Meloni e Schillaci non la raccontano tutta sui soldi alla sanità

Entrambi parlano di investimenti record, ma i numeri – in attesa della pubblicazione del disegno di legge di Bilancio – dicono altro
ANSA/MATTEO CORNER
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Il 17 ottobre, in un’intervista con La Stampa, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha detto che nella prossima legge di Bilancio ci saranno «in più» sulla sanità «3,3 miliardi» di euro. «Questi si sommano ai 2,3 già programmati con la precedente manovra per un totale di ben 5,6 miliardi messi in più sul piatto per il 2024. A parte il periodo pandemico nessun governo prima aveva fatto tanto», ha aggiunto Schillaci.

Il giorno prima, durante una conferenza stampa di presentazione della legge di Bilancio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che «con i quasi 136 miliardi di euro che raggiunge quest’anno il Fondo sanitario nazionale, noi raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità». 

Schillaci e Meloni hanno ragione oppure no? È vero che sulla sanità nessuno ha investito come questo governo? Abbiamo provato a verificarlo. In attesa della pubblicazione del disegno di legge di Bilancio, il ministro e la presidente del Consiglio non la raccontano tutta.

I soldi nella legge di Bilancio

Al momento verificare le dichiarazioni di Schillaci e Meloni non è semplice. Per esempio non è chiaro a quali dati facciano riferimento le loro dichiarazioni, come vedremo meglio tra poco. E a oggi il testo ufficiale del disegno di legge di Bilancio per il 2024 non è ancora stato pubblicato e trasmesso al Parlamento, che dovrà approvarlo entro la fine dell’anno.

Come prima cosa c’è da chiedersi se le risorse aggiuntive stanziate nel 2024 per la sanità siano 5,6 miliardi di euro, come ha detto Schillaci a La Stampa, o 3 miliardi di euro, come ha invece indicato Meloni in conferenza stampa (dove non ha risposto alle domande dei giornalisti a causa di un impegno istituzionale). 

Con la legge di Bilancio per il 2023, alla fine dell’anno scorso il governo Meloni aveva già stanziato 2,3 miliardi di euro per la sanità nel 2024. Non è chiaro se a questi 2,3 miliardi ne saranno aggiunti ulteriori 3,3 miliardi oppure se verrà integrata solo la quota mancante per arrivare ai 3,3 miliardi citati da Schillaci, ossia circa un miliardo di euro. Anche il Documento programmatico di bilancio, inviato di recente dal governo alla Commissione europea, non aiuta a risolvere questo dubbio: qui si parla di un «incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard di 3 miliardi per l’anno 2024», ma non si specifica se al netto o al lordo dei 2,3 miliardi già stanziati per il 2024.

La risposta definitiva si avrà solo quando sarà pubblicato il disegno di legge di Bilancio, ma nel frattempo è comunque possibile verificare le dichiarazioni di Schillaci e Meloni in base ai numeri pubblicamente disponibili.

Il finanziamento del servizio sanitario nazionale

Il grafico mostra l’andamento del finanziamento statale al servizio sanitario nazionale dal 2001 al 2023, secondo i dati del Ministero della Salute. 
È vero: un eventuale aumento di 5,6 miliardi di euro sarebbe fuori dal comune, ma non il più alto di sempre. Anche senza tornare al periodo precedente l’introduzione dell’euro, c’è un caso in cui il finanziamento al servizio sanitario nazionale è stato più alto rispetto a oggi: tra il 2004 e il 2005, quando l’aumento fu di 10,8 miliardi, quasi il doppio rispetto alle presunte risorse stanziate per il 2024. Se poi lo stanziamento fosse di 3,3 miliardi, ci sarebbero cinque casi in cui l’aumento di spesa in termini nominali (ossia senza considerare l’impatto dell’inflazione) è stato superiore a quella cifra, senza contare il periodo del pandemia di Covid-19, che si può però ritenere un’eccezione.

Il grafico mostra poi che l’ulteriore aumento di spesa (oltre 3 o oltre 5 miliardi che siano) porterà effettivamente il finanziamento del sistema sanitario nazionale ai livelli più alti di sempre. Già oggi è così e, quindi, una crescita della spesa non potrà far altro che portare il governo al raggiungimento di un nuovo record. Un po’ come avviene con i record di occupati rivendicati negli ultimi mesi, quindi, non si tratta di una vera e propria inversione di tendenza, ma della continuazione di un trend in crescita che va avanti da anni. Dal grafico si vede chiaramente che, dopo la crisi del 2008 e dopo la crisi dei debiti sovrani (2011-2013), la tendenza per la spesa in sanità è stata in crescita, come avveniva prima delle due grandi crisi.

C’è un altro punto da chiarire: in conferenza stampa Meloni ha parlato di «136 miliardi» come il «più alto investimento mai previsto per la sanità». Ma nel 2023 il finanziamento del servizio sanitario nazionale valeva 126,6 miliardi, e né 5,6 miliardi né tantomeno 3,3 miliardi in più basterebbero a raggiungere la cifra dichiarata dalla presidente del Consiglio. Con tutta probabilità Meloni ha considerato le previsioni sul valore della spesa sanitaria indicate nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), secondo cui la spesa sanitaria italiana nel 2024 raggiungerà i 133 miliardi di euro. A questi andrebbero aggiunti i 3 miliardi in più annunciati dalla presidente del Consiglio, arrivando così a 136 miliardi, ma questo dato non indica il finanziamento statale al servizio sanitario nazionale. 

Occorre infatti distinguere tra il finanziamento pubblico al servizio sanitario nazionale, che è la somma che lo Stato distribuisce alle regioni per gestire il sistema sanitario (ed è la cifra indicata nel grafico sopra) e la spesa sanitaria effettiva, che include le integrazioni da parte delle regioni per quella parte di spese che non è coperta dai fondi statali. Quest’ultima è indicata nella Nadef e non rappresenta del tutto l’investimento statale nel servizio sanitario nazionale, ma una cifra leggermente più alta (per il 2023 la differenza è di circa 8 miliardi). 

Meloni ha quindi ragione nel dire che la cifra per finanziare il servizio sanitario nazionale l’anno prossimo sarà la più alta di sempre, ma utilizza il dato sbagliato per confermarlo (indicativamente, si raggiungerà una cifra tra 130 e 132 miliardi a carico dello Stato).

Contestualizzare i dati

Al di là della veridicità delle dichiarazioni sulle cifre raggiunte, è importante contestualizzare i dati utilizzando alcuni parametri economici. 

Per esempio, nel 2024 la spesa per la sanità aumenterà anche in termini reali, ossia al netto dell’inflazione? Se infatti si raddoppiano i fondi della sanità, ma i costi per le apparecchiature, gli stipendi, l’elettricità e tutto il resto raddoppiano, alla fine la spesa reale in sanità resterà la stessa. Se si guarda ai dati della Nadef, sembra che la spesa in termini reali diminuirà leggermente: nel 2024 il finanziamento statale del servizio sanitario nazionale aumenterà tra il 2,6 e il 4,4 per cento (a seconda che gli aumenti siano tra i 3,3 e 5,6 miliardi), mentre nella Nadef il deflatore del Pil, ossia l’inflazione, è previsto nel 2023 al 4,5 per cento. Nel migliore dei casi, dunque, la spesa in termini reali rimarrà sostanzialmente costante.

Sempre guardando alla spesa in termini reali, il dato non sembra essere il più alto di sempre. Come spiega una nota di gennaio 2023 dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, il livello è cresciuto fino al 2008, anno della crisi economica, per poi calare e rimanere stabilmente al di sotto del picco precedente nei 15 anni successivi. La spesa è cresciuta molto nel periodo della pandemia, ma è tornata a calare dopo la fine dell’emergenza.

Lo stesso discorso si potrebbe fare sugli incrementi indicati da Schillaci: non solo c’è stato almeno un incremento superiore ai 5,6 miliardi nel corso degli ultimi due decenni, ma va anche considerato il diverso potere d’acquisto, ossia la quantità di beni che si può acquistare con una certa cifra, che di solito tende a calare a causa dell’inflazione. Oltre 5 miliardi di euro di oggi, infatti, varrebbero meno di 4 miliardi di euro nel 2008.

Infine, anche se si considera il dato in percentuale al Pil, il livello non è il più alto di sempre, anzi cala leggermente rispetto allo scorso anno dal 6,6 per cento del 2023 al 6,4 per cento nel 2024.

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