Il centrodestra vuole dare più poteri al CNEL per controllare i lobbisti

Una proposta di legge prevede la creazione di un registro nazionale per i rappresentanti di interessi, gestito dall’ente guidato da Brunetta
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Qualcosa si muove in Parlamento sulla regolazione dell’attività dei rappresentanti di interessi, meglio noti come “lobbisti”. Con quattro mesi di ritardo rispetto ai piani iniziali, il presidente della Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano (Forza Italia) ha presentato una proposta di legge per mettere ordine in un ambito su cui c’è ancora poca trasparenza. L’obiettivo è regolamentare chi, pur non ricoprendo incarichi politici, influenza le decisioni politiche promuovendo gli interessi di soggetti come grandi aziende, associazioni di categoria e gruppi organizzati.

La rappresentanza di interessi è un’attività lecita, ma in Italia manca una legge nazionale che la disciplini. Ogni istituzione si muove per conto proprio, la trasparenza è scarsa e le regole esistenti sono poche e facilmente aggirabili. La proposta di legge di Pagano è il risultato di un’indagine conoscitiva, condotta per un anno e mezzo dalla Commissione Affari costituzionali della Camera, tra marzo 2023 a settembre 2024. Le indagini conoscitive servono alle commissioni per raccogliere informazioni su temi di loro competenza: di solito, consistono in un ciclo di audizioni che può durare mesi, al termine del quale viene approvato un documento conclusivo. 

Il piano iniziale era presentare la nuova proposta di legge entro la fine del 2024, ma il percorso si è poi allungato.

Il nuovo registro

Il testo della proposta di legge non è ancora pubblico, ma Pagella Politica ha potuto leggerlo. È composto da 12 articoli e prevede la creazione di un “Registro pubblico per la trasparenza dell’attività di rappresentanza di interessi”, gestito dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), un organismo consultivo del Parlamento e del governo su materie economiche e sociali. Dal 2023 il presidente del CNEL è Renato Brunetta, storico esponente di Forza Italia, ex ministro di vari governi Berlusconi e del governo Draghi. L’idea di affidare la gestione del registro dei lobbisti al CNEL è emersa durante l’indagine conoscitiva, su suggerimento di alcuni esperti. 

Dovranno iscriversi al registro tutti coloro che esercitano l’attività di rappresentanza di interessi, con alcune eccezioni. L’attività di lobby sarà vietata ai minorenni; ai membri del Parlamento, del governo e a chi ha altri incarichi pubblici, durante il loro mandato e per un anno dopo la fine del mandato stesso; ai dirigenti dei partiti; ai condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione; agli iscritti all’Ordine dei giornalisti; e a chi ricopre un ruolo di dirigente nella pubblica amministrazione. 

I lobbisti iscritti al registro dovranno aggiornarlo ogni settimana, inserendo gli incontri svolti, il luogo dove si sono tenuti, l’argomento affrontato e i nominativi dei partecipanti agli incontri, come parlamentari, ministri o altri rappresentanti delle istituzioni.

Il comitato di sorveglianza e il codice deontologico

La proposta di legge prevede anche l’istituzione di un “Comitato di sorveglianza”, incaricato di controllare che i lobbisti aggiornino correttamente il registro. Il comitato sarà composto da nove membri: tre saranno scelti dal presidente del CNEL tra i membri dell’ente stesso; i restanti sei saranno estratti a sorte da un elenco di trenta esperti, composto per metà da professori ordinari di materie giuridiche e per metà da avvocati con almeno vent’anni di carriera. 

I componenti del comitato resteranno in carica per tre anni e potranno sanzionare i lobbisti che non rispettano le regole con multe tra mille e 5 mila euro, con sospensioni temporanee o la cancellazione dal registro, con il divieto di reiscrizione per un anno.

Entro quattro mesi dalla sua istituzione, il comitato dovrà adottare un codice deontologico per i lobbisti: un insieme di regole di condotta da rispettare nell’attività di rappresentanza.
Pagella Politica

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Sistemi che non funzionano

Come abbiamo segnalato in passato, i controlli sull’attività dei lobbisti sono oggi il punto più debole. Dal 2016, la Camera ha un registro pubblico per i rappresentanti di interessi, ma le verifiche sono quasi assenti, e aggirare l’obbligo di registrazione è facile. In alcuni casi, anche soggetti non autorizzati – come i collaboratori parlamentari – svolgono attività di lobbying.

Al Senato un registro di questo tipo non esiste, mentre i ministeri vanno in ordine sparso. In base alle verifiche di Pagella Politica, cinque tra i 15 “ministeri con portafoglio” – i ministeri che hanno autonomia di spesa – hanno un registro per la trasparenza sull’attività dei rappresentanti di interessi: il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Università e della Ricerca.

Anche il Parlamento europeo ha un registro dei rappresentanti di interesse, che se registrati possono godere di determinati privilegi, tra cui la possibilità stessa di accedere al Parlamento europeo. In questi anni, il sistema adottato dall’Unione europea è stato messo in discussione dopo il cosiddetto “Qatargate”, l’inchiesta in cui sono stati coinvolti alcuni parlamentari europei accusati di aver ricevuto denaro e regali in cambio della difesa degli interessi del Qatar. Più di recente, a marzo il Parlamento europeo è stato coinvolto in un’altra inchiesta riguardante presunti casi di corruzione da parte di lobbisti dell’azienda cinese Huawei nei confronti di alcuni ex e attuali parlamentari europei.

Tentativi a vuoto

Il percorso della proposta di legge di Pagano è ancora lungo: per diventare legge a tutti gli effetti dovrà essere approvata dalla Camera e dal Senato nello stesso testo. Quindi tutto dipenderà dal calendario dei lavori delle due aule, ma anche dall’effettiva volontà politica di portare avanti questa proposta. 

Da anni il tema di come regolare l’attività dei lobbisti è dibattuto dalla politica, senza però nessun successo. Nel 2013 il governo Letta aveva iniziato l’esame preliminare di un disegno di legge per regolare il settore. L’esame preliminare è la fase in cui il governo esamina per la prima volta un provvedimento, riservandosi poi di approvarlo in una fase successiva, ossia l’esame definitivo. A luglio 2013 il disegno di legge sui lobbisti non superò l’esame preliminare del governo, complice una serie di dubbi sulla legge. 

Negli ultimi anni sono state presentate varie proposte di legge in Parlamento, in particolare dai partiti di centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle. Nella scorsa legislatura la Camera era riuscita ad approvare una proposta frutto dell’unione di tre testi: uno a prima firma di Marianna Madia (Partito Democratico), uno di Francesco Silvestri (Movimento 5 Stelle) e uno di Silvia Fregolent (Italia Viva). Il testo di quella proposta era simile a quello presentato da Pagano, e prevedeva la creazione di un unico registro nazionale dei rappresentanti di interessi, con all’interno l’agenda dettagliata degli incontri intrattenuti con i politici. Il compito di sorvegliare il registro sarebbe stato affidato però non al CNEL, ma all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), un organismo indipendente che vigila sul rispetto delle regole di mercato in Italia. Dopo essere stata approvata alla Camera, la proposta è passata al Senato, ma non è stata approvata in via definitiva, complice la fine anticipata della legislatura.

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