Le roi est mort, vive le roi. Tradotto dal francese: «Il re è morto, viva il re». Così, durante la monarchia in Francia, si era soliti dare la notizia della morte di un sovrano e, allo stesso tempo, l’arrivo del suo successore. Il motto serviva a esprimere la continuità della monarchia nonostante la morte del re ed è diventato poi di uso comune. Ancora oggi, è usato spesso quando le cose sembrano cambiare, ma nei fatti non cambiano davvero. Ecco, questo motto potrebbe essere utilizzato per riassumere quanto accaduto quest’anno alla Camera sul cosiddetto “maxiemendamento” del governo al disegno di legge di Bilancio.
Come suggerisce il nome, nel linguaggio politico e giornalistico il maxiemendamento indica un lungo emendamento, che al suo interno contiene numerose proposte per modificare un disegno di legge. Negli anni, i governi di turno erano soliti presentare un maxiemendamento al disegno di legge di Bilancio, durante il suo esame in Parlamento, per velocizzare la sua approvazione definitiva. Questa usanza è stata più volte criticata, perché in questo modo il governo chiede di modificare in blocco il testo della legge di Bilancio e i partiti devono esprimersi con un solo voto su misure anche molto diverse tra loro.
Quest’anno è successa però una cosa diversa. Il 13 dicembre, durante l’esame del disegno di legge per il 2025 in Commissione Bilancio, il sottosegretario all’Economia Federico Freni (Lega) ha annunciato la presentazione di cinque emendamenti da parte del governo, anziché un unico maxiemendamento. A questi cinque emendamenti del governo si è aggiunta successivamente una serie di emendamenti presentati dai relatori del provvedimento, i deputati Silvana Andreina Comaroli (Lega), Mauro D’Attis (Forza Italia), Ylenja Lucaselli (Fratelli d’Italia) e Francesco Saverio Romano (Noi Moderati). I relatori di un provvedimento sono i parlamentari che seguono l’esame di un progetto di legge dall’inizio alla fine. Per quanto riguarda la legge di Bilancio, di solito i relatori sono uno per ogni partito che sostiene il governo e possono presentare, per l’appunto, richieste di modifica al testo.
Come suggerisce il nome, nel linguaggio politico e giornalistico il maxiemendamento indica un lungo emendamento, che al suo interno contiene numerose proposte per modificare un disegno di legge. Negli anni, i governi di turno erano soliti presentare un maxiemendamento al disegno di legge di Bilancio, durante il suo esame in Parlamento, per velocizzare la sua approvazione definitiva. Questa usanza è stata più volte criticata, perché in questo modo il governo chiede di modificare in blocco il testo della legge di Bilancio e i partiti devono esprimersi con un solo voto su misure anche molto diverse tra loro.
Quest’anno è successa però una cosa diversa. Il 13 dicembre, durante l’esame del disegno di legge per il 2025 in Commissione Bilancio, il sottosegretario all’Economia Federico Freni (Lega) ha annunciato la presentazione di cinque emendamenti da parte del governo, anziché un unico maxiemendamento. A questi cinque emendamenti del governo si è aggiunta successivamente una serie di emendamenti presentati dai relatori del provvedimento, i deputati Silvana Andreina Comaroli (Lega), Mauro D’Attis (Forza Italia), Ylenja Lucaselli (Fratelli d’Italia) e Francesco Saverio Romano (Noi Moderati). I relatori di un provvedimento sono i parlamentari che seguono l’esame di un progetto di legge dall’inizio alla fine. Per quanto riguarda la legge di Bilancio, di solito i relatori sono uno per ogni partito che sostiene il governo e possono presentare, per l’appunto, richieste di modifica al testo.