Oltre due carceri su tre sono sovraffollate

Più del 70 per cento degli istituti penitenziari in Italia ha più detenuti della capienza regolamentare, una percentuale che cresce se si considerano i posti davvero disponibili
ANSA/ FILIPPO VENEZIA
ANSA/ FILIPPO VENEZIA
Meno di un carcere su tre in Italia rispetta la sua capienza regolamentare: il 72 per cento circa degli istituti penitenziari, infatti, è sovraffollato, ossia contiene più detenuti di quanti potrebbe accogliere. Secondo i dati più aggiornati del Ministero della Giustizia, alla fine di giugno il tasso di sovraffollamento degli istituti penitenziari del nostro Paese ha raggiunto il 120 per cento: su una capienza complessiva di circa 51.200 detenuti, nelle carceri italiane ce n’erano quasi 61.500, il 20 per cento in più. 

Il sovraffollamento carcerario è in continua crescita dal 2020, quando alcune misure adottate nella prima fase della pandemia di Covid-19 avevano ridotto momentaneamente il sovraffollamento, che negli ultimi quattro anni è tornato ad aumentare.
Non tutti gli istituti penitenziari sono sovraffollati allo stesso modo. Secondo le verifiche di Pagella Politica sui dati del ministero, solo 54 istituti penitenziari italiani su 189 ospitano un numero di detenuti inferiore al 100 per cento della loro capienza: il 28,5 per cento, meno di uno su tre. Tra questi, 16 carceri hanno comunque un tasso superiore al 90 per cento, alcuni dei quali molto vicini alla soglia della massima capienza. Il carcere più sovraffollato di tutti è il “Canton Mombello” di Brescia (211 per cento), che alla fine di giugno aveva 384 detenuti su una capienza regolamentare di 182. Al secondo posto c’è il carcere di Grosseto (200 per cento), con 30 detenuti in uno spazio adatto per 15 e al terzo posto il carcere di Foggia (193,1 per cento), con 703 detenuti su una capienza di 364. 
Oltre un istituto penitenziario su cinque (il 21 per cento) ha un tasso di sovraffollamento superiore al 150 per cento. Le regioni con le carceri più piene sono il Friuli-Venezia Giulia, dove i cinque istituti presenti hanno tutti un tasso di sovraffollamento superiore al 100 per cento, la Lombardia e la Puglia, dove in entrambe le regioni solo un istituto su quelli presenti ha una percentuale inferiore alla soglia del 100 per cento.

Una sottostima del fenomeno

Come spiega il Ministero della Giustizia nel presentare i dati sui detenuti presenti negli istituti penitenziari italiani, il numero di posti della capienza regolamentare delle carceri è calcolata considerando 9 metri quadrati a disposizione di ogni singolo detenuto, a cui si aggiungono 5 metri quadrati per ogni altro detenuto presente. Il dato sulla capienza regolamentare, però, «non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato», aggiunge il ministero, facendo riferimento per esempio ai lavori di manutenzione che riducono lo spazio a disposizione dei detenuti. Questo fattore, non considerato dai dati del Ministero della Giustizia, rischia quindi di fornire una sottostima del fenomeno del sovraffollamento carcerario.

Di recente l’associazione Antigone, che da oltre quarant’anni si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penitenziario, ha calcolato che a metà giugno la capienza regolamentare delle carceri italiane era più bassa di circa 4.100 posti rispetto a quella comunicata dal ministero. Dunque, il tasso di sovraffollamento «reale» – che tiene conto dei posti che secondo il ministero sono disponibili, quando in realtà non lo sono – sarebbe intorno al 130 per cento, 10 punti percentuali più alto di quello calcolato sulla base dei dati del Ministero della Giustizia. Gli istituti sovraffollati sarebbero così circa l’80 per cento, ossia quattro su cinque.

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