Il record del governo Meloni sui decreti-legge

In meno di tre mesi ne ha presentati 15 in Parlamento, più di quanto fatto nello stesso periodo di tempo dai suoi predecessori
ANSA/ETTORE FERRARI
ANSA/ETTORE FERRARI
Dopo 83 giorni dal suo insediamento, il governo guidato da Giorgia Meloni ha stabilito un record: tra il 22 ottobre 2022 e il 13 gennaio 2023 ha presentato in Parlamento 15 decreti-legge. È il numero più alto se si considerano i primi quasi tre mesi di governo dei suoi predecessori negli ultimi 15 anni. In base alla Costituzione, i decreti-legge sono provvedimenti che, in teoria, un governo può adottare in caso di necessità e urgenza. I decreti entrano subito in vigore, ma devono essere convertiti in legge, anche con modifiche, dalla Camera e dal Senato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. 

In realtà, negli ultimi anni, il ricorso dei governi ai decreti-legge si è fatto sempre più intenso, per velocizzare l’introduzione di varie misure, suscitando un acceso dibattito. Quando era all’opposizione, la stessa Meloni ha spesso criticato i suoi predecessori per l’uso eccessivo di questo strumento, che di fatto rischia di limitare il potere legislativo del Parlamento.

Soltanto il 10 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato tre decreti-legge: quello sulla ricostruzione dopo la frana di Ischia di novembre 2022 e quello sulla proroga sul cosiddetto “payback” sanitario sono già stati trasmessi al Parlamento, mentre il terzo, quello per una maggiore trasparenza sul mercato dei carburanti, ancora no (lo abbiamo comunque considerato nel nostro conteggio).

La classifica dei governi

L’elenco dei decreti-legge presentati al Parlamento nelle varie legislature è pubblicamente disponibile nella banca dati del Senato. Secondo i calcoli di Pagella Politica, dopo quello di Meloni, negli ultimi 15 anni il secondo governo che in meno di tre mesi dalla sua nascita ha presentato in Parlamento più decreti-legge è quello guidato da Mario Draghi. 

Il governo Draghi è entrato in carica il 13 febbraio 2021 e nei suoi primi 83 giorni ha presentato in Parlamento 12 decreti-legge, tre in meno rispetto all’esecutivo guidato da Meloni. In terza posizione c’è il governo guidato da Matteo Renzi, che in meno di tre mesi dalla sua nascita ne ha presentati 10, seguito dal quarto governo guidato da Silvio Berlusconi (9 decreti-legge), da quello guidato da Paolo Gentiloni (8), da quelli di Enrico Letta e Mario Monti (7) e dal primo e dal secondo governo guidati da Giuseppe Conte (6).

I rischi dell’abuso di decreti-legge

Il principale rischio di un uso eccessivo dei decreti-legge è quello di svuotare il Parlamento della sua funzione legislativa o di ridurla soltanto alla possibilità di introdurre modifiche al decreto presentato dal governo.

Spesso i governi decidono poi di porre la cosiddetta “questione di fiducia” sulla conversione di un decreto. In questo modo, i tempi dell’esame del testo da parte del Parlamento si riducono, perché cade la possibilità per le aule di votare modifiche al testo. Un esempio recente è stata la conversione in legge del decreto “Aiuti quater”, presentato in Parlamento il 18 novembre dal governo Meloni. Il 12 gennaio il testo è stato approvato definitivamente dalla Camera, dopo il primo via libera del Senato. Sulla conversione in legge di questo decreto, che contiene novità sul Superbonus 110 per cento e sulle concessioni per estrarre gas naturale, il governo Meloni ha posto la questione di fiducia sia al Senato che alla Camera

La scelta del governo Meloni di porre la fiducia anche alla Camera ha compresso ulteriormente i tempi per l’esame in aula della legge di conversione. Questo è un esempio anche di un altro rischio legato all’eccessivo uso dei decreti-legge, ossia il “monocameralismo alternato”. Con questa espressione si intende una prassi, che coinvolge ormai la maggior parte delle leggi approvate dal Parlamento, per cui a causa della compressione dei tempi parlamentari una camera è costretta ad approvare lo stesso testo approvato dall’altra, senza la possibilità di modificarlo. In pratica, con il monocameralismo alternato viene quindi meno la struttura stessa del sistema parlamentare italiano, che è bicamerale e conferisce alla Camera e al Senato gli stessi poteri e gli stessi compiti.

Il ricorso sistematico ai decreti-legge, che la Costituzione limita a «casi straordinari di necessità e di urgenza», rischia inoltre di ingolfare il Parlamento. Come detto in precedenza, infatti, ogni decreto-legge deve essere convertito entro due mesi dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Quando Meloni criticava l’uso dei decreti-legge

In passato, uno dei leader più critici nei confronti del ricorso eccessivo ai decreti-legge è stata proprio Giorgia Meloni. Nel 2015, per esempio, in seguito a una riforma della Rai attuata dal governo Renzi tramite decreto-legge, l’attuale presidente del Consiglio aveva definito «gravissimo» l’uso di «uno strumento giuridico previsto dalla Costituzione solo per i casi di necessità e urgenza» per riformare il servizio pubblico radiotelevisivo e «scavalcare il Parlamento». 

Una critica simile è stata fatta da Meloni anche nel 2020 per il decreto “Rilancio” del secondo governo Conte: «Cosa c’è di così urgente da scavalcare il Parlamento nel bonus monopattini, nella lievitazione delle poltrone delle società pubbliche e nella sanatoria dei clandestini? Abbiamo ancora una Costituzione in Italia?».

 

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