Un emendamento sulla caccia ha fatto arrabbiare gli ambientalisti

Introdotto nella legge di Bilancio, Europa Verde l’ha definito una «vergogna assoluta». Secondo Fratelli d’Italia, invece, è un provvedimento di buon senso
Ansa
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Il 17 dicembre alcune associazioni ambientaliste, tra cui WWF Italia e Legambiente, hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per «segnalare le gravi incostituzionalità contenute in un emendamento alla legge di Bilancio», al momento all’esame della Camera. Secondo queste associazioni, un emendamento proposto da Fratelli d’Italia renderebbe più difficile fare ricorso contro i calendari venatori, ossia i periodi dell’anno in cui è consentita la caccia, e impedirebbe ai giudici di sospendere le attività di caccia nel caso in cui venissero trovate delle irregolarità.

«Per concedere di tutto ai cacciatori si calpestano i principi fondamentali di uno Stato di diritto, facilitando l’uccisione degli animali per diletto e impedendo ai giudici, ai cittadini, alle associazioni di esercitare i loro diritti e doveri», si legge nella lettera. Alle critiche delle associazioni si è unito Europa Verde, che ha definito l’emendamento «una vergogna assoluta». Secondo il partito guidato da Angelo Bonelli, la nuova norma è la prova che «questa destra odia gli animali e la natura».
Ma che cosa c’è scritto nel contestato emendamento? Ed è vero che legge di Bilancio per il 2025 «liberalizza la caccia»? Facciamo un po’ di chiarezza.

La legge sulla caccia

L’emendamento alla legge di Bilancio, approvato in Commissione Bilancio della Camera, è stato proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia Maria Cristina Caretta, che in passato è stata presidente della Confederazione delle associazioni venatorie italiane. L’emendamento interviene su un articolo specifico della legge del 1992, già modificata negli anni successivi, che regolamenta le specie cacciabili e i periodi di attività venatoria. Le novità principali introdotte dall’emendamento, che entreranno in vigore con l’approvazione definitiva della legge di Bilancio, sono due. 

Prima di qualsiasi variazione nell’elenco delle specie cacciabili, oltre al parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), dovrà essere chiesto anche quello del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Questo comitato è stato istituito dalla legge del 1992 come organo consultivo per «tutto quello che concerne l’applicazione della legge». Poi è stato dismesso dal governo Monti, ma nel 2023 è stato ricostituito con un decreto dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. In passato, le associazioni ambientaliste avevano criticato la composizione di questo nuovo comitato, accusandolo di avere un indirizzo politico favorevole al mondo della caccia. 

Attualmente, il comitato è composto da 17 membri, da un rappresentante delle associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l’Ambiente e da tre rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali riconosciute. Rispetto a quando è stato creato, nella nuova composizione il comitato ha un rapporto tra le associazioni venatorie e quelle ambientali spostato a favore delle prime.

Secondo gli ambientalisti, questo cambiamento potrebbe influenzare il parere del comitato, che potrebbe contribuire all’inserimento di specie di animali a rischio nell’elenco delle specie cacciabili, dato che con la nuova legge di Bilancio viene stabilito che prima di ogni modifica sia sentito il parere del comitato tecnico.

La seconda novità principale riguarda i termini per presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale (TAR) contro il calendario venatorio. In particolare, l’emendamento ha stabilito un limite temporale per i ricorsi pari a un massimo di 30 giorni dalla pubblicazione del calendario venatorio nel Bollettino ufficiale della regione interessata, e include le associazioni di cacciatori come «parte necessaria» del giudizio. Questo significa che le associazioni venatorie potranno partecipare attivamente al ricorso e all’eventuale processo amministrativo come una delle parti in causa.

Se il ricorso dovesse essere accolto, in base all’emendamento approvato, tornerebbe automaticamente in vigore l’ultimo calendario venatorio applicato. «Fin troppe volte l’impugnazione del calendario dinanzi al TAR rappresenta una strategia ostruzionistica per danneggiare il regolare svolgimento dell’attività venatoria. Con l’approvazione del mio emendamento verranno invece inseriti dei paletti», ha dichiarato Caretta in una nota.

Insomma, secondo Europa Verde e diverse associazioni ambientaliste, i partiti che sostengono il governo Meloni avrebbero fatto una concessione ai cacciatori. Al contrario, secondo Caretta e il mondo della caccia la modifica tutelerebbe il regolare svolgimento dell’attività venatoria. 

Il 19 dicembre è iniziato l’esame del disegno di legge di Bilancio in aula alla Camera. Dopo la sua approvazione, la legge di Bilancio dovrà essere votata anche al Senato: il via libera definitivo è atteso nei giorni tra Natale e Capodanno. 

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