Il 22 maggio l’aula della Camera ha iniziato l’esame di un progetto di legge per consentire il voto dei cittadini fuorisede, ossia le persone che abitano in un comune diverso da quello di residenza. Oggi il sistema elettorale italiano prevede che ogni cittadino sia iscritto alle liste elettorali del comune in cui è residente e solo per le elezioni politiche è previsto il voto per corrispondenza degli italiani all’estero. I cittadini che invece vivono in Italia, e che per vari motivi sono domiciliati in un comune diverso da quello di residenza, sono esclusi dal voto per corrispondenza. Per votare, questi elettori devono per forza tornare a casa oppure spostare la propria residenza nel luogo di domicilio. Queste persone sono in totale circa 5 milioni in tutta Italia, ma non sono tutte studenti o giovani, come invece hanno dichiarato in questi giorni alcuni esponenti del Partito democratico. Tra gli elettori fuorisede ci sono infatti anche lavoratori o persone che abitano in altri comuni per motivi di salute e cure mediche.
Il testo attualmente all’esame dell’assemblea è di fatto un disegno di legge delega al governo. Con questo strumento i partiti della maggioranza, ossia Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati hanno deciso di affidare all’esecutivo il compito di intervenire sulla materia. Un disegno di legge delega stabilisce infatti una serie di principi che il governo deve seguire per approvare determinate misure, attraverso i cosiddetti “decreti legislativi”. In questo caso, approvata una legge delega, i provvedimenti presi dal governo non devono più passare per l’approvazione del Parlamento.
La scelta della maggioranza è stata criticata da diversi esponenti delle opposizioni. «Anziché approvare una legge in poche settimane come chiedevano le opposizioni unite e le associazioni, sul voto fuorisede la maggioranza butta la palla in tribuna, affidando la delega al governo, cioè a quello stesso governo che durante le audizioni in Commissione ha detto chiaramente che ci sono ostacoli insormontabili per consentire la possibilità del voto ai fuorisede», ha scritto per esempio su Twitter il deputato e segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Al di là delle legittime opinioni politiche, quello dei fuorisede è un tema che la politica dibatte da anni senza aver mai raggiunto risultati concreti. Durante la scorso legislatura il Parlamento aveva iniziato l’esame di cinque proposte di legge sul tema, di cui quattro di iniziativa parlamentare e una di iniziativa popolare. Poco dopo l’inizio dell’esame, il Ministero dell’Interno aveva presentato alcune obiezioni, relative soprattutto all’ipotesi di permettere il voto per corrispondenza, che hanno contribuito a rallentare l’iter di approvazione. Quest’ultimo si è poi bloccato a causa della fine anticipata della legislatura dovuta alla crisi del governo Draghi.
Il testo attualmente all’esame dell’assemblea è di fatto un disegno di legge delega al governo. Con questo strumento i partiti della maggioranza, ossia Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati hanno deciso di affidare all’esecutivo il compito di intervenire sulla materia. Un disegno di legge delega stabilisce infatti una serie di principi che il governo deve seguire per approvare determinate misure, attraverso i cosiddetti “decreti legislativi”. In questo caso, approvata una legge delega, i provvedimenti presi dal governo non devono più passare per l’approvazione del Parlamento.
La scelta della maggioranza è stata criticata da diversi esponenti delle opposizioni. «Anziché approvare una legge in poche settimane come chiedevano le opposizioni unite e le associazioni, sul voto fuorisede la maggioranza butta la palla in tribuna, affidando la delega al governo, cioè a quello stesso governo che durante le audizioni in Commissione ha detto chiaramente che ci sono ostacoli insormontabili per consentire la possibilità del voto ai fuorisede», ha scritto per esempio su Twitter il deputato e segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Al di là delle legittime opinioni politiche, quello dei fuorisede è un tema che la politica dibatte da anni senza aver mai raggiunto risultati concreti. Durante la scorso legislatura il Parlamento aveva iniziato l’esame di cinque proposte di legge sul tema, di cui quattro di iniziativa parlamentare e una di iniziativa popolare. Poco dopo l’inizio dell’esame, il Ministero dell’Interno aveva presentato alcune obiezioni, relative soprattutto all’ipotesi di permettere il voto per corrispondenza, che hanno contribuito a rallentare l’iter di approvazione. Quest’ultimo si è poi bloccato a causa della fine anticipata della legislatura dovuta alla crisi del governo Draghi.