Il Parlamento Ue sta diventando meno severo con gli aspiranti commissari europei?

Finora le commissioni parlamentari hanno promosso tutti i candidati, rimandando soltanto il nome proposto dall’Ungheria. In passato le “bocciature” erano state di più
Ansa
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Lunedì 4 novembre nel Parlamento europeo sono iniziate le audizioni dei candidati al ruolo di commissario europeo. Nel corso della settimana le commissioni parlamentari hanno esaminato tutti i membri “semplici” che faranno parte della seconda Commissione guidata da Ursula von der Leyen, mentre il 12 novembre sarà il turno dei vicepresidenti esecutivi. In base al regolamento, ciascun candidato può essere approvato, bocciato oppure rimandato dalle commissioni parlamentari chiamate a valutarlo.

Sebbene in passato diversi commissari non abbiano superato l’esame parlamentare — tra cui uno italiano per delle espressioni contro gli omosessuali – quest’anno i parlamentari europei non hanno finora respinto nessun candidato, promuovendo fin da subito anche i profili considerati meno convincenti. Soltanto Olivér Várhelyi, proposto dal governo ungherese guidato da Viktor Orbán, è stato rimandato ed entro lunedì 11 novembre dovrà rispondere a ulteriori domande scritte. Oltre al suo nome resta in bilico quello dell’italiano Raffaele Fitto, dato che la sua candidatura come vicepresidente esecutivo è stata messa in discussione dalla sinistra europea.

L’esame delle audizioni

Il procedimento delle audizioni non è previsto dai Trattati fondativi dell’Unione europea, ma è una prassi che si è consolidata nel tempo ed è dettagliata nel regolamento del Parlamento europeo. Dal momento che la Commissione Ue deve ottenere l’approvazione da parte del Parlamento europeo per poter entrare in carica, la valutazione individuale dei singoli candidati può evitare il rischio che l’intera squadra venga respinta a causa delle criticità di solo alcuni dei suoi membri.

Il primo passaggio delle audizioni consiste nella valutazione sui potenziali conflitti di interesse dei futuri commissari. La commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo richiede per questo a ciascun candidato di compilare una dichiarazione sui suoi interessi finanziari. Se non è soddisfatta, può richiedere informazioni supplementari, elaborare raccomandazioni per risolvere l’eventuale conflitto di interessi o stabilire che il candidato non è idoneo. Per esempio, il 3 ottobre la commissione JURI ha chiesto chiarimenti su potenziali conflitti di interesse a dieci candidati commissari tra cui lo stesso Fitto, attuale ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nel governo Meloni. Dopo i chiarimenti, non sono emerse criticità per nessuno dei candidati commissari e tutti hanno ricevuto il via libera per passare alla fase successiva. 

Ottenuto il parere positivo dalla commissione JURI, ciascun candidato viene esaminato dalle commissioni parlamentari (una o più di una) competenti per le materie su cui ha ricevuto la delega dal presidente della Commissione Ue. Per esempio, Fitto sarà esaminato dalla commissione per lo sviluppo regionale (REGI), dato che ha ricevuto la delega alle politiche di coesione e sviluppo regionale. L’esame si compone di una fase scritta e una orale. Nella prima parte ciascun candidato deve rispondere per iscritto a domande sul suo impegno europeo, sulla gestione del portafoglio e sulle materie di cui si dovrà occupare. Durante l’esame orale, che costituisce l’audizione vera e propria, ogni candidato commissario può rilasciare una dichiarazione iniziale prima di rispondere alle domande dei deputati.
Immagine 1. Un incontro della Commissione REGI - Fonte: Parlamento europeo
Immagine 1. Un incontro della Commissione REGI - Fonte: Parlamento europeo
Al termine dell’audizione, i rappresentanti di ciascun gruppo politico all’interno della commissione (i “coordinatori”) si riuniscono a porte chiuse per valutare il candidato esaminato. Questo può essere approvato o respinto all’unanimità, oppure approvato “a larga maggioranza” se ottiene il sostegno di almeno due terzi dei membri della commissione. Se la maggioranza dei due terzi non viene raggiunta, i coordinatori possono richiedere un ulteriore esame in forma scritta ed eventualmente una seconda audizione. Nel caso in cui nemmeno questa volta venga raggiunta la soglia dei due terzi, i membri delle commissioni sono chiamati a esprimersi individualmente sull’idoneità del candidato a diventare membro della Commissione Ue e sulla sua adeguatezza per il portafoglio assegnato.

L’annuario dei bocciati

Le prime audizioni si sono svolte nel 1995 in occasione dell’insediamento della Commissione Ue guidata dal lussemburghese Jacques Santer. Attraverso il meccanismo delle audizioni, il Parlamento europeo ha acquisito negli anni un’influenza crescente sulla composizione del governo europeo. 

La prima volta in cui un presidente della Commissione Ue ha dovuto ritoccare la sua squadra in seguito alle audizioni parlamentari risale al 2004, quando il portoghese José Manuel Barroso è stato costretto a sostituire due commissari. Uno di questi, l’italiano Rocco Buttiglione, era stato giudicato inadatto a ricoprire l’incarico di commissario per la Giustizia, la libertà e la sicurezza, dato che aveva definito l’omosessualità «un peccato» durante la sua audizione. Il governo italiano, allora guidato da Silvio Berlusconi, ha quindi proposto il nome di Franco Frattini per sostituirlo, il cui nome è stato poi approvato dalle autorità europee. Lo stesso anno la candidata lettone, Ingrīda Ūdre, era stata invece respinta per alcune accuse di irregolarità finanziarie nei suoi confronti ed era stata sostituita dal connazionale Andris Piebalgs.
Immagine 2. L'ex ministro e parlamentare Rocco Buttiglione durante un intervento alla Camera nel 2015 - Fonte: Ansa
Immagine 2. L'ex ministro e parlamentare Rocco Buttiglione durante un intervento alla Camera nel 2015 - Fonte: Ansa
Dal 2004 in poi, ogni Commissione Ue ha dovuto affrontare almeno un cambiamento tra i candidati commissari in seguito alle audizioni. Nel 2010 la bocciatura è toccata per esempio alla candidata bulgara Rumiana Želeva, che non aveva convinto i parlamentari europei sui propri interessi finanziari ed è stata sostituita dall’attuale direttrice del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Kristalina Georgieva. Nel 2014 ha fallito invece l’esame la slovena Alenka Bratusek. Tra le altre cose, Bratusek era stata criticata perché indicata dal governo di cui lei stessa era prima ministra.

Il record di bocciature appartiene alla prima Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen. Nel 2019 due candidati, la romena Rovana Plumb e l’ungherese László Trócsányi, sono stati respinti dalla commissione JURI per conflitti d’interesse e sono stati sostituiti rispettivamente da Adina Vălean e Olivér Várhelyi. Una terza bocciatura è avvenuta in sede di audizione: secondo i parlamentari europei, la candidata francese Sylvie Goulard era stata giudicata inadatta a ricoprire il ruolo di commissaria al Mercato interno. Questa delega è stata poi affidata a Thierry Breton.

Esaminatori più generosi

Quest’anno i membri delle commissioni parlamentari chiamati a svolgere le audizioni sui candidati alla Commissione Ue sembrano, per così dire, “più morbidi”. Nella prima settimana di audizioni nessun candidato è stato bocciato, sebbene diversi profili fossero considerati a rischio da diverse fonti stampa. 

Tra i candidati a rischio c’era per esempio Glenn Micallef, 35 anni, indicato dal primo ministro laburista di Malta Robert Abela, di cui Micallef era stato capo di gabinetto. Nonostante la scarsa esperienza istituzionale, la commissione per la Cultura e l’Istruzione del Parlamento europeo ha ritenuto il candidato maltese adeguato a ricoprire il ruolo di commissario all’Equità intergenerazionale, gioventù, cultura e sport. Un altro nome a rischio era quello di Marta Kos, candidata slovena per il ruolo di commissaria all’Allargamento. I dubbi su Kos riguardavano il suo legame con una società di lobbying per cui ha lavorato di recente, ma durante l’audizione la candidata ha assicurato di non aver mai avuto a che fare (min. 10:22:25) con la Commissione europea nel suo ruolo di consulente.

La belga Hadja Lahbib, futura commissaria per la Gestione delle crisi e l’Uguaglianza, era stata invece criticata per un viaggio in Crimea. Nel 2021, quando ancora lavorava come giornalista, Lahbib aveva visitato la penisola utilizzando un visto russo, riconoscendo di fatto l’annessione Russa della Crimea, un territorio che secondo il diritto internazionale appartiene all’Ucraina. Secondo le ricostruzioni di varie fonti stampa, la candidata belga è stata promossa grazie a un accordo tra gruppi politici: in cambio del suo via libera ha ottenuto l’approvazione anche la candidata svedese Jessika Roswall, che pure non aveva convinto del tutto i deputati durante la sua audizione per il ruolo di commissaria all’Ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare.

L’unico candidato che finora non ha superato la prima settimana di audizioni è stato l’ungherese Olivér Várhelyi, già commissario all’Allargamento nella prima Commissione Ue guidata da von der Leyen e ora candidato per la delega a Salute e benessere animale. Oltre al suo legame con il primo ministro Viktor Orbán, sulla candidatura di Várhelyi pesa il difficile rapporto con i deputati europei: lo scorso anno, durante una plenaria a Strasburgo li aveva definiti «idioti». Nel corso dell’audizione, tenutasi il 6 novembre, Várhelyi non ha poi dato garanzie ai parlamentari sul suo impegno a difesa del diritto all’aborto, sostenendo che questo non rientra (min. 19:45:10) tra le competenze europee. Il candidato è stato quindi rimandato: entro lunedì 11 novembre dovrà rispondere a quattro domande per iscritto, per poi sottoporsi nuovamente al giudizio dei deputati.
Immagine 3. Il candidato commissario europeo Olivér Várhelyi durante la sua audizione - Fonte: Ansa
Immagine 3. Il candidato commissario europeo Olivér Várhelyi durante la sua audizione - Fonte: Ansa

Destini intrecciati

Oltre alla possibile bocciatura di Várhelyi, la lista degli esclusi si potrebbe allungare se i parlamentari europei non approvassero la candidatura di uno o più vicepresidenti, le cui audizioni sono in programma per martedì 12 novembre. 

Tra i candidati alla vicepresidenza c’è l’italiano Fitto, attuale ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr nel governo Meloni. A svantaggio di Fitto giocherebbe la sua appartenenza a Fratelli d’Italia e al partito dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che non hanno sostenuto la rielezione di von der Leyen come presidente della Commissione Ue lo scorso luglio. Proprio per questo, alcuni tra i gruppi politici che hanno sostenuto la presidente hanno espresso dubbi sulla scelta di indicare Fitto come vicepresidente esecutivo. «L’alleanza che ha sostenuto von der Leyen a luglio non include ECR e quindi non c’è motivo di dargli una vicepresidenza», ha detto Raphaël Glucksmann, esponente di punta dei socialisti francesi al Parlamento europeo. 
Immagine 4. Il ministro e candidato commissario Raffaele Fitto - Fonte: Ansa
Immagine 4. Il ministro e candidato commissario Raffaele Fitto - Fonte: Ansa
Il momento scelto per l’audizione di Fitto potrebbe comunque “salvare” la sua posizione all’interno della Commissione Ue. Il 12 novembre saranno infatti esaminati tutti i vicepresidenti esecutivi indicati da von der Leyen, tra cui la socialista spagnola Teresa Ribera, che con le deleghe alla Concorrenza e alla Transizione ecologica è il nome di punta dei partiti progressisti all’interno della prossima Commissione Ue. In base al calendario delle audizioni, Ribera sarà esaminata per ultima dalle commissioni parlamentari, ossia tra le 18:30 e le 21:30. L’audizione di Fitto si svolgerà invece nella mattinata, tra le 9 e le 12, e i gruppi politici di destra potrebbero porre il via libera al candidato di ECR come condizione per un loro voto favorevole a Ribera. Viceversa, un’eventuale bocciatura di entrambi i candidati complicherebbe il percorso di insediamento della Commissione Ue. L’approvazione dell’intera Commissione Ue da parte del Parlamento europeo è fissata al momento per la seduta plenaria che si terrà tra il 25 e il 28 novembre, con l’insediamento della Commissione fissato per il 1°dicembre. La sostituzione di più commissari potrebbe però allungare i tempi, spostando più avanti la data di insediamento della seconda Commissione guidata da von der Leyen.

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