Nella tarda mattinata di giovedì 30 ottobre, il Senato ha approvato in seconda lettura il disegno di legge costituzionale, presentato dal governo Meloni, che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. Hanno votato a favore i partiti della maggioranza – Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati – insieme ad Azione. Italia Viva si è astenuta, mentre Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato contro.
Con questo voto si è concluso l’iter parlamentare della riforma, che per entrare in vigore dovrà passare da un referendum. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ipotizzato che la consultazione possa tenersi tra marzo e aprile del 2026. Nei prossimi mesi, quindi, si aprirà una lunga campagna referendaria che vedrà schierati da un lato i sostenitori della separazione delle carriere, convinti che serva a rafforzare l’indipendenza e l’imparzialità dei magistrati, e dall’altro i contrari, che giudicano la riforma non necessaria e potenzialmente pericolosa per l’autonomia della magistratura rispetto al potere politico.
Durante l’esame parlamentare, sono stati ascoltati numerosi esperti di diritto costituzionale e giudiziario, chiamati a esprimere valutazioni sulla riforma. Le loro opinioni sono state tutt’altro che unanimi: alcuni hanno espresso apprezzamento per l’obiettivo di rafforzare l’indipendenza dei magistrati, mentre altri hanno sollevato forti perplessità su diversi aspetti del testo, ritenendo che possa creare nuovi squilibri nel sistema giudiziario.
Con questo voto si è concluso l’iter parlamentare della riforma, che per entrare in vigore dovrà passare da un referendum. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ipotizzato che la consultazione possa tenersi tra marzo e aprile del 2026. Nei prossimi mesi, quindi, si aprirà una lunga campagna referendaria che vedrà schierati da un lato i sostenitori della separazione delle carriere, convinti che serva a rafforzare l’indipendenza e l’imparzialità dei magistrati, e dall’altro i contrari, che giudicano la riforma non necessaria e potenzialmente pericolosa per l’autonomia della magistratura rispetto al potere politico.
Durante l’esame parlamentare, sono stati ascoltati numerosi esperti di diritto costituzionale e giudiziario, chiamati a esprimere valutazioni sulla riforma. Le loro opinioni sono state tutt’altro che unanimi: alcuni hanno espresso apprezzamento per l’obiettivo di rafforzare l’indipendenza dei magistrati, mentre altri hanno sollevato forti perplessità su diversi aspetti del testo, ritenendo che possa creare nuovi squilibri nel sistema giudiziario.