Il fact-checking di Meloni in vista del Consiglio europeo del 17-18 ottobre

Pnrr, immigrazione e nuova Commissione Ue: abbiamo controllato sei dichiarazioni fatte in Parlamento dalla presidente del Consiglio
ANSA
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Nella mattinata di martedì 15 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto un discorso in Senato in vista del Consiglio europeo che si terrà il 17 e 18 ottobre. 

Dal possibile ruolo del ministro Raffaele Fitto nella nuova Commissione europea all’immigrazione, passando per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), abbiamo controllato sei dichiarazioni di Meloni per vedere se in aula ha detto sempre la verità oppure no.

La nuova Commissione europea

«[La nomina di Fitto è, ndr] Un notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della Commissione uscente, che vedeva quattro vicepresidenti esecutivi e sette vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano»

Qui Meloni non la racconta tutta. 

Il 17 settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato i nomi dei commissari che, se passeranno l’esame del Parlamento europeo, governeranno l’Unione europea nei prossimi cinque anni. Von der Leyen ha spiegato di aver nominato «sei vicepresidenti esecutivi», di cui quattro donne e due uomini. Il ruolo di “vicepresidente esecutivo” è stato creato proprio da von der Leyen nel 2019: chi ricopre questo incarico, oltre a quello di commissario, deve supervisionare e coordinare l’operato di più commissari europei. 

Nella nuova Commissione Ue presentata lo scorso mese da von der Leyen, il ministro italiano Raffaele Fitto, in qualità di commissario, ha ricevuto le deleghe per occuparsi di Politiche di coesione e Sviluppo regionale, mentre in qualità di vicepresidente esecutivo si dovrà occupare anche di turismo, agricoltura e pesca. 

Nella precedente Commissione Ue i vicepresidenti erano sette in totale, di cui tre esecutivi (non quattro, come ha detto Meloni). È vero che nessun vicepresidente – esecutivo e non – era italiano, ma Paolo Gentiloni ricopriva comunque l’incarico di commissario agli Affari europei, uno dei ruoli da commissario più importanti. In più, nel 2019 era stata affidata all’Italia la presidenza del Parlamento europeo con David Sassoli, sostituito dopo la sua morte nel 2022 dalla maltese Roberta Metsola (riconfermata quest’anno presidente del Parlamento Ue).

Fitto sostenne Gentiloni?

«Raffaele Fitto – in rappresentanza di Fratelli d’Italia – si espresse a favore del candidato italiano [Paolo Gentiloni, ndr] e conseguentemente il gruppo di ECR votò in suo favore»

Anche questa dichiarazione di Meloni contiene alcune omissioni.

Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, quando a settembre 2019 il secondo governo Conte ha indicato il nome di Gentiloni come commissario europeo, Fitto e Fratelli d’Italia non hanno subito appoggiato la candidatura. «L’indicazione di Gentiloni come commissario Ue è l’ultimo frutto avvelenato del “patto delle poltrone” tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico», aveva commentato Fitto, all’epoca parlamentare europeo di Fratelli d’Italia, membro del gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR).

Una volta indicati come commissari dal proprio Stato membro dell’Ue, e confermati dalla presidenza della Commissione Ue, ogni singolo commissario europeo deve passare l’esame del Parlamento Ue. Il 3 ottobre 2019 la candidatura di Gentiloni è stata esaminata in un’audizione dalla Commissione Affari economici e monetari (ECON) del Parlamento Ue. A quell’audizione hanno partecipato anche i membri della Commissione Bilancio, della Commissione Lavoro e Affari sociali, quelli della Commissione sul Mercato interno e quelli della Commissione sul Commercio internazionale. Tra questi c’era lo stesso Fitto, membro della Commissione Bilancio, di quella degli Affari economici e monetari e di quella per lo Sviluppo regionale. 

Nel complesso la valutazione della Commissione Affari economici è stata positiva, fatta eccezione per gli esponenti del gruppo Identità e Democrazia (quello di cui faceva parte la Lega nella scorsa legislatura) e del gruppo della Sinistra europea. Nella valutazione non risulta invece nessuna contrarietà da parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti, quello di cui fa parte Fratelli d’Italia, né del gruppo del Partito Popolare Europeo, di cui fa parte Forza Italia. 

Il voto della plenaria del Parlamento Ue sulla squadra dei commissari europei si è tenuto poi il 27 novembre 2019. Nella votazione il gruppo dei Conservatori e Riformisti si è invece diviso: 30 parlamentari hanno votato a favore della commissione guidata da von der Leyen, 14 si sono astenuti, mentre 16 hanno votato contro. Tra i contrari ci sono stati tutti i parlamentari europei di Fratelli d’Italia (compreso Fitto), che quindi nella plenaria non hanno votato la fiducia alla prima commissione di von der Leyen, tra i cui commissari c’era Gentiloni.

Quanto vale la delega di Fitto

«La delega sulla Coesione vale nel complesso circa 378 miliardi (di cui circa 43 per l’Italia), su un bilancio complessivo di 1200, solo per il ciclo 2021-2027 […]. A questa delega si aggiunge anche quella al Pnrr, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa»

I dati citati da Meloni sono più o meno corretti. 

Secondo le stime più aggiornate della Commissione Ue, i fondi per le Politiche di coesione allocati dall’Ue per il periodo tra il 2021 e il 2027 ammontano a 392 miliardi di euro, un numero un po’ più alto di quello indicato da Meloni. «Circa 43 miliardi», invece, fanno effettivamente riferimento ai fondi stanziati per l’Italia.

È giusto anche il valore del bilancio dell’Ue per gli anni tra il 2021 e il 2027: in totale ammonta a poco più di 1.200 miliardi di euro. Questa cifra supera i duemila miliardi se si considerano anche gli 800 miliardi di euro del Next Generation Eu. Di questi, circa 723 miliardi fanno riferimento al Recovery and Resilience Facility, il fondo che finanzia i piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri con prestiti e risorse a fondo perduto.

L’attuazione del Pnrr

«L’Italia è oggi la nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonostante abbia anche il piano più corposo»

Da mesi Meloni rivendica questo primato, esagerando, come abbiamo scritto in diversi fact-checking.  

Partiamo dalla seconda parte della dichiarazione. In valore assoluto, è vero che il Pnrr italiano è quello che può contare su più risorse: oltre 194 miliardi di euro, una cifra pari al 9,3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) italiano. In rapporto al Pil, i piani di tre Paesi sono più “corposi” di quello italiano: stiamo parlando dei Pnrr di Grecia (16,3 per cento), Croazia (13,1 per cento) e Spagna (11,1 per cento).

Veniamo invece alla classifica dei Paesi più avanti o più indietro nell’attuazione dei piani di ripresa. Fino a oggi l’Italia ha raggiunto 232 traguardi e obiettivi del proprio Pnrr sui 617 concordati con l’Ue: in valore assoluto questo è il numero più alto tra tutti i Paesi Ue. Ma qui è importante sottolineare che i Paesi Ue hanno tutti concordato un numero diverso di traguardi e obiettivi. Se si guarda l’attuazione del piano da un’altra prospettiva, la classifica cambia. L’Italia ha raggiunto infatti il 37 per cento dei suoi traguardi e obiettivi: cinque Paesi hanno fatto meglio (Francia, Danimarca, Lussemburgo, Malta e Irlanda).

A oggi l’Ue ha erogato cinque rate su dieci all’Italia, lo stesso numero di quelle ricevute dalla Croazia, ma non tutti i piani si basano sull’erogazione di dieci rate. Per esempio la Francia ha ricevuto tre rate su cinque (il 60 per cento) ed è davanti all’Italia. Finora l’Italia ha ricevuto dall’Ue 113,5 miliardi di euro, il 58,4 per cento del valore totale del Pnrr. Ma anche in questo caso, in percentuale Francia e Danimarca hanno ricevuto più soldi dell’Italia.

L’andamento degli sbarchi

«Nel 2024 la percentuale di sbarchi di immigrati illegali è diminuita del 60 per cento rispetto al 2023 e del 30 per cento rispetto al 2022»

È vero: secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno, dal 1° gennaio al 14 ottobre sono sbarcati in Italia 53.324 migranti. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, c’è stato un calo del 61,9 per cento, mentre rispetto allo stesso periodo del 2022 il calo è stato del 29 per cento circa.
Andamento degli sbarchi di migranti in Italia, dal 1° gennaio al 14 ottobre 2022-2023-2024 – Fonte: Ministero dell’Interno
Andamento degli sbarchi di migranti in Italia, dal 1° gennaio al 14 ottobre 2022-2023-2024 – Fonte: Ministero dell’Interno

I morti nel Mediterraneo

«Diminuiscono anche i morti e i dispersi in mare»

Sì, con il calo degli sbarchi sono diminuiti i morti e i dispersi in mare.

Secondo i dati raccolti dal progetto Missing Migrants curato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dal 1° gennaio al 14 ottobre 2024 sono morte o andate disperse 1.253 persone migranti nel tentativo di attraversare la rotta centrale del Mar Mediterraneo, quella che separa le coste del Nord Africa dalle coste italiane. Nello stesso periodo dell’anno scorso i morti e i dispersi sono stati 2.286, mentre nel 2022 1.273 [1].

*** 


[1] Selezionare “Central Mediterranean” in “Migration Route”, inserire il 1° gennaio nella data “Min” e il 15 ottobre nella data “Max” nella sezione “Incident Date”.

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