Perché andare in pensione prima sarà meno conveniente

Da “quota 103” a Opzione donna, il disegno di legge di Bilancio propone di restringere l’accesso al pensionamento anticipato, avvicinandosi a quanto previsto dalla legge Fornero
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Una delle misure più dibattute del disegno di legge di Bilancio per il 2024 riguarda il pensionamento anticipato. Secondo vari esponenti dei partiti all’opposizione il governo Meloni vuole rendere più difficile questa possibilità, mentre vari esponenti dell’esecutivo hanno difeso la misura, dicendo che è comunque meglio della legge Fornero.

Per esempio il 1° novembre, ospite a Omnibus su La7, il deputato di Italia Viva Luigi Marattin ha accusato (min. 2:10) i partiti al governo di aver «vinto le elezioni» promettendo di eliminare la legge Fornero, mentre ora con la nuova legge di Bilancio fanno «la più grande stretta sulle pensioni» degli ultimi anni. Il giorno prima, in un’intervista con La Stampa, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon aveva smentito che il governo volesse peggiorare la legge Fornero. «La legge Fornero, per esempio, non prevedeva la flessibilità in uscita che noi abbiamo introdotto con “quota 103”», ha dichiarato l’esponente della Lega. 

Al momento il disegno di legge di Bilancio per il 2024 è all’esame del Senato e dovrà essere approvato entro la fine dell’anno anche dalla Camera. Il testo potrà essere modificato, ma il governo ha già annunciato che i partiti della maggioranza non presenteranno emendamenti. Al netto di eventuali modifiche, è vero che al contrario di quanto promesso nel suo programma elettorale, la coalizione di centrodestra vuole rendere meno vantaggioso il pensionamento anticipato.

Un breve ripasso della legge Fornero

Nel disegno di legge di Bilancio per il 2024 le proposte principali che riguardano il pensionamento anticipato sono tre: la modifica dei requisiti minimi per la pensione contributiva anticipata; l’innalzamento dei requisiti di età per l’accesso a Opzione donna e Ape sociale; e la modifica di “quota 103”. Per capire meglio di che cosa stiamo parlando è necessario fare un breve passo indietro. 

Nel 2011 la cosiddetta “legge Fornero” o “riforma Fornero” (dal nome dell’allora ministra del Lavoro del governo Monti Elsa Fornero) ha modificato i requisiti per andare in pensione. Questa riforma ha previsto un passaggio da un sistema pensionistico di tipo retributivo, ossia – semplificando un po’ – quello in cui il valore della pensione di un lavoratore dipende dalla sua retribuzione, a un sistema pensionistico contributivo, dove il valore della pensione dipende dai contributi previdenziali versati dal lavoratore.

In teoria il sistema contributivo, che era già stato in parte introdotto nel 1995, prevede una maggiore flessibilità nel pensionamento. Visto che il valore della pensione dipende dai contributi versati, si potrebbe andare in pensione prima, rispetto ai termini previsti dalla legge, accettando magari una pensione più bassa. Potenzialmente il sistema contributivo permetterebbe di ritirarsi dal lavoro quando si preferisce, ma esistono comunque alcune limitazioni per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel breve periodo e per tutelare le categorie più deboli.

La legge Fornero prevede l’accesso alla pensione una volta raggiunti i 67 anni di età o una volta maturati i requisiti contributivi: 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini, un anno in meno per le donne. Negli anni vari governi hanno introdotto requisiti più flessibili per permettere a una parte dei lavoratori di andare in pensione anche senza rispettare i requisiti previsti dalla legge Fornero. Ed è proprio sulle norme per il pensionamento anticipato che il governo Meloni ha proposto alcune modifiche, che lo renderanno meno accessibile e meno conveniente.

Le novità nella nuova legge di Bilancio

Come prima cosa dal 2024, per andare in pensione in anticipo sarà necessario (art. 26) avere diritto a un assegno pari almeno a tre volte l’assegno sociale dell’Inps, anziché 2,8 volte com’era previsto finora. Questo limite serve a garantire che chi lascia il lavoro non finisca in povertà, ma può essere visto come un ostacolo per chi vorrebbe semplicemente smettere di lavorare e magari ha a disposizione altri redditi per evitare l’indigenza. 

L’assegno sociale è pari a 503,27 euro, per cui per andare in pensione in anticipo bisognerà avere versato contributi che garantiscano 1.509 euro lordi di pensione al mese, contro i 1.409 euro attuali. La relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di Bilancio per il 2024 prevede che il prossimo anno ci saranno 5 mila pensioni anticipate in più con questa nuova regola.

Le modifiche per Opzione donna e Ape sociale

L’Ape sociale, introdotta nel 2017 (“Ape” sta per “anticipo pensionistico”), permette di andare in pensione anticipata ad alcune categorie, tra cui i disoccupati, chi assiste un familiare disabile o chi svolge lavori gravosi. Fino a quest’anno, per accedere a questa forma di pensione anticipata era necessario avere compiuto 63 anni di età: il nuovo disegno di legge di Bilancio vuole aumentare (art. 30) questo requisito a 63 anni e 5 mesi dal 2024.

Una modifica simile è stata proposta per Opzione donna, che permette alle lavoratrici di andare in pensione anticipata a patto che accettino il ricalcolo con il metodo contributivo della loro pensione (i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1995 godono ancora in tutto o in parte del regime retributivo). Il piano del governo è aumentare (art. 30) l’età minima per accedere a Opzione donna, mentre rimangono fissi gli almeno 35 anni di contributi versati necessari. Fino al 2023 il limite era di 58 anni di età per le dipendenti e di 59 per le lavoratrici autonome, mentre dal 2024 riguarderà le lavoratrici con almeno 60 anni di età. Nelle intenzioni del governo questa forma di pensionamento anticipato dovrà essere riservata solo ad alcune categorie di lavoratrici, come quelle che devono prendersi cura di un familiare non autosufficiente.

Secondo le stime del governo, il prossimo anno andranno in pensione anticipata grazie a Opzione donna 2.200 persone e grazie all’Ape sociale 12.500.

La nuova “quota 103”

Dopo le trattative tra i partiti di maggioranza, il governo ha deciso di confermare (art. 30) per il 2024 “quota 103”, che permette il pensionamento anticipato ai lavoratori con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi versati (sommando 62 con 41 si ottiene, appunto, 103). “Quota 103” è stata introdotta dal governo Meloni con la legge di Bilancio per il 2023 e, come le precedenti “quota 100” e “quota 102”, introdotte nel 2019 e nel 2022, è stata pensata per garantire maggiore flessibilità in uscita dal lavoro rispetto alla legge Fornero. Per avere un termine di paragone, “quota 100”, approvata dal governo Conte sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle e in vigore per tre anni, ha consentito di andare in pensione prima ai lavoratori che avevano almeno 62 anni di età e un minimo di 38 anni di contributi versati.

La nuova “quota 103”, nella versione all’esame del Parlamento, prevede però una penalizzazione rispetto a quella in vigore quest’anno: l’assegno pensionistico andrà determinato solo con il sistema contributivo, che comporterà una perdita per chi accede alla misura (il calcolo retributivo è infatti più conveniente per il lavoratore). Chi farà accesso a “quota 103” non potrà ricevere un assegno superiore a quattro volte l’assegno pensionistico minimo, ossia circa 2.255 euro lordi mensili, per tutto il periodo in cui avrebbe dovuto lavorare se fosse andato in pensione con i requisiti della legge Fornero. 

Con queste limitazioni è probabile che saranno in pochi a utilizzare questa nuova forma di “quota 103”. Secondo le stime del governo, alla fine del 2024 ci saranno 17 mila pensioni in più grazie a questa nuova norma. Gli oneri per le casse dello Stato saranno pari a 112 milioni di euro, che saliranno a 804 milioni nel 2025, quando sono previsti 25 mila pensionamenti anticipati in più con la nuova “quota 103”. 

Ricapitolando: nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, il governo Meloni ha proposto di rendere meno conveniente il pensionamento anticipato e di restringerne la platea dei beneficiari. Le nuove norme, se entreranno in vigore il prossimo anno, saranno più severe rispetto a quelle introdotte dal precedente governo Draghi (sostenuto da Lega e Forza Italia) e dai governi ancora precedenti. 

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