Perché il Senato era semivuoto per la violenza contro le donne

La nuova legge è stata approvata all’unanimità, ma a molti non è piaciuto che durante la discussione ci fossero pochi senatori in aula. Dietro a questo comportamento ci sono varie motivazioni
Susanna Camusso – X
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Mercoledì 22 novembre il Senato ha approvato definitivamente una nuova legge per contrastare la violenza sulle donne. Nonostante non ci siano stati voti contrari, è nata comunque una polemica sul basso numero di senatori presenti in aula, come già avvenuto in passato alla Camera, per esempio, per una legge sul suicidio assistito. Poco prima di mezzogiorno Susanna Camusso, senatrice eletta con il Partito Democratico, ha infatti pubblicato su X una foto dei banchi del Senato quasi tutti vuoti. Pochi minuti dopo il capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan le ha risposto con un’altra foto dell’aula, in cui era assente la stessa Camusso. 
Ma perché durante la discussione di una legge così significativa c’erano pochi senatori in aula? Le foto dimostrano uno scarso interesse dei parlamentari su un tema così importante come quello della violenza sulle donne? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, innanzitutto su che cosa è avvenuto davvero in aula e su come funziona più in generale il Parlamento.

Le assenze durante la discussione generale

Mercoledì la seduta nell’aula del Senato è durata circa sei ore, tra le dieci del mattino e le cinque circa del pomeriggio. Prima del voto finale si è tenuta la cosiddetta “discussione generale” sul disegno di legge, presentato in Parlamento dal governo a luglio e già approvato dalla Camera un mese fa. Durante la discussione generale alcuni senatori di vari partiti hanno preso la parola in aula per esprimere le loro opinioni sul testo all’esame dell’aula. Dopo questa fase si sono tenute le dichiarazioni di voto vere e proprie, in cui un rappresentante di ogni partito ha fatto un breve discorso per dire come e perché avrebbe votato sul provvedimento. Infine si è tenuta la votazione a cui hanno partecipato, votando tutti a favore, 157 senatori su 205 (conteggiando i cinque senatori a vita): più del 76 per cento del totale. 

Dunque poco meno di un senatore su quattro non ha partecipato al voto, ma questo non dimostra necessariamente scarso interesse sulle nuove misure contro la violenza sulle donne. Durante i lavori in aula spesso succede che ci siano assenze tra i parlamentari: alcuni possono essere impegnati in altri compiti istituzionali, altri ancora fanno parte del governo e quindi non posso partecipare sempre a tutte le votazioni. Nel caso in questione, 26 senatori erano assenti, quattro erano occupati in attività per il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), mentre uno era assente per «partecipare a un incontro internazionale».

Venendo alle presenze, verso la metà della discussione generale erano in effetti pochi i senatori in aula: meno di una cinquantina come mostrano (min: 1:52:38) le immagini della web tv del Senato.
Immagine 1. Aula del Senato, ore 12:00. È in corso la discussione generale sul disegno di legge contro la violenza sulle donne - Fonte: Senato TV
Immagine 1. Aula del Senato, ore 12:00. È in corso la discussione generale sul disegno di legge contro la violenza sulle donne - Fonte: Senato TV
Finita la discussione generale, che in parte si è tenuta durante l’orario di pranzo, si sono aggiunti (min: 03:16:59) altri senatori per l’esame degli ordini del giorno, ossia gli atti di indirizzo con cui i parlamentari chiedono al governo di intervenire su una determinata questione. Per il voto finale sono arrivati ancora altri senatori.

Al di là del numero preciso, va tenuto presente che il Senato sembra sempre mezzo vuoto: con il taglio dei parlamentari il numero dei senatori è passato da 315 a 200, ma la struttura dell’aula non è stata cambiata e conteggia più di 400 posti. Insomma, anche se fossero sempre presenti tutti i senatori in aula, molte poltrone rimarrebbero vuote.
Immagine 2. Aula del Senato, ore 13:54. È terminata la discussione generale e si passa all’esame (con voto) degli ordini del giorno - Fonte: Senato TV
Immagine 2. Aula del Senato, ore 13:54. È terminata la discussione generale e si passa all’esame (con voto) degli ordini del giorno - Fonte: Senato TV

Come funziona il Parlamento

Sulla partecipazione dei parlamentari alle discussioni generali al Senato, così come alla Camera, vanno però fatte alcune precisazioni.

La scarsa presenza di senatori e deputati durante le discussioni generali è una prassi del Parlamento. «Mi sembra una polemica strumentale, fatta soltanto per attirare l’attenzione e fare clamore. Le discussioni generali sono spesso molto lunghe e sono chiamati a parlare i parlamentari stabiliti dai gruppi. È normale dunque che durante la discussione generale di questo provvedimento non ci siano stati tutti i senatori», ha spiegato a Pagella Politica la senatrice Susanna Donatella Campione (Fratelli d’Italia), relatrice del disegno di legge contro la violenza sulle donne. «Il lavoro del parlamentare non si esaurisce in aula, ma è fatto pure di incontri, telefonate e interviste, ed è dunque nella norma che un senatore possa uscire dall’aula durante una discussione. L’importante è il risultato finale, ossia l’approvazione del provvedimento», ha aggiunto Campione. 

Una posizione simile è condivisa anche da alcuni esponenti dell’opposizione. «Io personalmente tendo a stare molto in aula, ma nella discussione generale di solito parla chi deve parlare, e basta», ha raccontato a Pagella Politica un senatore di un partito all’opposizione che ha preferito rimanere anonimo. «Magari quando parla quello del tuo gruppo, un messaggino interno alla chat dei senatori o dei deputati ti dice che sta per parlare l’onorevole X e quindi vai in aula e ci stai. Ti metti accanto, per non farlo stare da solo e per entrare nelle inquadrature in maniera tale che sembra che l’aula è più piena di quello che è. Questo è quello che avviene in discussione generale», ha aggiunto. Il più delle volte queste discussioni vengono fissate il lunedì, motivo per cui in questo giorno della settimana entrambe le aule di Camera e Senato sono spesso semivuote

Secondo il senatore, le votazioni sono più partecipate delle altre fasi in aula anche per questioni economiche: «Il voto è importante perché un pezzo dello stipendio di un parlamentare deriva proprio dalla partecipazione alle votazioni». Al Senato, così come alla Camera, il valore della diaria mensile, ossia il rimborso delle spese di soggiorno a Roma, è decurtato in proporzione alle assenze dei parlamentari dalle votazioni. 

Oltre al lavoro d’aula ogni senatore è membro di una o più commissioni parlamentari, le cui sedute possono sovrapporsi e impedire in alcuni casi la partecipazione ai lavori dell’aula. Stando all’agenda del Senato del 22 novembre, la riunione dell’aula non era comunque in concomitanza con nessun’altra riunione a eccezione di una seduta della Commissione Ambiente e di una seduta della Commissione per le questioni regionali, che però sono durate entrambe al massimo dieci minuti. 

Ad altri senatori non sono comunque piaciute le tante assenze durante la discussione generale. «Non nego di aver provato un certo imbarazzo nel vedere così pochi presenti in aula nella discussione di un provvedimento così importante», ha detto a Pagella Politica il senatore Marco Croatti (Movimento 5 Stelle). «Sappiamo bene la prassi delle discussioni generali e sappiamo che possono esserci assenze, ma avrei preferito uno sforzo in più da parte di tutti per essere il più presenti possibili su un tema come la violenza sulle donne».

Momenti poco importanti

I senatori con cui abbiamo parlato concordano sul fatto che di solito le discussioni generali hanno un’importanza limitata rispetto alle altre fasi dell’approvazione di una legge. Il momento più significativo è quello del voto, mentre alcuni parlamentari hanno definito la prassi della discussione e delle dichiarazioni di voto «una ginnastica», utile soprattutto a «mettere la faccia» su un provvedimento e dimostrare la propria attenzione nei confronti di uno specifico tema. Per questo motivo il momento più ambito dai parlamentari è quello delle dichiarazioni di voto.

Di tanto in tanto succede che durante le discussioni generali un parlamentare dica qualcosa di rilevante e sollevi una questione controversa, che magari potrebbe modificare la posizione di uno o più gruppi parlamentari su un disegno di legge. Interventi eccessivamente polemici nei confronti degli avversari politici o al contrario discorsi ragionati, che vanno incontro alle richieste di opposti schieramenti, possono produrre un qualche risultato e instaurare – o far naufragare – gli accordi tra i partiti. Ma come hanno riferito fonti parlamentari a Pagella Politica, questo avviene in rari casi.

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