Le restrizioni per i non vaccinati hanno davvero senso?

Ansa
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Con l’arrivo della quarta ondata di coronavirus diversi governi in Europa hanno deciso di imporre maggiori restrizioni soltanto alle persone non vaccinate contro la Covid-19, nel tentativo di arginare l’aumento dei contagi.

Anche il governo italiano, guidato da Mario Draghi, ha scelto una direzione simile. Dal 6 dicembre al 15 gennaio, infatti, si potrà accedere a una serie di servizi – dai ristoranti al chiuso agli spettacoli e alle feste – solo se vaccinati o guariti dalla malattia. Secondo Draghi, questo rafforzamento del green pass servirà a «prevenire» la crescita dei casi durante il periodo natalizio.
Numeri e studi alla mano, quanto è efficace imporre misure restrittive solo ai non vaccinati per contenere l’epidemia? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza e le risposte non sono così nette, come dimostra innanzitutto quanto accaduto in due Paesi europei: l’Austria e la Slovacchia.

Il lockdown dei non vaccinati ha già fallito

Il 15 novembre l’Austria, uno dei Paesi con il maggior numero di contagi in Europa (incidenza settimanale di 800 casi per 100 mila abitanti), ha introdotto una sorta di lockdown per i non vaccinati, che potevano uscire di casa solo per motivi di salute, per lavorare o per fare la spesa. Questo provvedimento è durato però molto poco. Il 19 novembre è stato annunciato un lockdown totale per tutta l’Austria, con una durata di 20 giorni e con l’annuncio dell’introduzione dell’obbligo vaccinale a partire da febbraio 2022.

Il 18 novembre anche la Slovacchia ha impedito ai non vaccinati di entrare in ristoranti, centri commerciali e negozi di beni non essenziali. Il 24 novembre il governo slovacco ha poi imposto a tutto il Paese un lockdown totale di due settimane.

I due esempi di Austria e Slovacchia mostrano che se ci si trova in una situazione di partenza già critica, con contagi molto alti, il lockdown dei soli non vaccinati non basta. Cercare di isolare chi non è vaccinato rischia solo di ritardare di qualche giorno l’introduzione di misure più rigide, necessarie per arginare le gravi ricadute sugli ospedali, non solo in termini di decessi.

Perché le restrizioni anche per i vaccinati possono servire

Anche alcune ricerche scientifiche sottolineano che le restrizioni per i non vaccinati possono essere utili solo fino a un certo punto.

In estate uno studio realizzato da alcuni ricercatori europei – non ancora sottoposto alla revisione della comunità scientifica – ha analizzato, a livello teorico, il rischio di una ripresa dell’epidemia a seconda della diffusione del virus e dell’introduzione di restrizioni diverse tra vaccinati e non vaccinati. Secondo questa ricerca, l’introduzione di un sistema come quello del green pass avrebbe potuto contribuire a una ripresa dell’epidemia, in quanto i vaccinati sarebbero stati esentati dalle restrizioni imposte nel corso dell’ultimo anno e mezzo. L’unico modo per evitare una ripresa dei contagi sarebbe stato quello di imporre restrizioni alte per i non vaccinati e moderate per i vaccinati.

I ricercatori avevano anche aggiunto che il principale motore di una nuova ondata sarebbe stata la potenziale perdita di immunità nei vaccinati, eventualità che poi si è effettivamente verificata. Inoltre, secondo i ricercatori, l’introduzione del sistema del green pass avrebbe ridotto la probabilità che i vaccinati si sottoponessero a un test per rilevare la presenza di un virus, in caso di infezione e sintomi molto lievi.

In un report del 24 novembre il Centro europeo per il controllo delle malattia (Ecdc), l’ente europeo che aiuta i governi nella lotta alle malattie infettive, ha sottolineato che anche i Paesi con un alto tasso di vaccinazione dovrebbero mantenere o introdurre restrizioni nella popolazione vaccinata, per ridurre la trasmissione del virus. Tra le altre cose, gli esperti dell’Ecdc hanno consigliato l’utilizzo delle mascherine, il lavoro da remoto, la riduzione delle persone che possono salire sui mezzi pubblici, così come dei partecipanti a eventi pubblici. Secondo l’Ecdc, l’implementazione «tempestiva» di misure di questo tipo «è fondamentale per il loro successo».

Il ruolo dei vaccinati nel contagio

Oltre alla difficoltà dei controlli, le restrizioni solo per i non vaccinati hanno un problema su tutti: permettono di limitare in modo parziale la diffusione del virus.

Secondo i dati più aggiornati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), tra il 22 ottobre e il 22 novembre le persone completamente vaccinate hanno pesato per un 59 per cento sulle diagnosi di positività al coronavirus registrate in Italia, mentre i non vaccinati per il 38 per cento. Come abbiamo spiegato diverse volte in passato, questi dati non dimostrano che i vaccini non funzionano: quello che conta è l’incidenza e oggi i non vaccinati sono solo il 14 per cento della popolazione dai 12 anni in su, mentre i completamente vaccinati sono l’80 per cento.

I vaccini continuano a proteggere molto bene dal rischio di avere forme gravi della Covid-19, ma non prevengono completamente le infezioni. Un lockdown per i soli non vaccinati non azzererebbe quindi l’aumento dei casi, poiché il virus continuerebbe a circolare tra i vaccinati, sebbene a un ritmo minore.

Le restrizioni ai soli non vaccinati potrebbero avere dei benefici soprattutto per questa fascia della popolazione. Se i non vaccinati circolano meno, circola meno anche il virus, e ci sarebbero meno contagiati gravi tra i non vaccinati, con conseguenze positive sugli ospedali. Oggi i non vaccinati sono circa il 49 per cento dei ricoverati e il 64 per cento dei pazienti in terapia intensiva.

In conclusione

Diversi Paesi stanno adottando restrizioni solo per i cittadini non vaccinati contro la Covid-19, ma quelli con un’incidenza molto alta dei casi, come Austria e Slovacchia, sono subito stati obbligati ad adottare restrizioni per tutti.

Ridurre la libertà solo ai non vaccinati può rallentare la circolazione virale, ma è improbabile che sia una misura risolutiva per fermare l’epidemia, in quanto anche tra i vaccinati il virus circola, sebbene a un ritmo minore. Una minore trasmissione tra i non vaccinati però può contribuire a ridurre la pressione sugli ospedali.

In generale, con l’aumento della trasmissione del virus può rivelarsi necessario imporre nuove restrizioni a tutti per ridurre la circolazione ed evitare successivamente di dover prendere misure più severe.

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