Va però considerato il fatto che inviare denaro all’estero, soprattutto in Paesi emergenti e con un sistema bancario poco sviluppato, è già molto costoso a causa dei costi di transazione richiesti da servizi di money transfer come Western Union. Imporre ulteriori costi potrebbe rappresentare un disincentivo molto forte a immigrare nel nostro Paese, in un contesto in cui, già oggi, la maggior parte dei potenziali migranti preferirebbe trovarsi in un Paese diverso rispetto al nostro, come dimostrano i numerosi tentativi dei richiedenti asilo che arrivano dall’Africa di attraversare il confine settentrionale e andare in Francia, in Austria e, in generale, nel Nord Europa. Un’imposta sulle rimesse, oltre a essere difficilmente applicabile (come faccio a capire se un trasferimento di denaro è una rimessa o un semplice scambio tra due soggetti in due Paesi diversi?), comporterebbe quindi un ulteriore disincentivo ad arrivare in Italia per tutti quei lavoratori che hanno effettivamente una scelta, per esempio quelli con competenze elevate, che sono anche quelli di cui avremmo più bisogno.
Dunque, al di là degli effetti economici diretti, un giro di vite sulle rimesse non farebbe altro che peggiorare il “problema” dell’immigrazione in Italia, ossia lo scarso livello di competenze e di capacità di generare valore aggiunto di una buona parte della forza lavoro immigrata. Questo perché i lavoratori stranieri con un livello di istruzione e di competenze elevato, tenderebbero a scegliere opzioni più accoglienti e con maggiori prospettive economiche.