Quali sono gli interessi del governo italiano in Tunisia

Dalla trattativa con il Fondo monetario internazionale ai migranti, passando per il settore energetico: nel giro di pochi giorni Meloni andrà due volte nel Paese nordafricano per trovare soluzioni alla difficile situazione in corso
ANSA
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Martedì 6 giugno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata in visita ufficiale in Tunisia, dopo essersi recata negli scorsi mesi in altri due Paesi del Nord Africa, l’Algeria e la Libia. E domenica 11 giugno Meloni tornerà in Tunisia insieme alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e al primo ministro olandese Mark Rutte. 

I rapporti tra Italia e Tunisia si concentrano su tre fronti: il difficile contesto economico e politico in cui vive il Paese nordafricano, il settore energetico e la gestione dei flussi migratori, con la Tunisia che rappresenta uno dei principali punti di partenza verso le coste italiane. L’instabilità in questa zona del Mediterraneo rischia di avere forti ripercussioni anche sull’Italia: per questo il governo Meloni è al lavoro per rinforzare i propri legami con quello tunisino.

Il prestito del Fondo monetario internazionale

Il presidente della Repubblica tunisina è Kais Saied, eletto nel 2019. Due anni dopo, nel 2021, Saied ha sospeso per un mese le attività del Parlamento, rimuovendo dal suo incarico il primo ministro Hichem Mechichi e assumendo il potere esecutivo. L’anno successivo, seppure con una bassa affluenza, è stata approvata con un referendum la nuova Costituzione del Paese, promossa dallo stesso Saied, che ha potenziato i poteri del capo dello Stato, a discapito anche di quelli legislativi e giudiziari. Secondo vari osservatori, il nuovo assetto istituzionale ha portato di nuovo la Tunisia verso una forma di autoritarismo. Negli ultimi mesi nel Paese sono poi scoppiate molte proteste, dopo che Saied ha fatto arrestare vari oppositori, tra cui Rached Ghannouchi, politico islamista e uno dei principali critici del presidente. 

Parallelamente c’è stato un progressivo peggioramento dell’economia tunisina. A ottobre 2022 Saied aveva raggiunto un accordo con il Fondo monetario internazionale per ricevere quasi 2 miliardi di dollari di aiuti (pari al 4 per cento del Pil tunisino), ma all’inizio dello scorso aprile il presidente tunisino ha deciso di respingere la proposta, accusando l’organizzazione internazionale di proporre di fatto un «diktat». Tra le altre cose il Fondo monetario internazionale aveva chiesto al Paese di impegnarsi in una serie di riforme che riguardassero le società dello Stato, la trasparenza del settore pubblico e una maggiore attenzione alla spesa pubblica. Al momento l’erogazione degli aiuti è ancora bloccata.

Durante la sua visita in Tunisia Meloni ha dichiarato che il governo Meloni ha voluto «confermare al presidente Saied il sostegno dell’Italia a 360 gradi». «Nel pieno rispetto della sovranità tunisina ho raccontato al presidente Saied degli sforzi che un Paese amico come l’Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo, dell’intesa tra la Tunisia e il Fondo monetario internazionale, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese», ha detto la presidente del Consiglio. «Noi abbiamo portato avanti un’azione di sostegno alla Tunisia nei negoziati con il Fondo monetario internazionale sia a livello di Unione europea sia a livello di G7 con un approccio pragmatico, perché pragmatico dev’essere l’approccio. Chiaramente tenendo in considerazione le regole di funzionamento del Fondo». 

Meloni ha anche spiegato che l’Italia si è impegnata a livello europeo per accelerare l’erogazione di un pacchetto di aiuti da parte dell’Ue alla Tunisia. È molto probabile che la nuova visita della presidente del Consiglio, insieme a Von der Leyen e Rutte, prevista per domenica 11 giugno verterà proprio su questo tema.

La questione migranti

Negli ultimi mesi il difficile contesto economico e politico in cui vive la Tunisia ha avuto conseguenze anche sulle partenze dei migranti. Nel 2023 quelli arrivati dalle coste tunisine hanno superato quelli arrivati dalle coste della Libia, sebbene a maggio ci sia stato un rallentamento. «Abbiamo convenuto con il presidente Saied che è fondamentale rafforzare la cooperazione in questo ambito secondo un approccio al fenomeno che non può essere solamente securitario, ma che deve essere globale – ha dichiarato Meloni – e che deve tenere in considerazione il diritto delle persone a non dover emigrare, a non dover scappare dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro terre perché non hanno un’alternativa». 

A marzo la presidente del Consiglio aveva sottolineato che l’Europa rischia di veder arrivare sulle sue coste un’ondata di migranti dal Nord Africa se non sarà salvaguardata la stabilità finanziaria della Tunisia. Alcune Ong locali, le famiglie dei tunisini scomparsi e le reti di solidarietà dei migranti hanno indetto una protesta durante la visita di Meloni, criticando la gestione dell’immigrazione del governo italiano. I manifestanti hanno chiesto al governo tunisino di migliorare la cooperazione e il controllo delle frontiere con l’Italia.

La questione energetica

Meloni e vari membri del suo governo hanno espresso più volte la volontà di trasformare l’Italia in un «hub» del gas per l’Europa. In questo senso la presidente del Consiglio ha effettuato varie iniziative nella regione mediterranea, firmando un accordo per il gas con la compagnia petrolifera nazionale libica e riaffermando il suo impegno per una maggiore cooperazione energetica con l’Algeria, che ha superato la Russia come principale fornitore di gas all’Italia. 

Nella partita sull’energia anche la Tunisia ha un ruolo di primo piano. Il gasdotto Transmed, che dall’Algeria porta il gas in Italia, passa infatti per la Tunisia, a cui devono essere pagate imposte per il passaggio della materia prima. Il peggioramento della crisi finanziaria in corso nel Paese potrebbe avere conseguenze su questo fronte, da cui come abbiamo visto dipende una buona parte degli approvvigionamenti italiani.

Lo scorso dicembre è stato inoltre annunciata la costruzione del nuovo elettrodotto sottomarino “Elmed”, che porterà energia elettrica tra l’Italia e la Tunisia. L’opera sarà realizzata dalle società di energia elettrica Terna, per quanto riguarda l’Italia, e Steg, per la Tunisia. Come spiega il comunicato rilasciato da Terna, il progetto costerà complessivamente 850 milioni di euro, di cui oltre 300 milioni verranno forniti dall’Ue tramite la Connecting Europe Facility (Cef), un fondo destinato allo sviluppo di progetti che mirano a potenziare le infrastrutture energetiche comunitarie.

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