Quest’inverno l’Italia ha importato sempre meno gas dalla Russia

Negli ultimi sei mesi le importazioni russe hanno pesato per il 9 per cento sul totale. Nei tre anni precedenti la percentuale era stata intorno al 40 per cento
Ansa
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La guerra in Ucraina, iniziata alla fine di febbraio 2022, ha spinto alcuni Stati europei a ridurre la propria dipendenza dal gas importato dalla Russia. Durante la scorsa estate, durante il governo di Mario Draghi, l’Italia era riuscita a far calare le importazioni russe, senza però azzerarle. Con l’arrivo dell’inverno e di temperature più fredde si temeva che le importazioni sarebbero tornate a crescere, ma così non è stato. Negli ultimi mesi, infatti, il nostro Paese è riuscito a sostituire il gas russo con quello proveniente da altre zone del mondo, senza però riuscire ancora del tutto a farne a meno.

Quanto gas abbiamo importato

In base ai dati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e a quelli di Snam, la società che gestisce la rete dei gasdotti italiani, tra ottobre e marzo l’Italia ha importato 31 miliardi di metri cubi di gas. Di questi, 2,8 miliardi sono arrivati dalla Russia, 3,4 miliardi dal Nord Europa, 1,5 miliardi dalla Libia, 4,8 miliardi dall’Azerbaigian, 10,7 miliardi dall’Algeria e 7,9 miliardi sotto forma di “gas naturale liquefatto” (Gnl), il gas allo stato liquido che viene riportato allo stato gassoso dai rigassificatori.

Negli ultimi sei mesi le importazioni di gas dalla Russia hanno pesato per il 9 per cento circa sul totale: la Russia è quindi stata la quinta fonte di gas per l’Italia durante l’inverno. Il 34 per cento del gas è arrivato dall’Algeria, il 25 per cento dal Gnl, il 16 per cento dall’Azerbaigian e l’11 per cento del Nord Europa. La Libia ha invece pesato per il 5 per cento.

Che cos’è cambiato rispetto al passato

Rispetto agli anni passati le importazioni dalla Russia sono calate di parecchio, ma va considerato che si sono ridotte in generale tutte le importazioni di gas dall’estero. Tra ottobre 2022 e marzo 2023 l’Italia ha importato 6 miliardi di metri cubi di gas in meno rispetto allo stesso periodo tra il 2021 e 2022, 2,1 miliardi in meno rispetto alla stagione 2020-2021 e un miliardo in meno rispetto a quella tra il 2019 e il 2020. 

Vari fattori hanno contribuito al calo delle importazioni di gas: le temperature maggiori rispetto agli anni scorsi, le politiche di incentivo al risparmio e l’aumento dei costi che ha spinto a consumare di meno.

Facendo una media delle tre stagioni precedenti e confrontandole con quella appena trascorsa, si scopre che tra ottobre 2022 e marzo 2023 le importazioni dalla Russia sono passate dal 38 per cento sul totale al 9 per cento. Quelle dell’Algeria sono cresciute dal 26 al 34 per cento, quelle dall’Azerbaijan sono raddoppiate, dall’8 al 16 per cento, e quelle di Gnl sono passate dal 15 al 25 per cento. Anche il gas che arriva dal Nord Europa è cresciuto dall’8 all’11 per cento, mentre quello della Libia è rimasto stabile intorno al 5 per cento. 

È probabile che il Gnl nei prossimi mesi e per il prossimo inverno acquisti un peso maggiore: nei giorni scorsi è infatti arrivata a Piombino in Toscana la discussa nave rigassificatrice che avrà una capacità di 5 miliardi di metri cubi di gas.

Quanto sono pieni i depositi

Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, un’associazione che rappresenta i principali operatori di gas nel continente, a oggi i depositi italiani di gas sono pieni al 58 per cento circa della loro capienza. Il tasso di riempimento ha smesso di diminuire e ha iniziato a salire a metà marzo.
Il tasso di riempimento di fine marzo è il più alto mai registrato negli ultimi dodici anni, ossia da quando sono disponibili i dati. Alla fine di marzo dell’anno scorso i depositi di gas erano pieni al 26 per cento e nel 2021 erano al 30 per cento. Il secondo dato più alto si è registrato nel 2020 con il 55 per cento, mentre il più basso nel 2018 con il 19 per cento. La media dei dodici anni precedenti è del 36 per cento.

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