrivi – non previsti dal Def – avrebbero fatto sì che la spesa a fine dell’anno scorso si sarebbe aggirata tra i 3,4 miliardi di euro e i 3,6 miliardi di euro (oltre un miliardo in meno rispetto a quanto stimato alcuni mesi prima dal governo Gentiloni).

Inoltre, non tutti questi soldi vengono effettivamente spesi per l’accoglienza. Se andiamo ad analizzare la spesa totale del 2017 (4,3 miliardi di euro), si scopre che per l’accoglienza è andato il 68,6 per cento delle risorse stanziate, mentre il restante 31,4 per cento era suddiviso tra il soccorso in mare (il 17,9 per cento della spesa) e l’istruzione e la sanità (il 13,5 per cento).

Non solo. Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, queste risorse possono essere spese in deficit dall’Italia, senza che la Ue le conteggi per verificare il rispetto dei parametri economici europei, solo per far fronte alla cosiddetta “emergenza” migranti, non per altri capitoli di spesa. L’Ue infatti ha concesso maggiore flessibilità sui conti pubblici del nostro Paese proprio per far fronte solo a spese di carattere eccezionale. Se, ad esempio, si decidesse di usare quelle risorse per assumere più poliziotti, questa spesa potrebbe causare una violazione degli accordi comunitari sul rapporto deficit/Pil.

Il verdetto

Il leader della Lega Matteo Salvini, in un comizio a Pescara, ha elencato tre dati sull’accoglienza dei migranti in Italia, commettendo almeno tre errori.

Il primo: non è vero che fino all’anno scorso sbarcavano nel nostro Paese 200 mila persone. Nel 2018 gli arrivi sono stati oltre 23 mila e nel 2017 quasi 120 mila. Dal 2016 (circa 180 mila arrivi), gli sbarchi sono infatti in costante calo.

Il secondo: non è vero che le strutture di accoglienza guadagnano 35 euro al giorno per richiedente asilo. Questa cifra è il costo medio stimato dallo Stato per ogni singolo migrante accolto, ma fa riferimento a diverse voci di spesa, tra cui i costi del personale e dell’integrazione.

Il terzo: non è vero che ogni anno l’Italia spende 6 miliardi di euro per l’accoglienza. Nel 2017 sono stati spesi 4,3 miliardi. Nel 2018, si stima che i costi relativi ai migranti siano stati anche inferiori ai 4 miliardi di euro. Di questi, oltretutto, solo una parte va effettivamente nell’accoglienza. Il resto era stato stanziato, tra le altre cose, per il soccorso in mare.

Infine, l’utilizzo di un generico “loro” da parte di Salvini – «quelli che facevano sbarcare i migranti», «quelli che si prendevano 35 euro», «quelli che portavano a casa 6 miliardi di euro» – per indicare soggetti diversi con diversi ruoli e responsabilità crea ulteriore confusione e risulta fuorviante.

In conclusione, Salvini si merita un “Pinocchio andante”.