Alla fine le pensioni minime cresceranno meno di due euro al mese

L’aumento per il 2025 è più basso rispetto a quello degli altri anni perché l’inflazione ha rallentato
ANSA/LUCA ZENNARO
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A oltre un mese dalla presentazione del disegno di legge di Bilancio per il 2025, adesso è possibile dire con certezza quanto aumenteranno le pensioni minime il prossimo anno. Il 15 novembre, infatti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha fissato allo 0,8 per cento la percentuale della cosiddetta “perequazione” delle pensioni nel 2025. Questa percentuale indica quanto dovranno aumentare le pensioni per essere adeguate al costo della vita. In concreto, di quali variazioni stiamo parlando?

A inizio novembre l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici, ha stimato quanto sarebbe cambiato nel 2025 l’importo delle pensioni, proprio assumendo lo 0,8 per cento come percentuale di adeguamento all’inflazione. Questa percentuale non è arbitraria, ma corrisponde alla percentuale di crescita, stimata tra gennaio-dicembre 2023 e gennaio-dicembre 2024, di uno specifico indice con cui è calcolata l’inflazione (l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, abbreviato in “FOI”). Non tutte le pensioni aumenteranno però dello 0,8 per cento.

Il disegno di legge di Bilancio per il 2025, ora all’esame della Camera, ha prolungato per i prossimi due anni gli aumenti più generosi per i percettori di pensioni minime già introdotti negli scorsi due anni. Il prossimo anno l’importo mensile delle pensioni minime crescerà così di un 2,2 per cento aggiuntivo rispetto al già citato +0,8 per cento. Secondo i calcoli dell’UPB, tra il 2024 e il 2025 l’assegno mensile delle pensioni minime aumenterà da 614,77 euro a 616,67 euro: 1,90 euro in più al mese. Se il governo non fosse intervenuto, in base alle leggi oggi in vigore l’assegno sarebbe sceso a 603,40 euro.

Nel 2023 e nel 2024 l’aumento delle pensioni minime era stato più consistente dato che in quei due anni l’inflazione era cresciuta di più rispetto a questi ultimi mesi. Nel corso di quest’anno, infatti, la crescita dei prezzi è rallentata, e di conseguenza l’adeguamento all’inflazione è stato più ridotto. Vari esponenti dei partiti all’opposizione hanno comunque criticato il governo, accusando di non aver introdotto aumenti più alti per le pensioni minime. In risposta, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha giustificato gli incrementi più contenuti con ragioni di bilancio.

In ogni caso, lo stesso UPB ha stimato che, se non ci saranno stravolgimenti nelle previsioni future sull’inflazione, l’assegno delle pensioni minime aumenterà di quasi 107 euro tra il 2021 e il 2026. La percentuale di crescita sarà superiore a quella dell’inflazione e in questo modo si otterrà «la piena protezione del potere d’acquisto delle pensioni minime al 2026». Detta altrimenti, nel 2026 – sempre che i prezzi non tornino a crescere con più forza – il valore delle pensioni minime sarà leggermente superiore a quello del 2021, considerando l’inflazione.

Nel suo programma per le elezioni del 2022, la coalizione di centrodestra aveva promesso l’«innalzamento delle pensioni minime», senza specificare importi. Di recente il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha ribadito che l’obiettivo è portare le pensioni a «mille euro» entro la fine della legislatura, prevista nel 2027.

Gli aumenti per le altre pensioni

Con il disegno di Bilancio per il 2025 torna in vigore il sistema a “scaglioni” per adeguare le pensioni superiori alle minime all’aumento dei prezzi. In precedenza era in vigore il sistema a “fasce”. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, il sistema a “scaglioni” applica percentuali di aumento diverse a singoli intervalli del valore della pensione (un po’ come avviene con il pagamento dell’IRPEF, che applica aliquote diverse agli scaglioni di reddito). Con il sistema a “fasce”, invece, l’aumento della pensione si calcola applicando un’unica percentuale di aumento su tutto l’importo della pensione (Tabella 1).
Tabella 1. Percentuali di indicizzazione delle pensioni. “TM” sta per “trattamento minimo”, ossia pensione minima – Fonte: Ufficio parlamentare di bilancio
Tabella 1. Percentuali di indicizzazione delle pensioni. “TM” sta per “trattamento minimo”, ossia pensione minima – Fonte: Ufficio parlamentare di bilancio
L’UPB ha calcolato le percentuali mediane con cui aumenteranno le pensioni nel 2025, a seconda del loro importo [1]. Le pensioni con un valore compreso tra quello della minima e quattro volte la minima saranno rivalutate del 100 per cento, ossia cresceranno per l’intera percentuale della perequazione stabilita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (pari, come abbiamo visto, allo 0,8 per cento). Questa percentuale calerà via via con l’aumentare del valore delle pensioni, fino ad arrivare a quelle con un valore superiore a 10 volte quello della minima. Queste pensioni saranno rivalutate all’85,5 per cento: non cresceranno dello 0,8 per cento (che corrisponderebbe a una rivalutazione del 100 per cento), ma dello 0,68 per cento.
 

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[1] Nel suo calcolo l’UPB ha considerato un importo rappresentativo per ogni fascia: per le fasce intermedie ha considerato il valore mediano (ossia quello centrale), mentre per l’ultima fascia ha considerato un valore pari a 11 volte la minima, così da stimare meglio l’aumento medio delle pensioni in ogni categoria.

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