L’Italia continua a essere in ritardo nello spendere i soldi che finora l’Unione europea le ha inviato per finanziare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In estrema sintesi è questo quanto emerge da una sezione dell’audizione tenuta in Parlamento dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) sul Piano strutturale di bilancio di medio termine. Il 7 ottobre l’Upb è stato ascoltato dalle Commissioni Bilancio della Camera e del Senato a proposito del nuovo piano presentato dal governo Meloni, in cui sono contenute le previsioni sull’andamento di alcuni indicatori macroeconomici per gli anni tra il 2025 e il 2029.
Nella sua audizione, l’Upb si è occupato dello stato di attuazione del Pnrr, il piano finanziato con oltre 194 miliardi di euro dell’Ue, che l’Italia deve portare a termine entro il 2026. L’organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani ha sottolineato che nella spesa delle risorse ci sono ancora problemi.
Innanzitutto l’Upb ha evidenziato che la piattaforma ReGiS, sviluppata dalla Ragioneria generale dello Stato per raccogliere i dati di tutti i soggetti che devono attuare i progetti del Pnrr, «continua a presentare criticità per la presenza di informazioni tra loro non sempre coerenti e per i ritardi che ancora sussistono nella registrazione delle singole operazioni». Per esempio le modifiche dei finanziamenti che sono stati rivisti con la revisione del piano, approvata lo scorso anno, sono state «solo in parte recepite nella piattaforma, determinando disallineamenti che ostacolano una visione complessiva sullo stato del piano». Tra le altre cose, sulla piattaforma ReGiS risultano ancora inclusi progetti che la revisione del Pnrr ha in parte definanziato.
Al di là di questi problemi, in base ai dati della piattaforma ReGiS aggiornati al 2 ottobre 2024, l’Upb ha calcolato che finora l’Italia ha speso 53,5 miliardi di euro di risorse del Pnrr. Questa cifra equivale al 27,5 per cento dei 194,4 miliardi di euro di valore complessivo del piano e a quasi il 48 per cento dei circa 113 miliardi erogati finora dall’Ue. Dei soldi spesi, però, poco più della metà fa riferimento a misure già previste prima dell’approvazione del Pnrr, il cui finanziamento è stato poi parzialmente incluso nel Pnrr. Oltre 27 miliardi di euro, infatti, sono stati spesi per il Superbonus 110 per cento (13,9 miliardi) e per vari crediti d’imposta (13,4 miliardi), tra cui quelli per l’ammodernamento tecnologico delle aziende.
Nella sua audizione, l’Upb si è occupato dello stato di attuazione del Pnrr, il piano finanziato con oltre 194 miliardi di euro dell’Ue, che l’Italia deve portare a termine entro il 2026. L’organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani ha sottolineato che nella spesa delle risorse ci sono ancora problemi.
Innanzitutto l’Upb ha evidenziato che la piattaforma ReGiS, sviluppata dalla Ragioneria generale dello Stato per raccogliere i dati di tutti i soggetti che devono attuare i progetti del Pnrr, «continua a presentare criticità per la presenza di informazioni tra loro non sempre coerenti e per i ritardi che ancora sussistono nella registrazione delle singole operazioni». Per esempio le modifiche dei finanziamenti che sono stati rivisti con la revisione del piano, approvata lo scorso anno, sono state «solo in parte recepite nella piattaforma, determinando disallineamenti che ostacolano una visione complessiva sullo stato del piano». Tra le altre cose, sulla piattaforma ReGiS risultano ancora inclusi progetti che la revisione del Pnrr ha in parte definanziato.
Al di là di questi problemi, in base ai dati della piattaforma ReGiS aggiornati al 2 ottobre 2024, l’Upb ha calcolato che finora l’Italia ha speso 53,5 miliardi di euro di risorse del Pnrr. Questa cifra equivale al 27,5 per cento dei 194,4 miliardi di euro di valore complessivo del piano e a quasi il 48 per cento dei circa 113 miliardi erogati finora dall’Ue. Dei soldi spesi, però, poco più della metà fa riferimento a misure già previste prima dell’approvazione del Pnrr, il cui finanziamento è stato poi parzialmente incluso nel Pnrr. Oltre 27 miliardi di euro, infatti, sono stati spesi per il Superbonus 110 per cento (13,9 miliardi) e per vari crediti d’imposta (13,4 miliardi), tra cui quelli per l’ammodernamento tecnologico delle aziende.