Il fact-checking del “Wrapped” del PD sul governo Meloni

Abbiamo verificato sei accuse fatte dal partito di Elly Schlein su Instagram 
Pagella Politica
Il 4 dicembre il Partito Democratico ha pubblicato su Instagram una serie di grafiche ispirate allo stile di “Spotify Wrapped”, che ogni anno riassume per gli utenti le canzoni e gli artisti più ascoltati sulla piattaforma di streaming musicale. «Il “Wrapped” del governo Meloni è pronto. E tu? Noi no», ha scritto il Partito Democratico, elencando quelli che ritiene essere i risultati negativi del governo.
Vediamoli uno per uno per capire quali sono supportati da fatti e numeri e quali no. In breve: alcuni dati non sono corretti, mentre altri lo sono.

I costi dei centri in Albania

«Hai speso quasi un miliardo di euro dei contribuenti italiani per deportare 24 migranti in Albania, per poi doverli riportare in Italia»

Non è vero che il governo ha già speso «quasi un miliardo di euro» per la costruzione dei centri per migranti in Albania. Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, la realizzazione e la gestione di questi centri hanno un costo complessivo di circa 680 milioni di euro, suddivisi tra il 2024 e il 2028. Per il momento, questa cifra non corrisponde a soldi già tutti spesi ma è legata all’attuazione dell’accordo tra Italia e Albania fino al 2028. In più, per ora la stima di spesa va rivista al ribasso, visto che i costi sostenuti quest’anno sono inferiori rispetto al previsto, a causa dell’apertura in ritardo dei centri. 

È vero invece che fino a oggi sono stati portati in Albania 24 migranti: un primo gruppo di 16 migranti a ottobre, e un secondo gruppo di otto migranti a novembre. In entrambi i casi il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti nei centri, sulla base di una recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea.

La riforma del fisco

«Hai alzato le tasse fino al 56 per cento di aliquota IRPEF che il ceto medio dovrà versare al fisco»

Questa dichiarazione rischia di essere fuorviante, come abbiamo spiegato più nel dettaglio in un altro fact-checking. In breve: il disegno di legge di Bilancio per il 2025, che è all’esame della Camera, introduce alcune novità per ridurre il peso del fisco sui contribuenti. In particolare, il testo rende permanente la riduzione da quattro a tre del numero delle aliquote IRPEF, già in vigore quest’anno, e amplia il numero di beneficiari del taglio del cuneo fiscale. Anche questo diventa permanente ma si trasforma da un taglio dei contributi a una riduzione dell’IRPEF. Nessuna delle tre aliquote IRPEF aumenta al 56 per cento e del nuovo sistema beneficia anche il cosiddetto “ceto medio”, con un vantaggio di un certo rilievo per chi ha una retribuzione tra i 35 e 45 mila euro. 

Da dove viene allora la percentuale citata dal PD? I nuovi interventi contenuti nel disegno di legge di Bilancio per il 2025, pur risolvendo alcuni problemi delle regole in vigore quest’anno, faranno aumentare al 56 per cento l’aliquota marginale effettiva per i redditi dei lavoratori dipendenti tra 32 mila e 40 mila euro di reddito complessivo IRPEF. In pratica, ogni euro guadagnato in più in questa fascia di reddito sarà tassato di più con il nuovo sistema contenuto nella legge di Bilancio per il 2025.

L’aumento delle pensioni minime

«Hai aumentato le pensioni minime di 1,80 euro al mese. Ma non avevi promesso di portarle a mille euro al mese?»

È vero che, se sarà approvata la nuova legge di Bilancio, nel 2025 l’importo mensile delle pensioni minime passerà da 614,77 euro a 616,67 euro, cioè 1,90 euro in più al mese. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha comunque stimato che, se non ci saranno stravolgimenti nelle previsioni future sull’inflazione, l’assegno delle pensioni minime aumenterà di quasi 107 euro tra il 2021 e il 2026. La percentuale di crescita sarà superiore a quella dell’inflazione, garantendo così «la piena protezione del potere d’acquisto delle pensioni minime al 2026». In altre parole, nel 2026 – a meno che i prezzi non aumentino molto – il valore delle pensioni minime sarà leggermente superiore rispetto al 2021, considerando l’inflazione.

Per quanto riguarda la promessa di portare le pensioni minime a mille euro al mese, questo impegno è stato rilanciato più volte dal leader di Forza Italia Antonio Tajani, che è ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio. Secondo Tajani, i mille euro sono un obiettivo da raggiungere entro la fine della legislatura, prevista per il 2027. Tuttavia, il programma con cui la coalizione di centrodestra si è presentata alle elezioni del 2022 ha promesso genericamente un «innalzamento delle pensioni minime», senza specificare un importo preciso.

La rinuncia alle cure

«Sotto il tuo governo gli italiani che hanno rinunciato a curarsi sono 4,5 milioni»

Il numero indicato dal PD è corretto. Secondo ISTAT, nel 2023 circa 4,5 milioni di cittadini in Italia hanno dovuto «rinunciare a visite o accertamenti per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso». Questo numero è in aumento del 7 per cento rispetto al 2022, quando i cittadini che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie erano stati circa 4,1 milioni. «Tale incremento può attribuirsi a conseguenze dirette e indirette dello shock pandemico, come il recupero delle prestazioni in attesa differite per il COVID-19 o la difficoltà di riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria, tenuto conto dei vincoli a coprire l’aumento della domanda di prestazioni con un adeguato numero di risorse professionali e, non ultima, la spinta inflazionistica della congiuntura economica, che ha peggiorato la facoltà di accesso ai servizi sanitari», ha commentato l’ISTAT.

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I tagli agli enti locali

«In questa legge di Bilancio hai tagliato un totale di 7,8 miliardi di euro agli enti locali»

Con tutta probabilità, qui il PD fa riferimento al cosiddetto “contributo alla finanza pubblica” previsto dal disegno di legge di Bilancio per gli enti territoriali, in aggiunta a quello già previsto in base alle norme già in vigore. In parole semplici, stiamo parlando dell’insieme delle risorse che comuni, province e regioni devono trasferire allo Stato o risparmiare per contribuire al risanamento dei conti pubblici. Come spiega un dossier della Camera, tra il 2025 e il 2029 questo contributo alla finanza pubblica richiesto agli enti territoriali dalla nuova legge di Bilancio dovrà raggiungere un valore pari a quasi 7,8 miliardi di euro.

I dati sulla cassa integrazione

«Hai portato la cassa integrazione al 20 per cento. Altro che “occupazione più alta dai tempi di Garibaldi”!»

Non è chiaro che cosa intenda il PD quando scrive che il governo ha «portato» al 20 per cento la cassa integrazione. La frase successiva, invece, fa riferimento a un risultato rivendicato più volte quest’anno dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Analizziamole entrambe.

È probabile che il «20 per cento» di cui parla il PD riguardi l’aumento delle ore di cassa integrazione richieste dalle imprese tra gennaio e settembre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Secondo i dati più aggiornati dell’INPS, nei primi nove mesi del 2024 sono state autorizzate circa 353 milioni di ore di cassa integrazione. Nei primi nove mesi del 2023 erano state circa 294 milioni. Quindi c’è stato un aumento del 20 per cento, la percentuale indicata dal PD.

Questo però non significa che il mercato del lavoro non stia registrando risultati positivi. Secondo ISTAT, negli scorsi mesi il numero degli occupati in Italia ha superato la soglia dei 24 milioni, numero più alto dal 2004, ossia da quando ci sono i dati mensili confrontabili. I confronti con il Risorgimento vanno comunque fatti con cautela, come abbiamo spiegato qui.

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