Che cosa rivelano gli ultimi sondaggi prima del silenzio elettorale

In testa c’è Fratelli d’Italia, in crescita, seguita dal Partito democratico, in calo, mentre al terzo posto, appaiati, ci sono Lega e Movimento 5 stelle. Nei prossimi giorni i sondaggi non potranno più essere pubblicati
ANSA/CESARE ABBATE
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Oggi, venerdì 9 settembre, è l’ultimo giorno in cui possono essere pubblicati i sondaggi relativi alle elezioni politiche del 25 settembre: a partire dai 15 giorni precedenti il voto, infatti, scatta il silenzio elettorale. D’ora in poi i sondaggi potranno continuare a essere fatti, ma i risultati non potranno essere pubblicamente condivisi.

Prima di vedere che cosa dicono le ultime rilevazioni, è bene tenere a mente che i sondaggi fotografano la situazione attuale: nelle prossime due settimane gli scenari potrebbero cambiare, con partiti che salgono o scendono nelle intenzioni di voto degli elettori. Inoltre, i sondaggi hanno, per loro natura, un certo grado di incertezza e vanno maneggiati con la dovuta cautela per fare previsioni.

La media finale dei sondaggi

Al 9 settembre, la media finale dei sondaggi, pesata per la dimensione del campione e la data di realizzazione, vede Fratelli d’Italia al primo posto tra i partiti, con il 24,4 per cento dei consensi e un trend di crescita. Al contrario, il Partito Democratico è in calo da tre settimane ed è ora dato al 22,1 per cento.

Al terzo posto, appaiati, ci sono Lega e Movimento 5 Stelle, rispettivamente al 12,7 per cento e al 12,4 per cento, con una differenza non significativa da un punto di vista statistico. Il partito guidato da Giuseppe Conte è riuscito a recuperare quasi due punti nelle ultime settimane, mentre il partito di Matteo Salvini è da mesi in calo, peggiorando ancora negli ultimi giorni.

Sotto al 10 per cento di consensi ci sono Forza Italia, al 7,8 per cento, e l’alleanza tra Azione e Italia viva, al 6,4 per cento. Da mesi il partito di Silvio Berlusconi è stabile sullo stesso livello, mentre la coalizione tra i partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che esiste solo da un mese, è cresciuta secondo gli ultimi sondaggi, seppure in modo meno netto rispetto al Movimento 5 stelle. Sopra alla soglia di sbarramento del 3 per cento per entrare in Parlamento c’è anche l’Alleanza Verdi-Sinistra, data al 3,6 per cento e stabile da mesi. 

Sotto lo sbarramento troviamo Italexit di Gianluigi Paragone al 2,8 per cento, Più Europa al 2 per cento, Noi moderati all’1,6 per cento e Impegno civico all’1,1 per cento. Il partito di Luigi Di Maio – alleato con il Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e Più Europa – rischia dunque di rimanere sotto l’1 per cento, una percentuale che causerebbe la perdita dei voti presi. L’attuale legge elettorale (il cosiddetto “Rosatellum”) prevede infatti che i voti delle liste tra l’1 e il 3 per cento vadano ai partiti della coalizione sopra il 3 per cento, mentre sotto l’1 per cento vadano persi. 

Se i sondaggi saranno confermati, il Partito democratico e l’Alleanza Verdi-Sinistra potranno quindi raccogliere un numero maggiore di seggi al proporzionale grazie ai voti che i due alleati minori gli cederanno, rimanendo sotto il 3 per cento. 

Ricapitolando: nel complesso, la coalizione di centrodestra è data al 46,5 per cento, quella di centrosinistra al 28,8 per cento, il Movimento 5 Stelle al 12,4 per cento e la lista Azione-Italia viva al 6,4 per cento. Il vantaggio del centrodestra supera quindi i 17 punti percentuali.
In base a questi sondaggi e ai voti delle elezioni europee del 2019, stimiamo che alla Camera dei deputati il centrodestra possa ottenere 242 seggi, il centrosinistra 97, il Movimento 5 Stelle 34 e Azione-Italia viva 17. I partiti di centrodestra avrebbero quindi circa il 60 per cento dei seggi: questo è dovuto al fatto che lo schieramento dovrebbe riuscire a vincere circa l’80 per cento dei collegi uninominali, che vengono assegnati con il sistema maggioritario, dove vince il candidato che prende anche solo un voto in più rispetto all’avversario.

Al Senato le proporzioni dovrebbero essere molto simili, ma è possibile che i partiti minori raccolgano meno seggi per via degli sbarramenti impliciti dovuti alla distribuzione regionale dei seggi.
Il centrodestra potrebbe essere vicino a raggiungere la maggioranza in Parlamento, ossia circa il 65 per cento dei seggi, che gli permetterebbe di cambiare la Costituzione senza passare da un referendum confermativo. Al momento questo scenario, seppure non così remoto, non è comunque quello più probabile.

Va comunque considerato che nei prossimi dieci giorni i sondaggi possono ancora cambiare e che alle precedenti elezioni la fotografia dei quindici giorni precedenti al voto non si è dimostrata così affidabile.

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