Nella serata di giovedì 16 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega per la riforma del fisco. Al momento il testo ufficiale del disegno di legge non è ancora stato pubblicato: il suo contenuto è stato sintetizzato dal governo in un comunicato stampa e anticipato in queste settimane da varie fonti stampa, che hanno analizzato le bozze del provvedimento. 

Il percorso della riforma del fisco è soltanto agli inizi e i dettagli sono ancora tutti da definire: molte delle informazioni che circolano sui giornali in questi giorni, per intenderci, rimangono ancora ipotesi. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri dovrà essere presentato in Parlamento, che lo esaminerà e modificherà. La riforma dunque non ha nessuna efficacia immediata: la Camera e il Senato dovranno discutere il disegno di legge delega, che una volta entrato in vigore darà il potere al governo di intervenire con una serie di decreti legislativi per attuare la riforma. Il Parlamento avrà il compito di tracciare principi generali e specifici che il governo dovrà seguire per intervenire su imposte come l’Irpef e l’Iva. Per quanto riguarda le tempistiche, il disegno di legge delega dà due anni di tempo al governo dall’entrata in vigore della legge per intervenire e cambiare vari aspetti del nostro sistema fiscale. In tutto questo rimangono da definire le coperture economiche della riforma: nei prossimi mesi il governo dovrà cercare di capire dove trovare le risorse economiche per abbassare la pressione fiscale. 

Innanzitutto il governo intende riformare l’Irpef, ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Semplificando un po’, a oggi esistono quattro fasce di reddito a cui si applicano altrettante aliquote per stabilire quale percentuale del reddito va pagata per l’imposta. Il governo vuole ridurre a tre il numero delle aliquote, il cui valore è ancora da decidere, introducendo allo stesso tempo per tutti la cosiddetta “flat tax incrementale”, ossia un’imposta con un’unica aliquota da applicare agli aumenti di reddito registrati da un contribuente di anno in anno. Il programma elettorale del centrodestra ha promesso di ampliare «per famiglie e imprese» quella che oggi è impropriamente chiamata “flat tax”, ossia l’imposta con un’unica aliquota di cui possono beneficiare le partite Iva con ricavi fino a 85 mila euro.  

Il comunicato stampa del governo spiega che nel disegno di legge delega c’è anche la «complessiva revisione delle tax expenditures» (in italiano “spese fiscali”). Stiamo parlando delle agevolazioni fiscali, come detrazioni, deduzioni e crediti d’imposta, che riducono le tasse che ogni contribuente deve pagare. 

La riforma del fisco interverrà poi sull’Ires, ossia l’imposta sul reddito delle società, che riguarda dunque le imprese. Qui la proposta, ancora da definire nei dettagli, è ridurre l’aliquota dell’Ires (oggi al 24 per cento) per chi rispetta due condizioni: una parte del reddito da tassare dovrà essere investito, per esempio in nuove assunzioni, e gli utili non dovranno essere destinati a scopi diversi all’«esercizio dell’attività di impresa». Secondo il governo, la prima condizione, quella «collegata all’effettuazione degli investimenti, ha l’evidente scopo di favorire la crescita economica e l’incremento della base occupazionale». 

Sempre sul fronte delle imprese, il disegno di legge delega contiene una «revisione organica dell’Irap volta all’abrogazione del tributo». Tradotto in parole semplici, il governo vuole gradualmente eliminare la cosiddetta “imposta regionale sulle attività produttive”, che colpisce il valore di produzione, ossia la differenza tra ricavi e costi, al netto di diversi fattori come i compensi per il personale, degli esercenti attività d’impresa e lavoro autonomo. 

Per quanto riguarda l’Iva, ossia l’imposta sul valore aggiunto che si paga con l’acquisto di beni o servizi, il disegno di legge delega propone una «razionalizzazione» del numero delle aliquote. A oggi per esempio su prodotti come bevande e alimentari si paga un’Iva del 4 per cento, mentre l’aliquota ordinaria è del 22 per cento. 

Inoltre sarà rivisto il cosiddetto “Statuto del contribuente”, una legge che contiene varie norme per tutelare i contribuenti dal sistema fiscale. Tra le altre cose l’obiettivo del governo è rafforzare il diritto di accesso agli atti per i contribuenti che si vedono contestare una violazione nel pagamento delle tasse.