Dopo che il 2022 è stato uno degli anni più caldi
mai registrati, quest’inverno una parte dell’Europa e dell’Italia
sono stati colpiti da una forte siccità. Negli ultimi mesi nelle regioni del Nord del nostro Paese ha piovuto molto poco, con una continua riduzione delle acque presenti nei fiumi e nei laghi e con gravi conseguenze sull’agricoltura. Lo scorso 1° marzo il governo di Giorgia Meloni
ha deciso di creare una Cabina di regia per far fronte all’emergenza e di nominare uno o più commissari per gestire la crisi idrica. Al momento i partiti della maggioranza devono ancora mettersi d’accordo su come impiegare i fondi a disposizione, a cui si aggiungono i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Come
spiega una relazione del 2022 della Corte dei Conti, il Pnrr mette in campo quasi 4 miliardi di euro di investimenti per migliorare il cosiddetto “servizio idrico nazionale”, ossia l’insieme di servizi pubblici per la gestione e la distribuzione dell’acqua sul suolo nazionale. Due miliardi di euro circa sono destinati a interventi per l’approvvigionamento di acqua, poco meno di un miliardo sarà investito sugli acquedotti, mentre un altro miliardo circa è destinato a misure per le fognature e la depurazione delle acque. I progetti dedicati al servizio idrico italiano sono compresi principalmente in una delle sei missioni del Pnrr, lungo cui si articolano gli oltre 190 miliardi di euro del piano. Stiamo parlando della seconda missione, quella dedicata alla «rivoluzione verde» e alla «transizione ecologica», nelle due componenti intitolate “Tutela del territorio e della risorsa idrica” e “Agricoltura sostenibile ed economia circolare”.
La linea di finanziamento da 2 miliardi di euro per l’approvvigionamento di acqua
è destinata soprattutto al completamento di grandi opere incompiute nelle regioni del Sud Italia. In questo caso i soldi dell’Europa serviranno per rendere più efficienti almeno 75 progetti relativi a infrastrutture idriche e per aumentare la sicurezza di approvvigionamento dell’acqua. I finanziamenti destinati agli acquedotti hanno invece l’obiettivo di ridurre del 15 per cento le perdite di acqua potabile su 15 mila chilometri di tubazioni. Questo traguardo sarà raggiunto – si spera – attraverso una maggiore digitalizzazione e con l’utilizzo di nuove tecnologie pensate per ridurre gli sprechi. Secondo l’ultima relazione annuale dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), presentata in Parlamento il 15 luglio 2022, in Italia le perdite idriche dovute alla dispersione interna agli acquedotti
rappresentano il 40,7 per cento del totale dei consumi. A causa di questi sprechi, secondo Istat l’Italia
è tra i primi Paesi dell’Unione europea per prelievo di acqua potabile (153 metri cubi annui per abitante). Per quanto riguarda i progetti per la depurazione delle acque, qui l’obiettivo è superare le procedure d’infrazione che l’Unione europea ha avviato nei confronti dell’Italia e cercare di raggiungere gli standard di qualità stabiliti a livello comunitario.
Tutti gli appalti per questi interventi andranno aggiudicati entro la fine di quest’anno, mentre le opere dovranno essere completate al massimo entro marzo-giugno 2026, l’anno in cui terminerà il Pnrr. Vedremo a conti fatti se il piano sarà stato in grado di eliminare, o perlomeno ridurre, i divari territoriali ereditati dal passato per quanto riguarda la gestione dell’acqua e di rendere più solido il sistema idrico nazionale di fronte ai cambiamenti climatici.
A sostegno di questo percorso il Pnrr non prevede solo lo stanziamento di risorse economiche, ma anche l’approvazione di
due riforme, già centrate. Da un lato sono state semplificate le norme per la realizzazione e la gestione degli investimenti destinati alle infrastrutture di approvvigionamento dell’acqua, dall’altro lato sono state introdotte misure per garantire la piena capacità gestionale per il servizio idrico integrato.