L’agricoltura va bene, ma non traina l’economia

Il ministro Lollobrigida cita dati corretti, che però non bastano a sostenere la sua tesi
ANSA/FABIO FRUSTACI
ANSA/FABIO FRUSTACI
Gonfiare il contributo di un singolo settore all’economia italiana è un vizio ricorrente della politica: negli ultimi anni lo hanno fatto vari ministri del governo Meloni, dal turismo all’automotive. Di recente è stato il turno del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia). Lo scorso 26 agosto, ospite al Meeting di Rimini, Lollobrigida ha dichiarato che «oggi l’agricoltura è tornata a essere il traino dell’economia italiana». E ha aggiunto: «Abbiamo un livello di crescita ben superiore alla media nazionale e anche alla media europea: 2,5 per cento di crescita dati ISTAT dello scorso anno». 

Il ministro ha dunque presentato l’agricoltura come un settore in grado di sostenere l’intera economia, ma i numeri – seppur positivi – smorzano l’entusiasmo.

Numeri in salita

Per prima cosa, vediamo se il dato citato da Lollobrigida è corretto. Secondo l’ISTAT, nel 2024 il valore della produzione agricola italiana è aumentato del 2,5 per cento rispetto al 2023, una percentuale riportata correttamente dal ministro. Nel 2023 la crescita era stata dell’1,9 per cento rispetto al 2022. Sempre nel 2024 è aumentato anche il valore aggiunto dell’agricoltura, con un +12,2 per cento.

In altre parole, non solo l’agricoltura ha prodotto di più, ma è aumentato anche il valore che l’Italia ricava da quella produzione, il cosiddetto “valore aggiunto”, che è cresciuto più della produzione stessa. Semplificando un po’, la produzione corrisponde alla somma di tutti i ricavi del settore agricolo, mentre il valore aggiunto rappresenta la differenza tra ricavi e costi.

Lollobrigida ha ragione anche quando parla di un primato italiano. Nel 2024 il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è stato il più alto tra tutti i Paesi dell’Unione europea e la sua crescita ha superato la media europea. Per quanto riguarda il valore della produzione, invece, l’Italia si è posizionata al terzo posto, dietro Francia e Germania.

In sintesi, i dati citati dal ministro sono veri: l’agricoltura italiana sta crescendo rapidamente ed è leader in Europa per valore aggiunto. Ma resta da chiarire se questo basti a definirla davvero il “traino” dell’economia.

Basta l’agricoltura?

Per capirlo bisogna definire che cosa significa “trainare”: nel linguaggio economico non esiste una definizione tecnica precisa, ma l’espressione può essere interpretata in due modi.

Un settore può essere considerato trainante se incide in maniera rilevante sulla produzione totale o sul valore aggiunto dell’economia. In questo caso, anche una crescita modesta di un comparto che pesa molto sul PIL può avere un impatto significativo sull’andamento complessivo. Per esempio, se un settore rappresenta il 20 per cento del PIL e cresce del 2,5 per cento, il suo contributo alla crescita complessiva sarà di 0,5 punti percentuali, un risultato importante.

Secondo un’altra interpretazione, un settore può essere definito trainante quando, pur pesando poco sul PIL, cresce a ritmi molto elevati. In questo caso la rapidità della crescita compensa il peso ridotto.

Secondo i dati ISTAT, nel 2024 la produzione agricola italiana valeva quasi 41 miliardi di euro, pari al 2,7 per cento del valore aggiunto dell’intera economia, che ammontava a 1.958 miliardi di euro. Questo peso non sembra sufficiente a soddisfare la prima definizione di “traino”.

Se guardiamo alla seconda interpretazione, però, i numeri cambiano prospettiva. Come abbiamo visto, nel 2024 l’aumento del valore aggiunto dell’agricoltura è stato del 12,2 per cento rispetto al 2023, una percentuale più alta dell’aumento del valore aggiunto nazionale, fermo al +2,4 per cento. 

Nel 2024 il valore aggiunto dell’agricoltura è salito da 37,5 a quasi 41 miliardi di euro, con un incremento di 3,5 miliardi. Considerando che il PIL italiano è cresciuto complessivamente dello 0,7 per cento, l’agricoltura ha contribuito a circa il 10 per cento di questo aumento, ovvero a 0,07 punti percentuali. In pratica, dello 0,7 per cento di crescita del PIL nazionale, 0,63 punti sono arrivati dal resto dell’economia e 0,07 dall’agricoltura.

Si tratta di un risultato positivo per un comparto che ha un ruolo marginale nell’economia italiana, ma non abbastanza per affermare che l’agricoltura stia davvero trainando la crescita del Paese.

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