I cinque giorni di lutto nazionale per Papa Francesco sono un record

In nessun’altra occasione ne sono stati proclamati così tanti dal governo
La salma di Papa Francesco è portata all’interno della Basilica di San Pietro – ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
La salma di Papa Francesco è portata all’interno della Basilica di San Pietro – ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Il 22 aprile il Consiglio dei ministri, su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. Il lutto terminerà sabato 26 aprile, giorno in cui si terranno i funerali del pontefice. Alle ore 10 di quella giornata, negli uffici e nelle scuole pubbliche verrà osservato un minuto di silenzio, mentre per tutta la durata del lutto le bandiere sugli edifici pubblici dovranno rimanere a mezz’asta. Il governo ha inoltre invitato «a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alla circostanza» e a rinviare gli eventi sportivi o di intrattenimento previsti per il 26 aprile.

La durata del lutto nazionale ha suscitato alcune polemiche, in particolare per l’invito alla sobrietà durante le manifestazioni del 25 aprile, giorno in cui si celebra l’anniversario della Liberazione d’Italia. In un’intervista con il Corriere della Sera, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha spiegato che la decisione dei cinque giorni di lutto è stata presa perché «siamo nell’anno del Giubileo» ed «è un momento di straordinario afflusso e partecipazione popolare».

A prescindere dalle opinioni sulla scelta del governo, secondo le verifiche di Pagella Politica, i cinque giorni di lutto nazionale per Papa Francesco rappresentano un record, almeno dal 2002, anno in cui una circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri ha aggiornato i criteri per la proclamazione del lutto nazionale. In base a questa circolare, non esistono automatismi nella proclamazione del lutto nazionale: il lutto è dichiarato, infatti, «secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri». Il Ministero degli Esteri comunica la proclamazione ai «rappresentanti diplomatici accreditati dello Stato italiano», e «nel periodo di lutto le autorità pubbliche si astengono da impegni sociali, fatta eccezione per le manifestazioni di beneficenza».

Per verificare i precedenti, abbiamo consultato gli archivi storici di alcuni quotidiani  (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e L’Unità) e i siti delle istituzioni, tra cui quelli del governo e del Ministero dell’Interno.

Partiamo dagli ultimi due pontefici, morti prima di Papa Francesco. Alla morte di Papa Giovanni Paolo II, nell’aprile 2005, furono proclamati tre giorni di lutto nazionale: il giorno del funerale, alle ore 12, fu osservato un minuto di silenzio negli edifici pubblici. Con una direttiva, il governo invitò tutte le emittenti radiotelevisive a trasmettere programmi adeguati all’occasione.
Un trafiletto pubblicato dalla Stampa il 4 aprile 2005
Un trafiletto pubblicato dalla Stampa il 4 aprile 2005
Papa Benedetto XVI è morto il 31 dicembre 2022, dopo essersi dimesso nel 2013: per i suoi funerali, celebrati il 5 gennaio 2023, il governo dispose che le bandiere dell’Italia e dell’Unione europea fossero esposte a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici del territorio nazionale. Andando ancora indietro nel tempo, nel 1978 per la morte di Paolo VI le bandiere furono esposte a mezz’asta per tre giorni, ma fu proclamato un giorno di lutto nazionale. 

Per quanto riguarda figure politiche come ex presidenti del Consiglio o ex presidenti della Repubblica, a nessuna sono stati concessi cinque giorni di lutto nazionale. Per esempio, alla morte di Silvio Berlusconi nel 2023 e di Carlo Azeglio Ciampi nel 2016 fu proclamato un solo giorno di lutto. È importante distinguere il lutto nazionale dalle esequie di Stato, cioè i funerali a carico dello Stato previsti per legge per i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio e della Corte costituzionale, sia se deceduti durante il mandato sia dopo. A volte funerali di Stato e lutto nazionale coincidono, altre volte no.
Nemmeno in occasione di attentati, terremoti o disastri infrastrutturali sono mai stati proclamati cinque giorni di lutto. Nel 2003 fu indetto un giorno di lutto nazionale per commemorare i 19 italiani uccisi nell’attentato di Nassiriya, in Iraq.
La prima pagina della Stampa del 18 novembre 2003
La prima pagina della Stampa del 18 novembre 2003
Un solo giorno di lutto nazionale è stato proclamato anche nel 2009 per le vittime dell’alluvione a Messina, per quelle dell’incidente ferroviario di Viareggio e per quelle del terremoto dell’Aquila. Scelte analoghe sono state fatte nel 2012 per il terremoto in Emilia-Romagna e nel 2016 per quello nel Centro Italia. Nel 2013 fu proclamato un giorno di lutto per il naufragio di Lampedusa, dove morirono oltre 300 migranti.
Più recentemente, nel 2023 è stato indetto un giorno di lutto nazionale per le vittime delle alluvioni in Emilia-Romagna, e nel 2018 per il crollo del Ponte Morandi a Genova.

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