Quasi 30 reati in sei anni: così il codice penale continua ad allungarsi

Un tratto distintivo del governo Meloni è allungare la lista dei comportamenti puniti dallo Stato, ma i suoi predecessori non sono stati da meno
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Chi trova un antico vaso di valore in fondo al mare e prova a venderlo, rischia di finire in carcere per sei anni. La reclusione di chi spara in aria con una pistola per intimorire qualcuno può arrivare invece a un massimo di otto anni. E rischia la stessa pena chi danneggia un sistema informatico considerato di interesse pubblico.

Questi comportamenti, all’apparenza molto diversi tra loro, hanno una cosa in comune: fino a poco tempo fa non erano puniti in modo esplicito dal codice penale. O meglio, potevano essere puniti sulla base di altri reati. Il governo e il Parlamento hanno deciso così che bisognava allungare il codice penale per punirli con articoli più specifici. 

Quelli che abbiamo appena visto sono solo tre esempi dei nuovi reati introdotti negli ultimi anni. Secondo le verifiche di Pagella Politica, dal 1° giugno 2018 a oggi si sono alternati quattro governi alla guida del Paese. Nel frattempo si è conclusa una legislatura e ne è iniziata un’altra, e nel codice penale sono stati introdotti 28 nuovi articoli per punire altrettanti nuovi reati. Non solo: nello stesso periodo di tempo altri 45 articoli del codice penale sono stati ampliati per punire in maniera più severa vari comportamenti illegali, dall’uso dei bambini nell’accattonaggio agli incendi dei boschi [1]. In poco più di sei anni, invece, i reati abrogati sono stati sei, ma come vedremo questo non vuol dire che siano spariti del tutto.

Il ritmo del governo Meloni

Finora il governo Meloni è stato uno dei governi recenti più attivi nell’allungare il codice penale. 

All’inizio di agosto, con la definitiva conversione in legge del decreto “Carceri”, è stato introdotto il nuovo articolo 314-bis, che punisce il reato di “indebita destinazione di denaro o cose mobili”. Questa novità colma in parte l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio contenuta nel disegno di legge sulla giustizia approvato pochi giorni prima dal Parlamento, su proposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio. 

In totale, durante il governo Meloni sono stati introdotti otto nuovi reati nel codice penale. Uno dei più discussi – contenuto nel primo decreto-legge firmato dal governo – è quello che punisce l’organizzazione dei rave party, o meglio, l’“invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica”, per usare il linguaggio scelto dal legislatore. Il decreto “Caivano”, convertito in legge a novembre 2023, ha inserito nel codice penale il già citato reato di “pubblica intimidazione con uso di armi” (la “stesa”, come è chiamata nel linguaggio camorristico) e il reato di “inosservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori”. Ora i genitori che non mandano a scuola i figli rischiano fino a due anni di carcere, mentre prima gli si poteva dare al massimo una multa da 30 euro.

Anche i reati di “omicidio nautico” e di “lesioni personali nautiche gravi o gravissime” sono stati introdotti durante il governo Meloni, a settembre 2023, sulla base di una proposta di legge presentata da due parlamentari di Fratelli d’Italia. Al di là del colore politico dei suoi sostenitori, in Parlamento il testo ha ricevuto il voto favorevole di quasi tutti i deputati e senatori, raccogliendo un ampio consenso tra i partiti.

Proprio dal Parlamento nei prossimi mesi potranno arrivare altre novità per il codice penale, con l’inserimento e l’ampliamento di nuovi reati. La Camera sta infatti esaminando il disegno di legge “Sicurezza”, presentato dal governo, che vuole introdurre tre nuovi reati: la “detenzione di materiale con finalità di terrorismo”; l’“occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”; e la “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”. 

Il Senato invece sta esaminando il disegno di legge – anche in questo caso presentato dal governo – che chiede di dare al governo i poteri per adottare nuove misure sull’intelligenza artificiale. Qui si propone di ampliare alcuni reati già esistenti per punire in maniera più puntuale, secondo i promotori del provvedimento, l’uso dell’intelligenza artificiale. La lista dei reati allargati è lunga e va dalla truffa alla frode informatica, passando per la sostituzione di persona e il riciclaggio.

Non c’è solo il codice penale

Nella nostra analisi ci siamo limitati a raccogliere le modifiche che sono state fatte al codice penale, ma questo non è l’unico modo con cui il governo Meloni è intervenuto per punire alcuni comportamenti. 

Per esempio, l’anno scorso il decreto “Cutro” ha introdotto nel Testo unico sull’immigrazione una nuova fattispecie di reato: chi trasporta migranti illegalmente, mettendone in pericolo la vita, rischia da venti a trent’anni di carcere. Con un altro decreto, che è intervenuto sulle norme in materia ambientale, l’abbandono di rifiuti è stato trasformato in un reato di tipo contravvenzionale: chi lo commette rischia una multa fino a ventimila euro se i rifiuti abbandonati sono pericolosi. Lo stesso provvedimento, grazie a un emendamento approvato in Parlamento, ha ampliato le sanzioni previste dalla legge del 1992 sulla protezione della fauna selvatica: chi cattura o abbatte un esemplare di orso bruno marsicano – una specie diffusa in una parte degli Appennini – rischia fino a due anni di carcere e una multa di diecimila euro.

Al Senato è all’esame il disegno di legge, già approvato a luglio 2023 dalla Camera, che chiede di punire chi ricorre alla gestazione per altri (chiamata anche “maternità surrogata”) all’estero. Se sarà approvata definitivamente, questa modifica non cambierà il codice penale, ma la legge del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Già oggi questa legge punisce chi ricorre alla gestazione per altri in Italia con una multa fino a un milione di euro e con la reclusione fino a due anni di carcere.

Gli altri governi

E dire che durante il suo insediamento come ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva proposto di sfoltire il numero di reati per velocizzare i processi. «La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati. Bisogna eliminare questo pregiudizio che la sicurezza e la buona amministrazione siano tutelati dalle leggi penali: questo non è vero», aveva detto il 22 ottobre 2022 Nordio. Nei mesi successivi lo stesso ministro ha ribadito che in passato, quando lui stesso ha guidato una commissione per riformare il codice penale, ha proposto senza successo la via della depenalizzazione per contrastare il fenomeno opposto, quello della «panpenalizzazione». Nonostante le parole del ministro, la direzione intrapresa dal suo governo è stata un’altra. Ma anche i governi precedenti non si sono tirati indietro, quando si è trattato di introdurre nuovi reati.

Per esempio, durante il governo Draghi, a marzo 2022 il Parlamento ha approvato la riforma dei reati contro il patrimonio culturale, che ha introdotto quattordici nuovi reati, ampliandone altri: tra questi ci sono il furto o l’appropriazione indebita di beni culturali, la loro importazione illecita o il riciclaggio. Nonostante fosse stata presentata dal Partito Democratico, la riforma ha ottenuto comunque il voto favorevole dei parlamentari di tutti i partiti.

Nel 2021 il governo Draghi ha introdotto un altro reato, con un decreto legislativo di attuazione della direttiva europea contro le frodi e le falsificazioni dei mezzi di pagamento diversi dai contanti. Da circa tre anni chi possiede o diffonde dispositivi o programmi informativi per commettere reati che riguardano strumenti di pagamento diversi dai contanti rischia fino a due anni di carcere.

Bisogna tornare invece al 2019 per trovare un provvedimento corposo che ha introdotto una serie di nuovi reati nel codice penale. Nell’estate di quell’anno, quando ancora era in carica il primo governo Conte sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle, il Parlamento ha dato il via libera al cosiddetto “Codice rosso” per tutelare le vittime delle violenze di genere. Questa legge ha inserito nel codice penale quattro nuovi reati, tra cui la “costrizione o induzione al matrimonio” e la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. In più, grazie al “Codice rosso”, chi danneggia il volto di una persona, sfregiandolo in modo permanente, può essere punito con un massimo di quattordici anni di carcere.

Anche il successivo governo Conte – supportato in questo caso dal Movimento 5 Stelle con il Partito Democratico – ha ampliato alcuni reati, introducendone uno nuovo per punire con la reclusione chi mette un telefono a disposizione di un detenuto.

I reati abrogati (più o meno)

A fronte di una trentina di reati inseriti in sei anni nel codice penale, ne sono stati eliminati sei, da ultimo quello che puniva l’abuso d’ufficio. Lo scorso giugno la legge approvata dal Parlamento per rafforzare la cybersicurezza ha abrogato un articolo (il 615-quinquies) che puniva la “detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico”. Parallelamente, però, il contenuto di questo articolo è stato spostato e integrato per intero in nuovo articolo (il 635-quater.1), che porta infatti lo stesso titolo di quello cancellato.

A dicembre 2021 il governo Draghi ha abrogato due articoli del codice penale che punivano i reati legati al possesso abusivo di sostanze utilizzabili per creare esplosivi o alla mancata denuncia di un loro furto. Anche in questo caso l’eliminazione dei due reati non significa che ora questi comportamenti non siano più puniti: semplicemente sono perseguiti da un’altra legge, quella che sanziona chi viola un regolamento europeo sulla restrizione dell’uso di sostanze chimiche. 

Discorso simile vale per il reato di “millantato credito”. Fino all’approvazione della legge “Spazzacorrotti”, avvenuta all’inizio del 2019, questo reato consisteva nel fingere di avere buoni rapporti con un funzionario pubblico per ottenere soldi o vantaggi in cambio della promessa di intercedere con quel funzionario, anche se in realtà non si aveva alcuna influenza su di lui. La legge “Spazzacorrotti” ha abrogato l’articolo del codice penale che puniva il millantato credito, ma questo comportamento resta illegale. La nuova legge ha infatti fatto rientrare il millantato credito in un reato più ampio, allargando la portata dell’articolo 346-bis, che punisce il “traffico di influenze illecite”.

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