Il 22 aprile il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. Il lutto terminerà sabato 26 aprile, giorno in cui si terranno i funerali del pontefice. Alle ore 10 di quella giornata, negli uffici e nelle scuole pubbliche verrà osservato un minuto di silenzio, mentre per tutta la durata del lutto le bandiere sugli edifici pubblici dovranno rimanere a mezz’asta. Il governo ha inoltre invitato «a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alla circostanza» e a rinviare gli eventi sportivi o di intrattenimento previsti per il 26 aprile.
La durata del lutto nazionale ha suscitato alcune polemiche, in particolare per l’invito alla sobrietà durante le manifestazioni del 25 aprile, giorno in cui si celebra l’anniversario della Liberazione d’Italia. In un’intervista con il Corriere della Sera, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha spiegato che la decisione dei cinque giorni di lutto è stata presa perché «siamo nell’anno del Giubileo» ed «è un momento di straordinario afflusso e partecipazione popolare».
A prescindere dalle opinioni sulla scelta del governo, secondo le verifiche di Pagella Politica, i cinque giorni di lutto nazionale per Papa Francesco rappresentano un record, almeno dal 2002, anno in cui una circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri ha aggiornato i criteri per la proclamazione del lutto nazionale. In base a questa circolare, non esistono automatismi nella proclamazione del lutto nazionale: il lutto è dichiarato, infatti, «secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri». Il Ministero degli Esteri comunica la proclamazione ai «rappresentanti diplomatici accreditati dello Stato italiano», e «nel periodo di lutto le autorità pubbliche si astengono da impegni sociali, fatta eccezione per le manifestazioni di beneficenza».
Per verificare i precedenti, abbiamo consultato gli archivi storici di alcuni quotidiani (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e L’Unità) e i siti delle istituzioni, tra cui quelli del governo e del Ministero dell’Interno.
Partiamo dagli ultimi due pontefici, morti prima di Papa Francesco. Alla morte di Papa Giovanni Paolo II, nell’aprile 2005, furono proclamati tre giorni di lutto nazionale: il giorno del funerale, alle ore 12, fu osservato un minuto di silenzio negli edifici pubblici. Con una direttiva, il governo invitò tutte le emittenti radiotelevisive a trasmettere programmi adeguati all’occasione.
La durata del lutto nazionale ha suscitato alcune polemiche, in particolare per l’invito alla sobrietà durante le manifestazioni del 25 aprile, giorno in cui si celebra l’anniversario della Liberazione d’Italia. In un’intervista con il Corriere della Sera, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha spiegato che la decisione dei cinque giorni di lutto è stata presa perché «siamo nell’anno del Giubileo» ed «è un momento di straordinario afflusso e partecipazione popolare».
A prescindere dalle opinioni sulla scelta del governo, secondo le verifiche di Pagella Politica, i cinque giorni di lutto nazionale per Papa Francesco rappresentano un record, almeno dal 2002, anno in cui una circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri ha aggiornato i criteri per la proclamazione del lutto nazionale. In base a questa circolare, non esistono automatismi nella proclamazione del lutto nazionale: il lutto è dichiarato, infatti, «secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri». Il Ministero degli Esteri comunica la proclamazione ai «rappresentanti diplomatici accreditati dello Stato italiano», e «nel periodo di lutto le autorità pubbliche si astengono da impegni sociali, fatta eccezione per le manifestazioni di beneficenza».
Per verificare i precedenti, abbiamo consultato gli archivi storici di alcuni quotidiani (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e L’Unità) e i siti delle istituzioni, tra cui quelli del governo e del Ministero dell’Interno.
Partiamo dagli ultimi due pontefici, morti prima di Papa Francesco. Alla morte di Papa Giovanni Paolo II, nell’aprile 2005, furono proclamati tre giorni di lutto nazionale: il giorno del funerale, alle ore 12, fu osservato un minuto di silenzio negli edifici pubblici. Con una direttiva, il governo invitò tutte le emittenti radiotelevisive a trasmettere programmi adeguati all’occasione.