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Negli scorsi mesi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alcuni ministri hanno ripetuto, a torto, che il rallentamento dell’aumento dell’inflazione in Italia era merito dei provvedimenti del governo. Nel Documento programmatico di bilancio per il 2024, pubblicato il 17 ottobre dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’esecutivo ha però cambiato idea, scrivendo che l’inflazione è rallentata non per l’operato del governo.

«Le evoluzioni interne all’area dell’euro sono, tra i fattori di livello internazionale, quelli in grado di condizionare in modo più rilevante l’economia italiana e la sua finanza pubblica. In questa fase si riscontrano dinamiche molto simili a quelle italiane», si legge nelle pagine iniziali del Documento programmatico di bilancio, dove il governo ha spiegato alla Commissione europea le misure della legge di Bilancio per il 2024. «L’inflazione di fondo, in rallentamento da aprile, si è portata al 5,5 per cento in settembre», prosegue il testo, facendo riferimento ai dati Istat più aggiornati sull’inflazione al netto dei prezzi dei beni energetici e degli alimentari freschi. «Il calo dei prezzi dell’energia e la postura restrittiva della politica monetaria sembrano quindi favorire la convergenza dell’inflazione verso i valori giudicati coerenti con la stabilità dei prezzi», sottolinea il Documento programmatico di bilancio, aggiungendo che «la Banca centrale europea (Bce) prevede che nel 2025 il tasso di inflazione scenda a un livello grossomodo in linea con l’obiettivo del 2 per cento».

Dunque, dopo molte dichiarazioni in senso opposto, ora il governo Meloni ammette che l’inflazione cresce meno del passato da un lato per merito del calo dei prezzi dell’energia, fenomeno in cui l’esecutivo non ha avuto meriti, dall’altro lato per l’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Bce. Da luglio 2022 a oggi i tassi sono stati alzati dieci volte, una scelta contestata in questi mesi da Meloni e dai vicepresidenti del Consiglio Antonio Tajani e Matteo Salvini, per i suoi impatti sull’economia. Come abbiamo spiegato in vari fact-checking, era noto da tempo che questi due fossero i fattori principali ad aver fatto rallentare l’aumento dell’inflazione.  

Lo scorso 9 agosto, in un episodio della videorubrica “Gli appunti di Giorgia”, Meloni aveva dichiarato che gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalla Bce avevano generato una situazione «nella quale aumentano i prezzi». Un’affermazione scorretta. Pochi giorni dopo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) aveva detto che il governo Meloni aveva «dimezzato» l’inflazione, un’altra dichiarazione non supportata dai fatti, ribadita a inizio ottobre dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. A luglio il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, compagno di partito di Meloni, Urso e Foti, aveva scritto su Twitter: «Grazie agli interventi del governo Meloni i prezzi al consumo scendono». Non era vero e lo avevamo scritto in un fact-checking: ora lo dice anche il Documento programmatico di bilancio, firmato dal governo Meloni.

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