«Un dato non soddisfacente». Così, durante un question time alla Camera del 12 febbraio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito i risultati del voto degli studenti fuorisede in occasione delle scorse elezioni europee, aggiungendo che non c’è «al momento copertura legislativa per applicare un sistema di voto per gli elettori domiciliati fuori dalla propria residenza». Insomma, sulla questione del diritto di voto dei cittadini fuorisede siamo a punto e capo.
Il sistema elettorale italiano prevede che ogni cittadino sia iscritto alle liste elettorali del comune in cui è residente e solo per le elezioni politiche è previsto il voto per corrispondenza degli italiani all’estero. I cittadini che invece vivono in Italia, e che per vari motivi sono domiciliati in un comune diverso da quello di residenza (i “fuorisede” appunto), sono esclusi dal voto per corrispondenza. Per votare, questi elettori devono per forza tornare a casa oppure spostare la propria residenza nel luogo di domicilio. Secondo i dati più aggiornati, si tratta di circa 4,9 milioni di elettori, tra lavoratori e studenti.
Dopo anni di tentativi andati a vuoto, a marzo 2024 il governo Meloni aveva introdotto un sistema sperimentale per garantire il diritto di voto dei soli studenti fuorisede, e non dei lavoratori, in occasione delle elezioni europee tenutesi poi l’8 e il 9 giugno. Questo sistema era stato introdotto con la conversione in legge del decreto “Elezioni”. Gli studenti interessati a sfruttare questa nuova modalità di voto hanno avuto tempo fino al 5 maggio 2024 per inviare una richiesta al proprio comune di residenza e chiedere di poter votare in un’altra città. Entro il 4 giugno, il Ministero dell’Interno ha poi inviato loro un’attestazione di ammissione al voto con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione dove votare. All’epoca, il sistema sperimentale di voto dei fuorisede era stato accolto dalla maggioranza di centrodestra come un grande successo del governo Meloni.
Durante il question time alla Camera, il deputato di Più Europa Riccardo Magi e la deputata di Azione Valentina Grippo hanno chiesto a Piantedosi se il governo avesse intenzione di replicare un sistema simile per i cinque referendum a cui saranno chiamati a votare gli italiani in una data tra il 15 aprile e il 15 giugno di quest’anno. A questa domanda, Piantedosi ha risposto che il sistema adottato per le europee non ha dato buoni risultati, aggiungendo che il governo non ha per ora iniziative per garantire il voto dei fuorisede ai referendum.
Il sistema elettorale italiano prevede che ogni cittadino sia iscritto alle liste elettorali del comune in cui è residente e solo per le elezioni politiche è previsto il voto per corrispondenza degli italiani all’estero. I cittadini che invece vivono in Italia, e che per vari motivi sono domiciliati in un comune diverso da quello di residenza (i “fuorisede” appunto), sono esclusi dal voto per corrispondenza. Per votare, questi elettori devono per forza tornare a casa oppure spostare la propria residenza nel luogo di domicilio. Secondo i dati più aggiornati, si tratta di circa 4,9 milioni di elettori, tra lavoratori e studenti.
Dopo anni di tentativi andati a vuoto, a marzo 2024 il governo Meloni aveva introdotto un sistema sperimentale per garantire il diritto di voto dei soli studenti fuorisede, e non dei lavoratori, in occasione delle elezioni europee tenutesi poi l’8 e il 9 giugno. Questo sistema era stato introdotto con la conversione in legge del decreto “Elezioni”. Gli studenti interessati a sfruttare questa nuova modalità di voto hanno avuto tempo fino al 5 maggio 2024 per inviare una richiesta al proprio comune di residenza e chiedere di poter votare in un’altra città. Entro il 4 giugno, il Ministero dell’Interno ha poi inviato loro un’attestazione di ammissione al voto con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione dove votare. All’epoca, il sistema sperimentale di voto dei fuorisede era stato accolto dalla maggioranza di centrodestra come un grande successo del governo Meloni.
Durante il question time alla Camera, il deputato di Più Europa Riccardo Magi e la deputata di Azione Valentina Grippo hanno chiesto a Piantedosi se il governo avesse intenzione di replicare un sistema simile per i cinque referendum a cui saranno chiamati a votare gli italiani in una data tra il 15 aprile e il 15 giugno di quest’anno. A questa domanda, Piantedosi ha risposto che il sistema adottato per le europee non ha dato buoni risultati, aggiungendo che il governo non ha per ora iniziative per garantire il voto dei fuorisede ai referendum.