L’affluenza alle europee è sempre più bassa in Italia

Alle elezioni del 2019 ha votato poco più di un elettore su due, un dato che rischia di abbassarsi ancora al voto dell’8 e 9 giugno, visto il recente precedente negativo del 2022
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Alle ultime elezioni politiche, tenutesi il 25 settembre 2022 per rinnovare il Parlamento nazionale, in Italia ha votato circa il 64 per cento degli aventi diritto di voto: l’affluenza più bassa registrata in tutta la storia repubblicana italiana. Il calo dell’affluenza ha colpito anche le ultime elezioni europee, dove la partecipazione al voto è stata ancora più bassa rispetto alle elezioni politiche: il 26 maggio 2019, infatti, ha votato nel nostro Paese il 54,5 per cento degli elettori.

Quest’ultima percentuale non è stata qualcosa di inaspettato: la partecipazione degli elettori italiani alle europee, nonostante sia sempre stata superiore alla media europea, è costantemente in calo nel tempo, in parte in controtendenza con quanto avvenuto in altri Paesi.

L’affluenza alle europee in Italia

Fino a oggi si sono tenute in Italia nove elezioni per rinnovare i componenti del Parlamento europeo: la prima nel 1979, l’ultima nel 2019. L’affluenza elettorale nel nostro Paese è stata sempre superiore alla media Ue, ma nel tempo si è caratterizzata per un calo della partecipazione degli elettori al voto.

Nel 1979, in Italia ha votato alle europee l’85,7 per cento degli aventi diritto di voto, contro una media Ue pari al 62 per cento. Questa dinamica si è confermata nelle due elezioni successive: nel 1984 l’affluenza è stata pari all’82,5 per cento, nel 1989 all’81,1 per cento. Dagli anni Novanta il calo dell’affluenza elettorale è aumentato: nel 1994 la partecipazione è scesa al 73,6 per cento, nel 1999 al 69,8 per cento, mentre nel 2004 c’è stato un leggero rialzo, al 71,7 per cento. La tendenza al ribasso si è accentuata nelle elezioni successive: nel 2009 l’affluenza è scesa al 66,5 per cento, nel 2014 al 57,2 per cento e nel 2019 al già citato 54,5 per cento.

Il calo registrato cinque anni fa è in controtendenza rispetto alla media Ue, che alle ultime elezioni è aumentata, passando dal 42,6 per cento al 50,7 per cento, un’affluenza che non si raggiungeva da vent’anni.

Quanto votano gli altri grandi Paesi europei

Anche gli altri tre grandi Paesi europei hanno registrato un calo dell’affluenza alle elezioni europee, però con alcune differenze rispetto all’Italia. 

In Germania la partecipazione al voto è passata dal 65,7 per cento del 1979 al 61,4 per cento nel 2019, toccando un minimo storico del 43 per cento nel 2004. La Francia ha registrato un calo costante dell’affluenza nel corso degli anni, passando dal 60,7 per cento nel 1979 al minimo del 40,6 per cento del 2014. Nel 2019 c’è stata comunque una risalita al 50,1 per cento.

La Spagna, che è entrata nell’Ue nel 1986 e non ha partecipato alle elezioni del 1979, ha registrato un’affluenza del 54,7 per cento nella sua prima elezione europea, per poi scendere al 43,8 per cento nel 2014 e risalire al 60,7 per cento nel 2019. La Spagna aveva votato per le europee anche nel 1987, in una tornata di elezioni straordinaria dopo il suo ingresso nell’Ue. All’epoca l’affluenza era stata del 68,5 per cento.

Il Regno Unito, che è uscito ufficialmente dall’Ue nel 2020, ha sempre avuto un’affluenza inferiore alla media europea, con un minimo del 24 per cento nel 1999 e un massimo del 38,5 per cento nel 2004. Queste basse percentuali sono spiegabili in parte con lo scetticismo britannico verso l’integrazione europea, sfociato poi nella Brexit.

Dove si vota di più e dove di meno

Il Belgio e il Lussemburgo sono i due Stati che storicamente hanno avuto l’affluenza più alta alle elezioni europee: il primo ha avuto una partecipazione al voto sempre superiore all’80 per cento, con un picco del 92,1 per cento nel 1984; anche il secondo ha sempre superato l’affluenza dell’80 per cento. Insieme a Grecia e Cipro, questi due Paesi hanno il voto obbligatorio, sebbene le conseguenze del non voto siano di fatto inesistenti. Per esempio, in Belgio chi non vota rischia di essere multato, anche se raramente vengono fatte sanzioni, mentre in Lussemburgo è dal 1964 che gli elettori non vengono puniti per non aver votato.

Nel 2019 l’altro Paese che ha superato l’affluenza del 70 per cento è stato Malta, mentre tra il 60 e il 70 per cento si sono piazzate Danimarca, Germania e Spagna.

All’estremo opposto, tra i Paesi storicamente con un’affluenza molto bassa ci sono la Slovacchia e la Repubblica Ceca: la prima ha registrato un’affluenza del 17 per cento nel 2004, poco dopo il suo ingresso nell’Ue, e del 24,7 per cento nel 2019; la seconda ha registrato un’affluenza costantemente inferiore al 30 per cento, con un minimo del 18,2 per cento nel 2014.

Nella maggior parte delle tornate elettorali, più della metà dei Paesi membri dell’Ue ha registrato un’affluenza inferiore al 50 per cento. L’affluenza più bassa in generale è stata toccata nel 1999, quando tre quarti dei Paesi hanno visto meno della metà degli aventi diritto recarsi alle urne. Tra il 2004 e il 2019 il 65 per cento dei Paesi ha avuto in media un’affluenza inferiore al 50 per cento, mentre nel 2019 si è raggiunto il dato migliore con solo la metà dei Paesi (14 su 28) sotto questa soglia.

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