Le mappe della disuguaglianza di reddito in Europa

Quali sono i Paesi con le differenze più marcate? Come sono cambiati i dati nel tempo? E com’è messa l’Italia?
Pagella Politica
Con la crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 vari partiti hanno rilanciato la necessità di ridurre le disuguaglianze in Italia. I numeri mostrano infatti un Paese con differenze ancora troppo ampie tra i vari territori. Per esempio la provincia di Milano ha un reddito pro capite oltre tre volte più alto di quello di Agrigento: 55,6 mila euro contro 15,7 mila euro.

Le disuguaglianze di reddito non sono però un fenomeno interno soltanto al nostro Paese, anzi. In alcune parti dell’Unione europea la sproporzione di ricchezza dei territori è ancora più marcata.

Le disuguaglianze di reddito in Europa

Per misurare il grado di disuguaglianza nella distribuzione del reddito nei Paesi dell’Unione europea, Eurostat utilizza l’indice di Gini. Senza entrare troppo nei dettagli, questo indice ha un valore che varia da 0 a 100: se un Paese ha un indice di Gini pari a zero, vuol dire che ha una perfetta uguaglianza di reddito (ogni cittadino ha quindi lo stesso reddito); se un Paese ha un indice di Gini pari a 100, vuol dire che un solo individuo ha tutto il reddito. Ovviamente si tratta di casi estremi e ogni Paese Ue ha un indice di Gini compreso all’interno di questo intervallo: chi ha un indice più vicino al 100 vuol dire che ha maggiori disuguaglianze di reddito. 

Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2021 l’indice di Gini in tutta l’Ue aveva un valore medio pari a 30,1, un dato che indica una moderata disuguaglianza nella distribuzione del reddito tra i cittadini europei. Tra i Paesi c’erano notevoli differenze.

I Paesi, per così dire, più diseguali erano Bulgaria (39,7), Lettonia (35,7) e Lituania (35,4). L’Italia (32,9) si trovava in un secondo gruppo di Stati membri, quelli con un coefficiente di Gini superiore alla media europea, composto tra gli altri anche da Germania (31,2) e Spagna (33). All’estremo opposto della classifica, Slovacchia, Slovenia, Belgio e Repubblica Ceca erano i Paesi con la più bassa disuguaglianza, con un indice di Gini sotto 25.

L’andamento nel tempo

In dieci anni, tra il 2011 e il 2021, l’indice di Gini nell’Ue è sceso in media di 0,4 punti, un calo piuttosto ridotto che in alcuni Paesi è stato comunque più ampio, mentre in altri le disuguaglianze sono cresciute.

Gli Stati dove l’indice di Gini è cresciuto di più sono stati Bulgaria (+4,7 punti in più), Malta (+4), Lituania e Lussemburgo (+2,4) e Germania (+2,2). I Paesi dove l’indice è diminuito di più sono stati invece Polonia (-4,3), Irlanda (-2,9), Belgio (-2,2). In Italia l’indice di Gini, e di conseguenza la disuguaglianza di reddito, è leggermente cresciuto, di 0,4 punti.

Il caso italiano

Negli ultimi trent’anni l’indice di Gini in Italia è sceso molto tra il 1995 e il 2000, passando da 33 a 29 per poi risalire a 32,9 nel 2004. Nel 2008 è sceso di nuovo a 31,2 e poi ha avuto un andamento altalenante con un trend di crescita, fino ad arrivare a 33,4 nel 2018. 

L’indice di Gini calcolato da Eurostat non coincide con quello calcolato da Istat. Per esempio, secondo l’istituto italiano di statistica nazionale nel 2021 l’indice di Gini italiano era pari a 30,4, un valore più basso di quello di Eurostat. I due valori non coincidono a causa delle differenze metodologiche e dei dati utilizzati.

I rapporti tra i redditi

L’indice di Gini non è l’unico indicatore valido per misurare le disuguaglianze economiche. Un altro indice molto utilizzato è quello che mette in relazione i redditi del 20 per cento della popolazione (“quintile” in gergo tecnico) più ricca con i redditi del 20 per cento della popolazione più povera.

Nel 2021 il rapporto tra quintili di reddito nell’Ue è stato in media pari 5. In parole semplici vuol dire che il reddito percepito dal 20 per cento della popolazione con il reddito più alto era cinque volte superiore al reddito percepito dal 20 per cento della popolazione con il reddito più basso.

Tra gli Stati membri, il rapporto era superiore a 7 in Bulgaria e Romania e tra 6 e 7 in Lettonia, Spagna e Lituania, mentre era sotto 4 nei Paesi Bassi, in Irlanda, Finlandia, Repubblica Ceca, Belgio e Slovenia. In Italia era pari a 5,86, in Germania 4,98 e in Francia a 4,41.

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