I conti di Letta sul “voto utile” al Pd non tornano?

Secondo il segretario, il centrodestra potrebbe vincere il 70 per cento dei seggi prendendo il 43 per cento dei voti, mentre un +4 per cento al suo partito riaprirebbe la partita: quanto sono probabili questi due scenari?
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 6 settembre, il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha ribadito in almeno due occasioni che, a causa dell’attuale legge elettorale, alle elezioni del 25 settembre la coalizione di centrodestra può vincere il 70 per cento dei seggi in Parlamento prendendo meno della metà dei voti. «Con questa legge elettorale, il 43 per cento o il 44 per cento di voti dati al centrodestra possono dare un Parlamento in cui la rappresentanza della destra è del 70 per cento», ha dichiarato Letta, ospite a L’aria che tira su La7, ribadendo lo stesso concetto in un appello ai candidati della coalizione di centrosinistra. 

L’obiettivo di Letta è quello di far leva sul cosiddetto “voto utile”, ossia convincere gli elettori a votare il Pd, e non gli altri schieramenti, per evitare un’ampia vittoria del centrodestra. «Un +4 per cento a noi, oggi, ci consentirebbe di tenere la destra sotto il 55 per cento, e quindi di riportare la partita nella contendibilità», ha dichiarato Letta, facendo affidamento, secondo fonti stampa, a uno «studio riservato». 

Abbiamo verificato ed entrambi gli scenari, al momento, sembrano essere poco probabili.

Quanti seggi può vincere il centrodestra

Sulla base dei sondaggi attuali e dei voti ottenuti dai partiti alle elezioni europee del 2019, si possono fare alcune stime sui possibili risultati delle elezioni del 25 settembre. Per semplicità, in questa analisi ci limiteremo alle stime relative alla Camera dei deputati, dove i voti sono assegnati su base nazionale.

Attualmente, nei sondaggi la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati) è data in media al 47 per cento, quella di centrosinistra (Pd, Più Europa, Alleanza Verdi-Sinistra e Impegno civico) al 29 per cento, il Movimento 5 stelle all’11 per cento e l’alleanza tra Azione e Italia viva al 6 per cento. Sulla base di questi dati, il centrodestra otterrebbe 246 seggi, il centrosinistra 98, il Movimento 5 stelle 29 e Azione-Italia viva 16, mentre i restanti seggi andrebbero a partiti regionali e ai deputati eletti all’estero.

Con gli attuali sondaggi, quindi, il centrodestra otterrebbe il 61 per cento dei seggi con circa il 47 per cento dei voti: dunque meno seggi di quelli indicati da Letta, nonostante una percentuale di voti più alta rispetto alla soglia citata dal segretario del Pd. In ogni caso, l’ampia differenza tra il numero di seggi del centrodestra e i voti ottenuti dalla coalizione è motivata dal fatto che, in base all’attuale legge elettorale, un terzo dei posti in Parlamento sono assegnati in collegi uninominali, con un sistema maggioritario: qui, in base alle stime, il centrodestra ne vincerebbe circa l’82 per cento. Si tratta di un risultato inevitabile quando una coalizione ha un così largo vantaggio sull’altra. Al centrosinistra resterebbero solo alcuni collegi nelle città più grandi e nelle regioni tradizionalmente vicine al centrosinistra. A conclusioni molto simili sono arrivati anche istituti di sondaggi come Tecnè e Ixè.
Nel caso in cui il centrodestra dovesse prendere il 44 per cento dei voti – la percentuale indicata da Letta nel suo appello – il numero di seggi per la coalizione non cambierebbe di molto, attestandosi intorno a 238. Il centrosinistra salirebbe a 104, il Movimento 5 stelle ne vincerebbe 29 e Azione-Italia viva 16. Il centrodestra quindi avrebbe il 59 per cento dei seggi, e non il 70 per cento pronosticato da Letta.

Inoltre, va considerato che in questo scenario il centrodestra perderebbe tre punti percentuali, che non abbiamo redistribuito agli altri partiti. Se, per esempio, ipotizziamo che questi voti vadano agli altri partiti, il centrodestra scenderebbe a 234 seggi, pari al 58 per cento, dal momento che ne perderebbe alcuni di quelli assegnati con il sistema proporzionale.

L’appello al “voto utile” di Letta ha senso?

Come anticipato, il segretario del Pd sta puntando sull’appello al cosiddetto “voto utile” sostenendo che votare per il Movimento 5 Stelle o per Azione-Italia viva rischia di consegnare al centrodestra il 70 per cento dei seggi. In particolare, secondo Letta, se il centrosinistra crescesse di quattro punti percentuali, questo «consentirebbe di tenere la destra sotto al 55 per cento, e quindi di riportare la partita nella contendibilità».

Se il centrosinistra ottenesse il 33 per cento dei voti (+4 per cento rispetto al 29 per cento indicato attualmente dai sondaggi), sottraendo due punti percentuali al Movimento 5 stelle e due ad Azione-Italia, lo svantaggio nei confronti del centrodestra si ridurrebbe a 14 punti percentuali. Probabilmente, questo numero è insufficiente affinché il centrodestra ottenga il 55 per cento dei seggi. 

La simulazione dei risultati evidenzia che in questo scenario il centrodestra otterrebbe 241 seggi, il centrosinistra 116, il Movimento 5 stelle 24 e Azione-Italia viva 11. La maggioranza del centrodestra sarebbe pari al 60 per cento dei seggi.
Affinché il centrodestra arrivi al 55 per cento dei seggi, lo svantaggio del centrosinistra dovrebbe essere intorno ai sei o sette punti percentuali. In uno scenario in cui il centrodestra è al 46 per cento e il centrosinistra è al 40 per cento, prosciugando grazie al “voto utile” le preferenze al Movimento 5 stelle e ad Azione-Italia viva, eventualmente fermi rispettivamente al 4 e 3 per cento, il centrodestra prenderebbe il 54 per cento dei seggi.

Il centrodestra potrebbe perdere la maggioranza alla Camera se il vantaggio con il centrosinistra si riducesse intorno ai 3 o 4 punti. Ma perché questo avvenga, sarebbe necessario che il centrosinistra recuperi circa 15 punti percentuali, sostanzialmente azzerando il Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva, uno scenario al momento poco realistico. Infine, va sottolineato che l’appello al “voto utile” di Letta arriva in un momento in cui il Pd è dato in calo in quasi tutti i sondaggi.

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