Come funziona il voto dei fuorisede ai referendum su cittadinanza e lavoro

Potranno votare lontano dal comune di residenza non solo gli studenti, ma anche i lavoratori e chi sta ricevendo cure mediche
ANSA/FABIO CIMAGLIA
ANSA/FABIO CIMAGLIA
Il 19 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto-legge con cui il governo Meloni ha introdotto la possibilità per i cittadini fuorisede di votare ai referendum dell’8 e 9 giugno. Attualmente, chi risiede in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cure mediche deve tornare nel proprio comune per votare. Il decreto ora passa all’esame del Parlamento, che avrà 60 giorni di tempo per convertirlo in legge, eventualmente con modifiche.

Già lo scorso anno, in occasione delle elezioni europee, era stata introdotta una prima sperimentazione che permetteva agli studenti fuorisede di votare lontano dal proprio comune di residenza. Una misura che riguardava solo una parte dei circa 5 milioni di fuorisede stimati in Italia. Questa sperimentazione, però, non aveva prodotto risultati «soddisfacenti», come ha riconosciuto lo scorso febbraio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

In vista dei referendum sulla cittadinanza e sul lavoro, il governo ha deciso di riproporre la misura, estendendola questa volta a tutti i fuorisede. Ma quali sono i meccanismi di voto?

Il voto per i fuorisede 

Secondo il nuovo decreto-legge, per poter votare ai referendum in un comune diverso da quello di residenza, un cittadino fuorisede deve risiedere da almeno tre mesi nel comune in cui è domiciliato temporaneamente.

Almeno 35 giorni prima del voto, quindi entro il 4 maggio, i fuorisede dovranno presentare al comune dove vivono momentaneamente una domanda per essere ammessi al voto in quel comune.

La domanda deve essere inviata via email o consegnata a mano, e deve contenere: l’indirizzo di domicilio, una copia di un documento d’identità e della tessera elettorale, e una dichiarazione (autocertificazione o altro documento) che dimostri la condizione di fuorisede. Al momento, il Ministero dell’Interno non ha fornito un modulo precompilato: ogni cittadino deve quindi redigere la richiesta autonomamente, inviandola via email.

Entro il ventesimo giorno precedente al voto, cioè il 19 maggio, il comune di domicilio dovrà valutare la domanda e informare il comune di residenza che l’elettore voterà nel luogo in cui è domiciliato.

Almeno cinque giorni prima dei referendum, quindi entro il 3 giugno, il cittadino riceverà un certificato elettorale che gli permetterà di votare. Il certificato indicherà il numero e l’indirizzo della sezione speciale in cui dovrà recarsi per votare nel proprio comune di domicilio.

Nei giorni dei referendum, gli elettori fuorisede ammessi al voto potranno votare nella sezione assegnata, presentando la tessera elettorale, un documento d’identità e il certificato di ammissione al voto.

Un sistema più semplice

Il nuovo sistema di voto per i fuorisede ai referendum non solo coinvolge un numero maggiore di elettori rispetto a quello adottato per le elezioni europee, ma è anche più semplice. In occasione delle europee, infatti, non tutti gli studenti fuorisede avevano il diritto di votare nel comune in cui vivevano.

Erano previste due modalità di voto. Gli studenti potevano votare nel comune dove risiedevano temporaneamente solo se questo apparteneva alla stessa circoscrizione elettorale del loro comune di residenza. In caso contrario, dovevano recarsi a votare nel capoluogo di regione in cui si trovava il comune di domicilio.

Un esempio chiarisce meglio la questione. Alle elezioni europee, uno studente residente a Bressanone, in Trentino-Alto Adige, ma domiciliato a Bologna per motivi di studio, ha potuto votare a Bologna perché entrambe le regioni appartengono alla stessa circoscrizione elettorale, quella dell’Italia Nord-Est. Diversamente, uno studente residente a Palermo ma domiciliato a Pavia non ha potuto votare a Pavia, ma è stato costretto a spostarsi a Milano, capoluogo della Lombardia. Palermo e Pavia appartengono infatti a circoscrizioni diverse: rispettivamente, quella Insulare e quella Nord-Ovest.

Secondo le nostre stime, lo scorso anno meno di tremila studenti fuorisede tra i circa 24 mila che avevano fatto richiesta di voto hanno potuto votare nel comune in cui vivevano. Tutti gli altri, circa il 90 per cento, hanno dovuto spostarsi fino al capoluogo di regione, a meno che non vi abitassero già.

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