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I dati di Nordio sui detenuti assolti non tornano

| 11 luglio 2024
La dichiarazione
«Il 30 per cento dei detenuti è in carcere in attesa di giudizio, e statisticamente almeno la metà poi viene assolta»
Fonte: 24 Mattino – Radio 24 | 10 luglio 2024
 ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Verdetto sintetico
Il ministro della Giustizia esagera.
In breve
  • Al 30 giugno 2024, il 15 per cento dei detenuti in Italia era in attesa del primo giudizio. Questa percentuale sale al 25 per cento se si considerano tutti i detenuti in attesa di una sentenza definitiva. TWEET
  • Per meno del 10 per cento delle custodie cautelari in carcere disposte nel 2023 sono state emesse sentenze – definitive e non – di assoluzione o di proscioglimento a vario titolo. TWEET
Il 10 luglio, ospite a 24 Mattino su Radio 24, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato (min. 27:31) del problema «immenso» del sovraffollamento carcerario. Secondo Nordio, in Italia il 30 per cento dei detenuti «è in carcere in attesa di giudizio» e la metà di questi «poi viene assolta», dimostrando che «quella incarcerazione era ingiustificata».

È davvero così? In breve la risposta è no: i numeri del Ministero della Giustizia danno torto al ministro.

I detenuti in attesa di giudizio

Secondo i dati più aggiornati, al 30 giugno 2024 c’erano 61.480 detenuti negli istituti penitenziari italiani. Di questi, il 15 per cento (9.213) era in attesa del primo giudizio, una percentuale più bassa di quella indicata da Nordio. Un altro 10 per cento dei detenuti (6.202) era stato condannato, ma non in via definitiva. Dunque, il 25 per cento era in attesa di una sentenza definitiva, una percentuale più vicina al «30 per cento» citato dal ministro. Ricordiamo che in base all’articolo 27 della Costituzione «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Insomma, un quarto dei detenuti è in carcere senza che sia stato condannato definitivamente.

Come mostra il grafico, in dieci anni la percentuale di detenuti in attesa di primo giudizio e la percentuale di quelli in attesa di una condanna definitiva sono scese. Nel 2014 il 35,2 per cento dei detenuti rientrava in queste due categorie, percentuale che come abbiamo visto alla fine del 2023 è scesa di quasi 10 punti percentuali.

Quanti sono gli assolti dopo la custodia in carcere

La cosiddetta “custodia cautelare in carcere” è una delle misure cautelari che un giudice può disporre verso una persona, non ancora condannata in via definitiva, per esigenze appunto “di cautela”. In base all’articolo 274 del codice di procedura penale, le misure cautelari possono essere disposte a fronte di gravi indizi di colpevolezza e nei casi in cui ci sia il pericolo di fuga dell’indagato, di inquinamento delle prove, di compimento di nuovi e gravi reati o della reiterazione del reato per cui si è accusati. 

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, contenuti in una relazione presentata in Parlamento ad aprile, nel 2023 la custodia cautelare in carcere è stata la misura cautelare più frequente tra quelle disposte dai giudici. Il 27,9 per cento delle misure cautelari disposte l’anno scorso (9.200 su 32.790) era composto da custodie cautelari in carcere. Al secondo posto, con il 21,7 per cento, c’erano gli arresti domiciliari. 

Quante delle 9.200 custodie cautelari in carcere disposte nel 2023 si sono poi concluse con un’assoluzione? La risposta corretta non è «statisticamente almeno la metà», come ha dichiarato il ministro Nordio. I dati del Ministero della Giustizia dicono che per il 5,7 per cento delle custodie cautelari disposte nel 2023 è stata emessa una sentenza di assoluzione. Questa percentuale contiene sia le assoluzioni definitive sia quelle non definitive, che quindi poi possono essersi trasformate in una condanna. A questa percentuale si aggiunge un 3,8 per cento di custodie cautelari in carcere conclusesi con un “Altro tipo di sentenza”: in questa categoria rientrano sentenze di proscioglimento di vario titolo, anche in questo caso definitive e non. Per il 29 per cento delle custodie in carcere, invece, è stata emessa una sentenza di condanna definitiva, mentre per il 61,5 per cento è stata emessa una sentenza di condanna non definitiva.

In parole semplici, «abbiamo che in circa il 90 per cento dei casi il procedimento termina con la condanna», ha scritto il Ministero della Giustizia. Questo vale per tutte le tipologie di misure cautelari disposte l’anno scorso, non solo per le custodie cautelari in carcere. «Sembra fare parziale eccezione solo il divieto di avvicinamento, la cui percentuale di condanna si assesta invece al 76 per cento», ha aggiunto il ministero.

I dati dell’anno scorso sono in linea con quelli degli anni precedenti. Nel 2022 la sentenza di assoluzione, definitiva e non, ha riguardato il 6,6 per cento delle misure di custodia cautelare in carcere disposte in quell’anno, nel 2021 il 6,5 per cento e nel 2020 il 6,9 per cento.

Il verdetto

Secondo Carlo Nordio, «il 30 per cento dei detenuti è in carcere in attesa di giudizio, e statisticamente almeno la metà poi viene assolta e si dimostra che quella carcerazione era ingiustificata». I numeri dicono che il ministro della Giustizia esagera. 

A oggi il 15 per cento dei detenuti in Italia è in attesa del primo giudizio. Questa percentuale sale al 25 per cento se si considerano tutti i detenuti in attesa di una sentenza definitiva.

Per meno del 10 per cento delle custodie cautelari in carcere disposte nel 2023 sono state emesse sentenze, definitive e non, di assoluzione o di proscioglimento a vario titolo.

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