Doveva essere presentato entro la fine del 2024. E invece è stato tutto rimandato, senza una data precisa. Troppo affollato il calendario dei lavori della Commissione Affari costituzionali della Camera, secondo la maggioranza di centrodestra. Per le opposizioni, invece, manca la volontà politica del governo. E così della questione se ne riparlerà più avanti, com’è avvenuto d’altronde in questi anni. Stiamo parlando del testo della proposta di legge per regolare l’attività dei cosiddetti “rappresentanti di interessi”, meglio noti come “lobbisti”. Questo nome deriva da lobby, che in inglese vuol dire “loggia”, ed è usato per indicare chi, pur non avendo incarichi politici, influenza le decisioni politiche promuovendo dentro e fuori le sedi istituzionali gli interessi dei soggetti per cui lavorano.
La rappresentanza di interessi, è bene ricordarlo, è un’attività lecita e fa parte delle dinamiche democratiche. I lobbisti sono i portatori degli interessi di aziende e realtà di tutti i settori economici nelle sedi istituzionali, per favorire l’approvazione di provvedimenti a favore di un determinato settore. Il problema è che in Italia non esiste una normativa che regoli e controlli questo tipo di attività: tutto dipende dalle singole istituzioni e in generale la trasparenza è scarsa. Per esempio, alla Camera esiste dal 2016 un registro pubblico a cui devono iscriversi tutti i soggetti che svolgono l’attività di rappresentanza di interessi sebbene, come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, possa essere aggirato abbastanza facilmente. Al Senato c’è ancora meno trasparenza, dato che non esiste nessun registro pubblico dei lobbisti. I ministeri vanno invece in ordine sparso. In base alle verifiche di Pagella Politica, tra i 15 “ministeri con portafoglio”, ossia che hanno autonomia di spesa, quelli con un registro per la trasparenza sull’attività dei rappresentanti di interessi sono cinque: il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Università e della Ricerca.
Insomma, in Italia non esistono regole chiare per controllare l’attività dei lobbisti, nonostante da anni il Parlamento discuta su come farlo. A marzo del 2023 sembrava arrivata la volta buona per raggiungere questo obiettivo. All’epoca, infatti, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano (Forza Italia), d’accordo con tutti i gruppi parlamentari, aveva avviato un’indagine conoscitiva per approfondire il tema della rappresentanza di interessi. Le indagini conoscitive sono procedure che permettono alle commissioni di acquisire notizie, informazioni e documentazioni su materie di loro competenza. In concreto, queste indagini consistono di solito in un ciclo di audizioni che può durare molti mesi, al termine del quale viene approvato un documento conclusivo.
All’inizio l’obiettivo di Pagano era di concludere l’indagine sui rappresentanti di interessi in pochi mesi, entro il 30 giugno, per poi presentare il testo della proposta di legge condivisa frutto delle varie audizioni. In realtà le cose sono andate diversamente, dato che le audizioni sono proseguite fino a dicembre del 2023. A marzo 2024 lo stesso Pagano aveva spiegato a Pagella Politica che il documento conclusivo sarebbe stato presentato di lì a breve, ma in realtà è stato discusso e approvato dalla Commissione Affari Costituzionali solo cinque mesi più tardi, tra agosto e settembre.
L’indagine conoscitiva ha coinvolto diversi professori universitari in ambito giuridico e diversi soggetti che svolgono l’attività di lobbying. Nel documento conclusivo approvato il 19 settembre 2024 sono state delineate le linee guida per la scrittura della proposta di legge. Nello specifico il documento conclusivo ha confermato la necessità di istituire un registro nazionale unico dei rappresentanti di interessi che, secondo la maggioranza degli esperti auditi, dovrà essere vigilato dal Consiglio nazionale del lavoro (CNEL). Il CNEL è un organo previsto dalla Costituzione, che svolge un ruolo di consulenza nei confronti del Parlamento e del governo su questioni economiche e di lavoro. Da aprile 2023 il presidente del CNEL è Renato Brunetta, storico esponente di Forza Italia, in passato ministro di vari governi Berlusconi e ministro della Pubblica amministrazione del governo Draghi.
La rappresentanza di interessi, è bene ricordarlo, è un’attività lecita e fa parte delle dinamiche democratiche. I lobbisti sono i portatori degli interessi di aziende e realtà di tutti i settori economici nelle sedi istituzionali, per favorire l’approvazione di provvedimenti a favore di un determinato settore. Il problema è che in Italia non esiste una normativa che regoli e controlli questo tipo di attività: tutto dipende dalle singole istituzioni e in generale la trasparenza è scarsa. Per esempio, alla Camera esiste dal 2016 un registro pubblico a cui devono iscriversi tutti i soggetti che svolgono l’attività di rappresentanza di interessi sebbene, come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, possa essere aggirato abbastanza facilmente. Al Senato c’è ancora meno trasparenza, dato che non esiste nessun registro pubblico dei lobbisti. I ministeri vanno invece in ordine sparso. In base alle verifiche di Pagella Politica, tra i 15 “ministeri con portafoglio”, ossia che hanno autonomia di spesa, quelli con un registro per la trasparenza sull’attività dei rappresentanti di interessi sono cinque: il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Università e della Ricerca.
Insomma, in Italia non esistono regole chiare per controllare l’attività dei lobbisti, nonostante da anni il Parlamento discuta su come farlo. A marzo del 2023 sembrava arrivata la volta buona per raggiungere questo obiettivo. All’epoca, infatti, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano (Forza Italia), d’accordo con tutti i gruppi parlamentari, aveva avviato un’indagine conoscitiva per approfondire il tema della rappresentanza di interessi. Le indagini conoscitive sono procedure che permettono alle commissioni di acquisire notizie, informazioni e documentazioni su materie di loro competenza. In concreto, queste indagini consistono di solito in un ciclo di audizioni che può durare molti mesi, al termine del quale viene approvato un documento conclusivo.
All’inizio l’obiettivo di Pagano era di concludere l’indagine sui rappresentanti di interessi in pochi mesi, entro il 30 giugno, per poi presentare il testo della proposta di legge condivisa frutto delle varie audizioni. In realtà le cose sono andate diversamente, dato che le audizioni sono proseguite fino a dicembre del 2023. A marzo 2024 lo stesso Pagano aveva spiegato a Pagella Politica che il documento conclusivo sarebbe stato presentato di lì a breve, ma in realtà è stato discusso e approvato dalla Commissione Affari Costituzionali solo cinque mesi più tardi, tra agosto e settembre.
L’indagine conoscitiva ha coinvolto diversi professori universitari in ambito giuridico e diversi soggetti che svolgono l’attività di lobbying. Nel documento conclusivo approvato il 19 settembre 2024 sono state delineate le linee guida per la scrittura della proposta di legge. Nello specifico il documento conclusivo ha confermato la necessità di istituire un registro nazionale unico dei rappresentanti di interessi che, secondo la maggioranza degli esperti auditi, dovrà essere vigilato dal Consiglio nazionale del lavoro (CNEL). Il CNEL è un organo previsto dalla Costituzione, che svolge un ruolo di consulenza nei confronti del Parlamento e del governo su questioni economiche e di lavoro. Da aprile 2023 il presidente del CNEL è Renato Brunetta, storico esponente di Forza Italia, in passato ministro di vari governi Berlusconi e ministro della Pubblica amministrazione del governo Draghi.