Il 30 ottobre il Senato ha approvato definitivamente la riforma costituzionale della giustizia, che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato che, molto probabilmente, il referendum per confermare o meno la riforma si terrà tra marzo e aprile 2026.
Secondo i sostenitori della separazione della carriere, la riforma renderà più giusto ed efficiente il sistema giudiziario italiano. Secondo i contrari, invece, rischia di compromettere l’indipendenza della magistratura, creando una distanza eccessiva tra giudici e pubblici ministeri.
Mentre il dibattito politico si concentra sui principi e sulle conseguenze della riforma, in che stato è la giustizia italiana? E come è messa rispetto al resto d’Europa? Vediamo che cosa dicono i numeri, in cinque grafici. Come fonte, abbiamo usato i dati – relativi al 2022 – contenuti nel report pubblicato lo scorso anno dalla Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (un organismo che non va fa parte dell’Ue e non va confuso né con il Consiglio europeo né con il Consiglio dell’Ue).
Secondo i sostenitori della separazione della carriere, la riforma renderà più giusto ed efficiente il sistema giudiziario italiano. Secondo i contrari, invece, rischia di compromettere l’indipendenza della magistratura, creando una distanza eccessiva tra giudici e pubblici ministeri.
Mentre il dibattito politico si concentra sui principi e sulle conseguenze della riforma, in che stato è la giustizia italiana? E come è messa rispetto al resto d’Europa? Vediamo che cosa dicono i numeri, in cinque grafici. Come fonte, abbiamo usato i dati – relativi al 2022 – contenuti nel report pubblicato lo scorso anno dalla Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (un organismo che non va fa parte dell’Ue e non va confuso né con il Consiglio europeo né con il Consiglio dell’Ue).