Davvero il governo ha tagliato i fondi alla sanità?

Il PD dice che la spesa sanitaria è stata ridotta, ma i numeri vanno letti con attenzione
ANSA/TINO ROMANO
ANSA/TINO ROMANO
Nelle ultime ore alcuni partiti di opposizione hanno accusato il governo Meloni di aver tagliato i fondi alla sanità. «Il Paese che ha in testa la destra è senza la sanità pubblica, in cui il diritto alla salute non è più tutelato. Lo confermano i tagli contenuti nella Nadef, che portano la spesa sanitaria in confronto al Pil ai minimi del 6 per cento», ha scritto su Facebook il Partito Democratico. Secondo Sinistra Italiana il governo ha ridotto di 2 miliardi di euro la spesa sanitaria, con una legge di Bilancio che «mette a rischio la salute dei cittadini».

Abbiamo controllato che cosa c’è di vero, e che cosa no, in questa accusa: i numeri vanno letti con attenzione.

Che cosa dice la Nadef sulla sanità

Lo scorso 27 settembre il governo Meloni ha approvato la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), con le nuove previsioni economiche e di finanza pubblica per i prossimi anni. Tra le altre cose la Nadef mostra quale sarà l’andamento della spesa sanitaria in Italia tra il 2023 e il 2026. Il governo ha stimato che quest’anno le risorse per la sanità si aggireranno intorno ai 134,7 miliardi di euro, contro i 131,1 miliardi del 2022. Queste risorse scenderanno però a circa 133 miliardi di euro nel 2024. Nel 2025 ci sarà poi una risalita a 136,7 miliardi e nel 2026 fino a quasi 139 miliardi. In rapporto al Pil questi numeri corrispondono rispettivamente a una spesa pari al 6,6 per cento nel 2023, al 6,2 per cento sia nel 2024 sia nel 2025, e al 6,1 per cento nel 2026. 

Secondo i partiti di opposizione questi dati dimostrerebbero che il governo ha tagliato i soldi alla sanità. In realtà i numeri vanno letti con attenzione. Innanzitutto va chiarito che queste stime fanno riferimento allo scenario chiamato “a legislazione vigente”. Come suggerisce il nome, questo significa che il governo ha considerato come si evolverà la spesa sanitaria sulla base delle norme attualmente in vigore, frutto non solo di scelte di questo governo ma di quelli precedenti. 

Per intenderci, queste cifre non tengono in considerazione le nuove risorse che il governo potrà stanziare con la prossima legge di Bilancio, che deve ancora essere approvata dal Consiglio dei ministri e approvata dal Parlamento entro la fine dell’anno.

I soldi della legge di Bilancio

Il testo della Nadef chiarisce, tra le altre cose, che «la legge di Bilancio finanzierà anche il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario». E lo scorso 7 settembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha promesso che il governo concentrerà la manovra economica sui salari, le pensioni e sulla sanità. 

Dunque vedremo effettivamente nelle prossime settimane se e quanti soldi in più il governo destinerà al rafforzamento del sistema sanitario nazionale. 

Per esempio con la legge di Bilancio per il 2023, la prima approvata dal governo Meloni, sono state stanziate risorse aggiuntive per aumentare il livello di finanziamento del servizio sanitario nazionale. Nello specifico la manovra per quest’anno ha stanziato in più, rispetto alle risorse già previste all’epoca, circa 2,2 miliardi di euro per il 2023, 2,3 miliardi dal 2024 e 2,6 miliardi per ogni anno dal 2025 in poi. Nuovi stanziamenti quindi c’erano stati, ma non sufficienti a compensare l’aumento dell’inflazione, che all’inizio del 2023 era già cresciuta del 10 per cento rispetto a un anno prima. 

Se nel 2024 si volesse portare la spesa sanitaria a un valore pari al 7 per cento del Pil, servirebbero oltre 10 miliardi di euro in più alla sanità, una cifra che oggi il governo sembra intenzionato a destinare ad altre voci di spesa, come il rinnovo del taglio del cuneo fiscale. A fine luglio il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva dichiarato in un’intervista con Il Sole 24 Ore che per la sanità servirebbero almeno «3-4 miliardi di euro» da destinare al personale e rendere più attrattivo il servizio sanitario nazionale.

Il calo già con il governo Draghi

Nel 2020 e nel 2021, con il secondo governo Conte e Roberto Speranza ministro della Salute, la spesa sanitaria aveva invece superato il 7 per cento del Pil, ma quelli sono stati due anni particolari, fortemente condizionati dalla pandemia di Covid-19. Da un lato la spesa sanitaria era aumentata per far fronte, per esempio, all’acquisto dei vaccini, dall’altro lato il Pil aveva sofferto la crisi economica. Calando il valore del denominatore, ossia quello del Pil, aumentava automaticamente il rapporto. 

Come abbiamo spiegato in passato, nelle sue accuse il PD dimentica una cosa rilevante. Entrambe le Nadef approvate dal governo Draghi nel 2021 e nel 2022, quando il ministro della Salute era ancora Speranza, tornato nel PD a giugno scorso, prevedevano a legislazione vigente un calo della spesa sanitaria sia in valori assoluti sia in rapporto al Pil. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio per il 2022, il Def aveva comunque certificato che quell’anno la spesa sanitaria avrebbe avuto un valore più alto di quella prevista inizialmente dalla Nadef.
Tabella 1. Previsione della spesa sanitaria nel Documento di economia e finanza 2022
Tabella 1. Previsione della spesa sanitaria nel Documento di economia e finanza 2022

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