Numeri alla mano, il piano di Calenda per un nuovo governo Draghi non può funzionare

In base agli attuali sondaggi e a un’eventuale crescita dei due partiti, sembra difficile che la coalizione tra Azione e Italia viva possa limitare la vittoria del centrodestra
ANSA/MATTEO CORNER
ANSA/MATTEO CORNER
L’obiettivo dichiarato dell’alleanza tra Azione e Italia viva alle elezioni del 25 settembre è quello di ottenere tra il 10 e il 12 per cento dei voti. Il 30 agosto, ospite a Sky TG24, il leader della lista Carlo Calenda ha dichiarato che questo risultato impedirebbe una «vittoria netta» della coalizione di centrodestra e spingerebbe alla formazione di un nuovo governo “di unità nazionale” – nelle intenzioni di Calenda, di nuovo guidato da Mario Draghi e supportato anche dal Partito democratico, dalla Lega e da Forza Italia. 

Numeri alla mano, quanto è realistico uno scenario di questo tipo?

Che cosa dicono i sondaggi

Al momento, i sondaggi attribuiscono in media al centrodestra il 47,4 per cento dei voti, al centrosinistra il 29,4 per cento, al Movimento 5 Stelle l’11,2 per cento e all’alleanza tra Azione e Italia Viva il 6,1 per cento.
Sulla base dei sondaggi e dei voti ottenuti ai partiti alle elezioni europee del 2019, si possono fare alcune stime sui possibili risultati del 25 settembre. Per semplicità, in questa analisi ci limiteremo alle stime relative solo alla Camera dei deputati, dove i voti sono assegnati su base nazionale. Al Senato, dove la distribuzione è su base regionale, si possono comunque applicare con buona approssimazione le previsioni relative alla Camera, con la metà dei seggi. Va però sottolineato che nelle regioni più piccole, per via degli sbarramenti impliciti dell’attuale legge elettorale, è possibile che al Senato il risultato di Azione e Italia viva possa essere leggermente peggiore rispetto alla Camera nella parte dei seggi assegnata con il sistema proporzionale.

I quattro scenari

In base dagli ultimi sondaggi, si può stimare che il centrodestra vincerebbe all’incirca 246 seggi alla Camera su 400, il centrosinistra circa 98, il M5S 29 e l’alleanza tra Azione e Italia viva intorno a 16, mentre i restanti andrebbero ad altri partiti. In questo scenario, quindi, il centrodestra otterrebbe più del 60 per cento dei seggi. 
Ma che cosa succederebbe se Azione e Italia viva prendesse l’11 per cento, sottraendo tutti i voti in più al centrodestra, che quindi calerebbe al 42 per cento, con il centrosinistra e il Movimento 5 stelle stabili sui valori attuali? Il centrodestra otterrebbe 230 seggi, il centrosinistra 101, il M5S 29, così come Azione-Italia viva. Il centrodestra sarebbe quindi al 57 per cento dei seggi.
Vediamo adesso lo scenario in cui i voti guadagnati da Azione e Italia viva non venissero tutti dal centrodestra, ma una parte anche dal centrosinistra, con cui Calenda si era alleato a inizio agosto, per poi fare marcia indietro. In questo scenario, il centrodestra sarebbe al 44 per cento, il centrosinistra al 27 per cento, il Movimento 5 stelle all’11 per cento e Azione e Italia viva all’11 per cento. Il centrodestra otterrebbe così 239 seggi, il centrosinistra 92, il Movimento 5 stelle 29, così come Azione e Italia viva. Il centrodestra avrebbe quindi il 58 per cento dei seggi. 
E se ci fosse un clamoroso successo elettorale della lista centrista, che porterebbe Azione e Italia viva al 15 per cento, che cosa cambierebbe? In questo caso, assumiamo che i due terzi dei nuovi voti arrivino dal centrodestra (che scenderebbe al 41 per cento), e un terzo dagli altri schieramenti, con il centrosinistra al 25 per cento, Azione e Italia Viva al 15 per cento e il Movimento 5 stelle all’11 per cento. In questo scenario, il centrodestra otterrebbe 233 seggi, il centrosinistra 87, Azione e Italia viva 40 e il Movimento 5 stelle 29 seggi. I partiti di centrodestra avrebbero quindi una maggioranza del 58 per cento.
Ricapitolando: in tutti e quattro gli scenari, il centrodestra sarebbe sopra al 50 per cento dei seggi alla Camera. 

Quanti seggi servono per una maggioranza stabile

Parte del ragionamento di Calenda si basa sul fatto che con l’11 per cento dei consensi, Azione e Italia viva impedirebbero al centrodestra di avere una maggioranza forte in Parlamento. Ma quanti seggi servono per avere una maggioranza stabile alle camere? Rispondere con certezza a questa domanda è impossibile, ma si può vedere che cosa è successo in passato. In generale, i governi in Italia non sono molto stabili, ma c’è una chiara eccezione: il secondo governo guidato da Silvio Berlusconi tra il 2001 e il 2006. 

Alle elezioni del 2001 la Casa delle Libertà – formata da Forza Italia (29,4 per cento alle urne), Alleanza Nazionale (12 per cento), Lega Nord (3,9 per cento), Ccd-Cdu (3,22 per cento) e Nuovo Psi (1 per cento) – ottenne alla Camera 355 seggi su 630, grazie alla componente maggioritaria della legge elettorale in vigore all’epoca (il Mattarellum), e 176 su 315 al Senato. La maggioranza parlamentare era del 56 per cento circa.

Il secondo governo a essere durato di più nella storia italiana è stato il quarto governo Berlusconi, che ha governato dal 2008 al 2011. In quel caso, il centrodestra alle elezioni, grazie al premio di maggioranza del Porcellum, ottenne 344 seggi alla Camera e 168 al Senato, una maggioranza intorno al 54 per cento. 

Entrambe le percentuali appena vista rientrano nei quattro scenari che abbiamo analizzato sopra.

Come può perdere la maggioranza il centrodestra

Dunque, i risultati di Azione e Italia viva rischiano di avere poca influenza sul risultato dello schieramento centrista. Il motivo sta nel sistema maggioritario dell’attuale legge elettorale (il Rosatellum), che assegna un terzo dei seggi. 

Se la prima coalizione ha un largo vantaggio sulla seconda, è destinata a vincere la stragrande maggioranza dei collegi uninominali. Nello scenario che abbiamo ipotizzato, con il centrodestra al 42 per cento, il centrosinistra al 29 e Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva all’11 per cento, la coalizione di centrodestra otterrebbe 129 seggi uninominali e quella di sinistra 25, mentre i restanti andrebbero all’Südtiroler Volkspartei (Svp) in Alto Adige. 

Il sito di analisi elettorali YouTrend ha calcolato, simulando virtualmente un gran numero di elezioni, che il centrodestra non avrà la maggioranza in Parlamento se avrà un vantaggio sul centrosinistra inferiore al 5 per cento. C’è qualche possibilità che questo avvenga anche con un distacco intorno all’8 per cento, ma attualmente i sondaggi danno il divario intorno al 18 per cento.

In conclusione, il risultato elettorale di Azione Italia rischia di essere poco rilevante, se l’obiettivo è quello di dar vita a un nuovo governo di unità nazionale: se i sondaggi attuali saranno confermati nelle urne, il centrodestra avrà comunque una maggioranza consistente, che in passato – sebbene con alleanze diverse – le ha permesso di governare a lungo.

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